LUCCHINI: DALLE ASSEMBLEE DI FABBRICA È ARRIVATO IL VIA LIBERA ALLA LINEA DI FIM, FIOM E UILM

Lo sciopero del 15 novembre scorso in Piazza Gramsci.

Piombino (LI) –  Sono in programma molti scioperi per la Lucchini. I sindacati e gli operai intendono così sollecitare l’azienda a scegliere in tempi rapidi fra un concordato o l’amministrazione straordinaria.

Venerdì 19 ottobre  i lavoratori a larghissima maggioranza nelle assemblee in fabbrica hanno votato la linea di Fim, Fiom e Uilm: sciopero il 25 con manifestazione sotto il comune di Piombino, in occasione del consiglio comunale aperto proprio sulla crisi industriale al quale parteciperà l’assessore regionale Gianfranco Simoncini e il presidente della Provincia Giorgio Kutufà; e sciopero generale del Gruppo Lucchini, con manifestazione nella capitale, il giorno della prossima convocazione a Roma da parte del Ministero. Le assemblee venerdì sono state molto partecipate. I lavoratori hanno fatto tante domande, i sindacati hanno spiegato cosa è emerso dall’incontro a Roma e tutta la preoccupazione per una crisi che sembra non trovare soluzioni.

«L’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico con le Istituzioni locali e il Gruppo Lucchini non è servito a rispondere alle incertezze e alle crescenti preoccupazioni sulle prospettive industriali ed occupazionali che ne hanno motivato la richiesta – hanno spiegato Fim, Fiom e Uilm – un comportamento, a dir poco reticente, del management aziendale non ha consentito nemmeno di verificare se alle indiscrezioni di stampa, sul presunto abbandono del ciclo integrale piuttosto che sullo squilibrio finanziario, corrispondessero orientamenti e decisioni del CdA. L’unica certezza è che nessuna manifestazione d’interesse concreta, e tantomeno vincolante, per l’acquisizione del Gruppo si è fino ad ora materializzata”. Fim, Fiom, Uilm hanno duramente criticato questa “condizione di inconcludente attendismo ed hanno chiesto che in pochi giorni il CdA sia in grado di presentare le linee di un Piano Industriale che assuma le seguenti priorità: l’unitarietà del Gruppo; l’intangibilità del ciclo integrale; la continuità produttiva e l’integrazione con il sistema siderurgico nazionale; la definizione di processi di bonifica ed ambientalizzazione dei siti a fini produttivi; la predisposizione di una strumentazione adeguata a fronteggiare l’impatto sociale della crisi. Nella replica il Governo ha sostanzialmente accolto queste indicazioni, impegnandosi a riconvocare le parti entro dieci giorni».

Un unica riflessione: sono almeno due anni che la situazione dello stabilimento piombinese era così grave. Speriamo quindi che ci sia un assunzione piena delle responsabilità che non sia “a vista”, ma che  vada oltre la prossima tornata elettorale nazionale.

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Scritto da il 21.10.2012. Registrato sotto Economia, Foto, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

5 Commenti per “LUCCHINI: DALLE ASSEMBLEE DI FABBRICA È ARRIVATO IL VIA LIBERA ALLA LINEA DI FIM, FIOM E UILM”

  1. elia

    Davvero io rimango SBIGOTTITO fatemi capire avete fatto scegliere ai lavoratori se bere o affogare invece di protestare perché non c’è un piano industriale. Due sono i casi, o davvero non si sa di che si parla, cerchiamo di dare due nozioni tecniche per non addetti ai lavori. L’amministrazione straordinaria (commissariamento) è disciplinata dal il decreto legge 347/2003, rubricato “Misure urgenti per la ristrutturazione industriale di grandi imprese in stato di insolvenza”, e successive modificazioni (noto anche come decreto Parmalat), ha introdotto una disciplina speciale in materia di ammissione immediata all’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza.

    Il provvedimento rinvia, per quanto non diversamente disposto e in quanto compatibili, alle norme del Dlgs 270/1999, il quale, a sua volta, rimanda, alle disposizioni del Rd 267/1942 (“legge fallimentare”). Ricordate la PARMALAT e LO SPEZZATINO FATTO, questo è quello che farà il commissario, pertanto una perdita del posto di lavoro se abbiamo fortuna dal 30% al 60%.
    Il concordato fallimentare è disciplinato dall’art 128 Legge fallimentare ed è una causa legale di cessazione del fallimento; è un atto negoziale di carattere costitutivo, col quale si sostituisce alla liquidazione fallimentare un accordo fra il fallito o un terzo (creditore o non) ed i creditori stessi, nel rispetto della principio della par condicio creditorum.
    Cosa può comportare oltre allo SPEZZATINO sopra esposto anche alla chiusura TOTALE della struttura.

    Al dire il vero io mi sarei aspettato di più dal SINDACATO, DALLA POLITICA, ovvero che puntassero a scioperi anche duri ovviamente rispettando le leggi ma indurre l’imprese a presentare un piano industriale per l’accesso agli AIUTI DI STATO, ma qui è più importante la carriera di qualcuno e fare le tessere ai sindacati, che cercare una via seria per salvare il lavoro della povera gente. In chiusura vorrei dire che mi dispiace di essere crudo e duro nelle parole di spiegazioni e quello che dico ma spero sempre che gli operai interessati si SVEGLIANO dalle promesse, promesse, promesse, e poi vediamo sempre che da più di un anno e infiniti viaggi a Roma NIENTE è cambiato, NIENTE si è mosso, TRANNE quello di aumentare il problema.

  2. Riccardo Gelichi

    Ciao Elia, due domande, la prima : secondo te,che interesse può avere questa azienda a non presentare un piano industriale alternativo ?. La seconda : lo Stato può elargire aiuti? E in che forma ? Come si chiedono e quale è il percorso corretto ? Vorrei solo capire se potrebbe esserci una via d’uscita, o il modo di attenuare il danno. Ciao e Grazie.

  3. stefano

    mi permetto un paio di considerazioni sulla questione : la gestione commissariale del MISE in Italia , a parte il caso Parmalat -ma li c’era Bondi-, non ha mai portato ad alcun risultato positivo e vuol dire morte certa delle imprese dell’indotto-che non saranno mai più pagate-, un annetto di agonia dello stabilimento e fallimento finale con zero euro in cassa ; l’unica flebile speranza , avendo in questo caso le banche l’effettivo controllo azionario ed essendo interessate a rientrare almeno di qualcosa dei loro crediti , e’ quella di ricorrere al concordato in continuità aziendale con la vendita sottocosto degli asset fuori piombino, l’affitto\vendita dei laminatoi di piombino, il tentativo di aumento di produzione dell’AFO , finche’ regge, magari con “l’aiutino ” governativo di una “moral suation” verso qulche potenziale utizzatore d’acciaio come le FS ,Finmeccanica , il gruppo Riva a corto di altiforni ecc. Forse cosi’ i creditori potrebbero rientrare di un 30\40% e potrebbero salvarsi una meta’ dei posti di lavoro. Tutto il resto , datemi retta è pura demagogia!

  4. elia

    In primis rispondo a Stefano, la tua analisi secondo me è giusta ma ha solo un piccolo difetto, che con il concordato è vero i creditori recuperano di sicuro qualcosa ma l’impatto per i lavoratori è micidiale, visto che purtroppo spesso tali forme portano allo smembramento e chiusura della azienda in tempi più rapidi del commissariamento. In seconda battuta rispondo a Riccardo, alla prima domanda è semplice ovviamente questo è solo un pensiero o analisi e non di certo la verità assoluta, le banche speravano di svendere in blocco la struttura aziendale per rientrare prima dei loro crediti, solo che secondo me hanno commesso due errori tipici dei management bancari, primo assecondare il sindacato nell’assunzione a tempo indeterminato dei tempo determinato invece di riqualificare e formare il personale esistente tanto in Italia ci sono le forme di ammortizzatori sociali (grazie a cielo più evolute di altri Paesi Europei), dando così un cattivo messaggio a livello internazionale, ovvero in Italia anche a scarsa produzione noi assumiamo e non riqualifichiamo, secondo non hanno voluto investire sulla struttura per incentivare l’eventuale compratore. Alla seconda domanda ti rispondo in maniera chiara NO LO STATO ITALIANO NON PUO’ DARE SOLDI ALL’IMPRESA PER RISTRUTTURARE O INNOVARE ovviamente dico attualmente perché sembrerebbe che in Comunità Europea finalmente qualcosa si stia movendo, non grazie alla crisi Italiana ma quella sentita anche dalla Germania a causa della strategia del gruppo MITTAL. Infatti per questo ormai da più di un anno ed inascoltato completamente io rompo le scatole agli attori politici e sindacati di smettere di fare viaggi a Roma senza un progetto di sviluppo industriale nel Territorio in mano, i Sindacati e i politici attivi che volevano risolvere il problema dovevano rompere le scatole al management dell’azienda nel chiedere di investire nell’impresa, nel vecchio concetto se vuoi fare soldi devi investire soldi, investendo un progetto di investimento nell’impresa ti rendevi più appetibile nel mercato. Pertanto per me anche se adesso i tempi ormai sono ridotti e difficilmente si potrà fare qualcosa bisogna creare un Piano di Sviluppo Industriale Territoriale, elaborato in forma cartacea e non con proclami scritti sui giornali nel quale si evidenziano i progetti che l’impresa ha nell’investire nella struttura (forno elettrico, mettere in sicurezza gli impianti, piano di riorganizzazione strutturale, ecc.) questo compete agli ingegneri dello stabilimento e al management dell’azienda come voler investire e quanto; quello della Politica territoriale Comune, Provincia, Regione che può fare è incentivare tali proposte sia nello snellimento burocratico o attraverso gli aiuti di stato che possano servire nel territorio come le bonifiche, piani di defiscalizzazione su alcune voci di investimenti, mettere in conto capitale alcune forme di interessi passivi, accedere agli aiuti per la riqualificazione del personale per la riorganizzazione, aiuti per l’uscita dei lavoratori in esubero ho per accedere al prepensionamento, mentre i sindacati disposti a riqualificare il personale ed oggi devo anche aggiungere disposti a limitare i danni con la riduzione del personale del 5%/10% e trovando con l’aiuto del Territorio e dello Stato dove e come riqualificarli e riutilizzarli. Spero di essere stato chiaro.

  5. libero pensatore

    Salve a tutti ho da fare una richiesta ai gruppi di opposizione del Comune di Piombino, da quello che ho letto sopra il 25 ottobre c’è una riunione straordinaria del Comune di Piombino per il problema specifico della Siderurgia, da quel poco che ho capito dagli interventi di sopra sia che ci sia il COMMISSARIAMENTO sia che ci sia il CONCORDATO noi poveri lavoratori lo prendiamo non vi dico dove, pertanto chiedo all’UDC, AL PRC, AL SEL, AL PDL, AL GRUPPO MISTO e chi altro c’è di convincere i sindacati e il Comune di non chiedere queste cose ma un progetto idustriale per Piombino all’azienda.

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