PIOMBINO: REBRAB HA RISPOSTO ALLA MESSA IN MORA
Piombino (LI) – E’ arrivata da poche ore la lettera di risposta di Cevital alla lettera di “messa in mora” inviata dal commissario Nardi dopo l’incontro che si è tenuto lo scorso 19 aprile a Roma, con il ministro Carlo Calenda, il vice Teresa Bellanova e le organizzazioni sindacali, che aveva prodotto il secondo nulla di fatto con l’azienda nell’arco di un mese.
Il proprietario Issad Rebrab dopo l’incontro del 19 aprile, secondo quanto riporta Il sole 24 ore di ieri, mercoledì scorso ha incontrato privatamente il Ministro Calenda, il quale gli ha ribadito nuovamente «che o accetta due anni in più di sorveglianza e apre a un partner per l’acciaio o procedo per inadempienza contrattuale».
Quale sia stata la risposta dell’imprenditore algerino al momento è sconosciuta, ma di sicuro entrambe lo proposte sono per lui sconvenienti, ed entrambe aprono fronti che metteranno in grave difficoltà l’intero territorio della Val di Cornia.
Se da parte di Rebrab ci fosse l’accettazione della proroga dei due anni di commissariamento, i lavoratori ex Lucchini potrebbero avere la copertura degli ammortizzatori sociali, sempre che lo stabilimento produca qualcosa, almeno fino al giugno del 2019. E questa notizia potrebbe essere tutt’altro che positiva per i lavoratori, se la situazione economica di Cevital rimanesse quella che si è visto fino ad adesso, perché si troverebbero ad affrontare lo stesso problema di oggi, ma due anni più vecchi e con lo stabilimento che già adesso è “a pezzi”.
Inoltre Rebrab avrebbe sostenuto più volte al suo staff che non accetterà l’imposizione di soci a lui non graditi. Sulla stampa in questi giorni comunque, sono almeno tre le società che hanno ipotizzato un certo interesse per Aferpi: Jindal, British Steel e Liberty House, anche se ormai abbiamo bene imparato che gli annunci d’interesse non sono l’acquisto.
Quello che spesso non si comprende è che Aferpi un proprietario lo ha, e che la fabbrica non è più dello Stato italiano da molti anni.
Se a questo aggiungiamo segnali come quello della disdetta dell’affitto dei macchinari della linea tondo e della linea tondo-quadro al TMP, fermo ormai da fine dicembre, che servivano al controllo qualità delle barre prodotte, c’è poco da stare tranquilli, perché per riavviare il treno adesso ci vogliono almeno sei mesi, e di fatto ad oggi nei quasi 1000 ettari di SIN funziona solo il treno rotaie. Questo però è praticamente senza materiale da lavorare, visto che sembra sia arrivata l’ultima fornitura programmata via mare proprio nei giorni scorsi. Aferpi poi è assente da mesi dai mercati e chiaramente non ci sono più commesse da lavorare.
Una situazione che la messa in sicurezza dei lavoratori, con altri due anni di ammortizzatori sociali, è secondo noi tutt’altro che un regalo per Piombino, quando invece, con gli stessi soldi, lo Stato potrebbe investire sul lavoro, impiegando i dipendenti dello stabilimento nell’avvio quanto prima delle bonifiche integrali (e non della sola messa in sicurezza) del SIN.