SULLA VICENDA DEL CANILE LA CITTA’ PROTESTA E VUOLE SOLUZIONI

Un momento della manifestazione a difesa del canile

Piombino (LI) -Quasi centocinquanta persone hanno sfilato a tutela dei 45 cani che vivono nel canile di Piombino posto in località macelli. La richiesta era una proroga alla chiusura del canile e 4 mesi di tempo, quello necessario per la realizzazione del nuovo a Montegemoli il cui costo per il solo stallo (la parte sanitaria resterà ai Macelli) parte da 600 mila euro ai quali vanno aggiunti i 200 mila gia spesi nell’attuale canile.  In molti cercano un responsabile per questa sciagurata vicenda.

La partenza della manifestazione è stata il municipio, poi il corteo ha marciato  lungo le vie del centro cittadino in direzione Macelli dove sorge l’attuale canile. Nessuna bandiera dal momento che l’iniziativa era del tutto apolitica, ma tanti gli striscioni con un unico messaggio: “Giù le mani dai cani”.

Con molta probabilità comunque nessuna proroga potrà essere concessa. C’è una sentenza del Tribunale di Livorno, che va rispettata ed i cani dovranno trovare un’altra casa.

Riportiamo alcuni comunicati sull’argomento e qui sotto l’intervento integrale in consiglio comunale del 29 giugno 2017 dell’assessore all’ambiente Marco Chiarei, che da più parti è ritenuto responsabile di tutta la vicenda, e al quale più volte le opposizioni hanno chiesto le dimissioni, ritenendolo il responsabile del mancato avvio di vari progetto, a partire dalle bonifiche di Città futura, il Canile, eccetera. L’intervento di Chiarei inizia a 3 ore, 40 minuti e trenta secondi.

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Un’Altra Piombino: La vera controparte è l’inadeguatezza dell’amministrazione comunale

Pur comprendendo e condividendo  le sincere preoccupazioni e la totale buona fede degli organizzatori e dei partecipanti al corteo  di ieri contro la chiusura de canile,  non possiamo esimerci dal sollevare alcuni interrogativi. Cè stata una sentenza del tribunale con relativa ordinanza, pertanto la richiesta di prorogare la permanenza dei cani nell’attuale canile che significato può avere?

Una soluzione di questo tipo non è più nelle disponbilità nè del Comune nè del querelante, per cui il corteo finisce nei fatti (e al di là della buona fede dei partecipanti)  con l’offrire   all’amministrazione comunale un asset per  cercare di uscire dignitosamente da un vicolo cieco in cui si è cacciata  a causa di  una  gestione inadeguata perseguita da anni e al contempo  con il  riproporre l’additamento del  querelante  “intransigente”  come responsabile ultimo dello spostamento forzato dei cani; per non parlare poi della  contestazione di una sentenza  da parte di un’istituzione pubblica. Tant’è che alla manifestazione ha partecipato con toni rassicuranti e grati l’amministrazione, nella figura dell’assessore all’ambiente, che da anni gestisce il capitolo canile nel peggiore dei modi possibili.

Esiste un progetto per un nuovo canile fin dal 1995: ci sono state offerte di costruzione di un nuovo canile a costo zero per il comune, respinte. Anni di inettitudine ostinata.

Non solo. Mentre si pensava allo spostamento del canile già dall’anno 1995, con impegno di soldi pubblici per progettazioni e studi di fattibilità, si sono buttati via centinaia di migliaia di  euro in un canile fatiscente e  non a norma per averne l’accreditamento, sapendo che gli strumenti urbanistici imponevano la delocalizzazione di quella struttura , tanto che si rilasciavano concessioni edilizie per insediamenti residenziali in possimità di un canile che si sapeva essere privo delle necessarie opere di insonorizzazione

Una sfilza di errori e contraddizioni davvero imbarazzante!

Nel 2015 un cittadino, legittimamente ricorre in tribunale;  ad ottobre viene emessa una sentenza, ma il comune non la rispetta, procede con il reclamo e continua a non far niente, sostenuto dalla fiducia nel ravvedimento comprensivo del tribunale e nel buon cuore del querelante! Parte anche una raccolta di  firme a sottolineare l’indignazione dei cittaini.

Nel frattempo sono pervenute all’amministrazione proposte e suggerimenti di collaborazione da parte di associazioni animaliste del territorio: proposte di adozione , proposte di spostamento verso canili vicini ben strutturati e disponibili all’accoglienza degli animali e dei volontari, proposte di lancio di una campagna di adozioni fatta in tempi utili e con maggior serenità. Proposte tutte respinte, incomprensibilmente.  Niente è stato fatto. Solo fiduciosa attesa, mentre si predisponevano, in ritardo,  strumeneti burocratici ordinari, in un contesto che di ordinario aveva solo l’immaginazione.

Lo stesso ricorrente, additato oggi alla pubblica indignazione, aveva più volte avanzato proposte di conciliazione. Respinte anche queste e,  peggio ancora, taciute.

Tutto ciò è inaccettabile:  eticamente, politicamente, amministrativamente e risulterà molto oneroso per le tasche dei cittadini che dovranno accollarsi le ingenti spese giudiziarie (appesantite dal reclamo), oltre al notevole costo del nuovo canile, in un momento tanto critico per la città.

Un’Altra Piombino

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La “casa di Margot”: Un disastro la gestione di questa cosa

Piombino – inizia Maria Cristina Biagini – è stato il primo e unico paese del nostro comprensorio ad avere un canile municipale, fortemente voluto dalla sottoscritta e da un piccolo gruppo di persone e attivo dal 1991, cioè dall’entrata in vigore della l. 281.

In quel canile, detto dei Macelli, io ci ho lasciato il cuore, per motivi che ora non vale la pena di rivangare, ma tuttavia da anni sostengo che esso dovesse essere smobilitato, in quanto contornato da edifici crollati.

Avrei voluto però che i cani usciti da lì fossero trasferiti in un canile nuovo,con erba e alberi,in Piombino o nelle immediate vicinanze, non che fossero spostati d’urgenza, costretti da una sentenza, in un altro paese distante dalla nostra città.

Un disastro, così definirei la gestione di questa cosa da parte dell’Amministrazione. Dall’inizio alla fine.

La nostra Associazione ha sempre invocato un piano B, che avevamo anche suggerito, consistente in un piano di adozioni straordinario, che sarebbe dovuto partire già da gennaio, in un coinvolgimento di tutte le associazioni locali, con possibilità di affidare ad esse una parte almeno dei cani, in un interessamento dei vari canili di zona, a partire da quelli comunali, con possibilità di inserimento, temporaneo, in essi dei cani che sarebbero rimasti.

Canili prossimi a  Piombino, in modo da consentire ai volontari che conoscono e seguono i cani piombinesi di andarli a visitare, di monitorarli, di continuare a seguirli.

A tutto ciò l’Assessore all’Ambiente rispondeva picche, sostenendo che avrebbe vinto la causa e che i cani potevano essere trasferiti solo in canili accreditati.

Nessuna campagna straordinaria di adozioni, tanto che tuttora non è reperibile una sola foto aggiornata dei cani detenuti.

Nessuna convocazione, almeno per noi, nessuna possibilità di affidare i cani alle associazioni.

E così ora i cani se ne vanno, lasciano il loro territorio. E di ciò possono ringraziare questa imprevidente Amministrazione, che pur spendendo un mare di soldi non ha saputo, o non ha voluto, risolvere una questione così banale : 45 cani da lasciare in Piombino.

Nel frattempo noi , visto che ci negavano quei cani, ne abbiamo salvati altri, da altre Regioni, e ora siamo piene, le adozioni sembrano ferme, per cui non potremmo ospitare, in questo momento ,5 o 6 cani, come avremmo voluto.

Ma siamo ancora disponibili a stringerci, per quanto possibile.

In attesa di questo nuovo canile, sortito improvvisamente dal cilindro con i relativi Euro 600.000 di spesa, che sarebbe pronto a novembre.

Speriamo sia vero, anche se  si leverebbero i cani dal cemento e dai crolli, ma si porterebbero in una zona altrettanto inospitale, brulla e molto calda, non certo l’ideale per un cane.

Vedremo. Al momento io provo tanta amarezza, perché questa è la fine ingiusta di una bellissima storia piombinese, quella delle bimbe del canile. Scusatemi il sentimentalismo.

Maria Cristina Biagini

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Fratelli d’Italia – AN: ogni occasione è stata buona per discutere della questione canile

Certo è che le recenti dichiarazioni rese pubblicamente dal cittadino che ha introdotto il ricorso contro il Comune, uscendone totalmente vincitore, hanno ribadito quello che noi convintamente avevamo già dichiarato: il problema è stato gestito dall’amministrazione comunale nel modo peggiore possibile. Della serie, volendosi impegnare a fare un disastro, non poteva essere fatto di meglio.

Un primo grave errore l’amministrazione comunale lo commise anni fa, quando concesse il diritto ad edificare a poche decine di metri dal preesistente canile, senza pretendere dal costruttore le necessarie opere di insonorizzazione.

Un secondo errore non può che essere ricondotto alle ingenti somme di soldi pubblici spese negli ultimi anni per ristrutturare un canile che la stessa giunta aveva gia’ deciso di spostare altrove. In questo consapevole comportamento ci si chiede se non sia stato arrecato un conseguente danno erariale per le casse del Comune.

Un terzo errore infine si riscontra nella gestione del contenzioso giudiziale, specie se corrisponde al vero il fatto che il cittadino in questione si era dichiarato disponibile a non proseguire la causa laddove il Comune si fosse impegnato a trasferire i cani entro una data assolutamente congrua – il 31 dicembre 2017- ma l’assessore Chiarei rifiuto’ l’accordo.

L’epilogo e’ stato un doppio grado di giudizio ove il Comune e’ risultato soccombente ed obbligato a pagare pure le spese legali della controparte.

La conseguenza di tutto ciò è che il Comune si è trovato in fretta e furia a progettare un nuovo canile che costerà circa 600.000 euro (per 45 cani) ed a trasferire quei poveri cani presenti, uniche vittime di una gestione scellerata delle istituzioni locali, assieme naturalmente ai coniugi che hanno vinto la causa.

In tutto ciò, appare davvero poco elegante l’approccio di un assessore che si è soltanto preoccupato di contestare il legittimo atteggiamento di un cittadino, esasperato dai rumori, invece che cercare di comprenderlo ed aiutarlo, accettando la proposta dignitosa che dallo stesso era arrivata. Peraltro, l’Avv. Alessandro Napoleoni e’ stato tutto meno che poco comprensivo, come invece si è voluto far credere: lo stesso ha pure rinunciato a mettere in esecuzione una ordinanza (quella di ottobre 2016) che per legge era provvisoriamente esecutiva, nonostante in consiglio comunale l’assessore Chiarei abbia sostenuto strenuamente il contrario; in altre parole, il ricorrente e’ stato sin troppo magnanimo a non mandare mesi fa gli ufficiali giudiziari a liberare il canile; e non ci si lamenti allora che il Tribunale del reclamo abbia dato solo 8 giorni per eseguire l’originaria ordinanza, perché il Comune lo doveva fare da ottobre e questo lo sapeva bene.

Siamo di fronte all’ennesima riprova della inadeguatezza di chi amministra questa città; e gli errori, manco a dirlo, ricadono sempre sui cittadini e sulle loro tasche.

E dopo questa imbarazzante gestione, e dopo i profusi impegni di dare giustificazioni che non possono essere trovate, ci auguriamo che l’interesse della giunta ritorni ai problemi che attanagliano la nostra città, dal lavoro alla sicurezza, per dare una svolta al futuro dei cittadini, che non può essere solo ed unicamente fatto di una desolata fabbrica e di ammortizzatori sociali.

Francesco Ferrari
Fratelli d’Italia – AN

Scritto da il 5.7.2017. Registrato sotto ambiente/territorio, Foto, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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