FORZA ITALIA: STABILIMENTO A PEZZI, MA RISCHI MINIMI PER SAIJAN JINDAL

Piombino (LI) – Riccardo Petraroja (Resp. Dipartimento Economia e Finanza con delega al Sist. Bancario – Forza Italia prov. Livorno) e Chiara Tenerini (Coordinatore provinciale Livorno – Forza Italia) inviano una nota stampa che evidenzia in tutte le sue criticità la gravissima situazione siderurgica della città, evidenziandone tutte le criticità. Riportiamo integralmente il comunicato.

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«La stampa nazionale e locale negli ultimi giorni si è occupata delle vicende legate all’Acciaierie di Piombino e alla partecipazione del magnate indiano Saijan Jindal all’operazione di salvataggio connessa.

La cronaca conferma una situazione incerta e assolutamente non definita da parte di JSW, questo ci fa azzardare che forse il Sig. Carrai non sia a conoscenza di questa incertezza e assenza di trasparenza che accompagna da troppo tempo la situazione siderurgica di Piombino.

In “zona Cesarini” sarebbe (?) stata presentata una cosiddetta “bozza” di piano industriale al MISE, che in maniera generica sembrerebbe voler confermare la volontà del Gruppo Jindal di investire a Piombino in un nuovo  forno elettrico e nel treno di laminazione.

Niente di nuovo sotto il sole, la  solita  generica promessa priva di impegni economico-finanziari, di crono-programma e di tutto quanto sarebbe necessario per risolvere una  situazione che si trascina ormai dal giorno dello spegnimento dell’altoforno.

A rischio la cig di 1500 lavoratori, con ulteriore rischio anche per i pochi appalti dell’indotto rimasti, generando  potenziali nuovi licenziamenti.

Potrebbe addirittura paventarsi uno scenario simile anche per quei 400 dipendenti ca. che in questo momento stanno continuando a lavorare.

Uno Stabilimento che cade a pezzi e che avrebbe bisogno di maggiore e continua manutenzione.

Del Governo, che si era impegnato ad entrare nella gestione di JSW, ad oggi non ne abbiamo ancora traccia.

Denunciamo una situazione  mortificante per la comunità piombinese ed estremamente pericolosa per il tessuto economico di tutta la Val di Cornia.

Dal 2014 siamo passati dal commissariamento, visti i bilanci di  Cevital, alle perdite degli ultimi due anni, per oltre 89 milioni di euro, “riuscendo” a salvare occupazione piena per soltanto 300/400 dipendenti e Cassa Integrazione per altri.

Le notizie che si ricavano dal Registro delle Imprese di Livorno in relazione alla compagine sociale di JSW e relativi bilanci, costituiscono un maggiore e più pericoloso vulnus per la credibilità di tutta questa operazione industriale.

La JSW STEEL ITALY PIOMBINO SPA vanta oggi un capitale sociale di euro 21 milioni ca., ma soltanto lo 0,001% del Capitale Sociale è posseduto dalla società JSW STEEL LIMITED e questo vuol dire che il signor Jindal, rappresentato dalla società JSW STELL LIMITED, è impegnato nell’ipotesi piombinese per ca euro 21 mila.

La società JSW STEEL (NETHERLANDS) B.V., invece, che in pratica detiene quasi la totalità del CS della JSW STEEL ITALY PIOMBINO SPA risulta costituita in Italia nel 2017 a Milano, trasferita a Piombino nel 2019, e che, in spregio della  trasparenza degli atti sociali, l’unico bilancio depositato è quello relativo all’anno 2017.

Chiediamo la trasparenza civile e programmatica necessaria per portare avanti la rinascita industriale di Piombino siderurgica.

Sembra che il piano industriale che obbligatoriamente sarebbe dovuto arrivare al MISE entro e non oltre il 31 gennaio 2021, ancora di fatto non esista.

Come sembra non esistere il crono-programma e il solido impegno finanziario.

Cosa si intende fare da parte del Governo Italiano, che risulta avere in tutta questa vicenda piombinese soltanto una presenza ectoplasmatica, essendo da  sempre interessato soltanto alle vicende di  Taranto e mai a quelle di Piombino?

I Piombinesi sono stati presi in giro dal falso magnate arabo Khaled Jamil Al Habahbeh, poi da cd personaggio dell’anno Rebrab, ed dal 2018 si è affacciato sulla scena il magnate indiano dell’acciaio Saijan Jindal che per ora ha fatto tante promesse senza investire un euro nel risanamento dell’industria Siderurgica.

Come Forza Italia riteniamo che, non emergendo il piano industriale e  stante anche la poca trasparenza generale dell’operazione, possa seriamente essere presa in considerazione l’opzione di rinunciare all’apporto del signor Jindal ed auspichiamo che il Governo Italiano esca dalla situazione letargica nella quale è  precipitato.

Da valutare, non comparendo ulteriori investitori privati sulla scena, una seria e conclusiva partecipazione diretta dello Stato, così come ideato per lo stabilimento siderurgico di Taranto oppure si trovi il coraggio civile di dire ai Piombinesi che l’Acciaio non è più affare di Piombino.

Riccardo Petraroja
Resp. Dipartimento Economia e Finanza con delega al Sist. Bancario – Forza Italia prov. Livorno

Chiara Tenerini
Coordinatore provinciale Livorno – Forza Italia

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PIOMBINO E l’ACCIAIO: JSW, FU VERA GLORIA?

 

Breve storia dal 1944 al 2013

Nel 1944 la grande industria siderurgica uscì a pezzi dalla fine del secondo conflitto mondiale: lo stabilimento e la città circostante erano un cumulo di macerie, furono rimosse le rovine, ma i danni erano ingenti. Il 77% dello stabilimento era a pezzi. Furono gli stessi operai a dare il via alla ricostruzione. A partire dal 1946 l’industria siderurgica piombinese fu sempre controllata dall’imprenditoria pubblica sotto l’egida dell’IRI nelle varie denominazioni di Acciaierie di Piombino SPA, Deltasider, Nuova Deltasider  ed infine ILVA SPA .

La crisi dell’Ilva portò la fine della proprietà pubblica e l’arrivo di un padrone privato: il Gruppo Lucchini di Brescia approdò a Piombino nel 1992, ma fu subito una storia di odio-amore tra il Cavalier Lucchini e la città di Piombino . Se durante il periodo delle partecipazioni statali l’occupazione nelle acciaierie aveva raggiunto 8.100 unità, con la gestione Lucchini vide scendere i posti di lavoro a poco più di 2.200, con gravi dissapori sindacali e lotte per la sicurezza in fabbrica e il mantenimento del posto di lavoro.

Tutto il resto è storia di oggi, un periodo buio che significa la crisi del settore acciaio, un nuovo gruppo privato come Severstal, arrivato nel 2005, solo per spremere quel che restava dell’azienda, lasciandola in mano alle banche. Il salvataggio compiuto nell’estate 2011, le prospettive cupe con la chiusura dell’altoforno e la possibilità di proseguire l’attività con forni elettrici e nuove tecnologie.

Il 21 dicembre 2012 la società ha richiesto di essere ammessa all’amministrazione straordinaria al Ministero dello Sviluppo Economico che ha provveduto a nominare Piero Nardi quale Commissario di Lucchini S.p.A. in a.s. .

Il 7 gennaio 2013 il Tribunale di Livorno ha dichiarato lo stato di insolvenza di Lucchini S.p.A., accogliendo la richiesta di accesso alle procedure previste dalla legge Marzano.

Lo spegnimento e la riqualificazione

Il 24 aprile 2014, alle ore 10,56, l’altoforno, prodotta l’ultima colata, è stato spento. Questo in conseguenza dell’accordo di programma per la riqualificazione del polo siderurgico siglato dall’azienda con la regione Toscana.

La storia contemporanea parla di un acquisto finito male – dopo tante illusioni – da parte del gruppo algerino Cevital, vincitore sul filo di lana di una battaglia economica con gli indiani di Jindal. Cevital ha fallito nel suo impegno per Piombino, anche a causa delle sue vicende giudiziarie in Algeria e quindi è subentrata Jindal, che nel maggio 2018 ha firmato l’accordo per la cessione di Aferpi dal gruppo algerino Cevital al gruppo indiano Jsw (Jindal South West) di Saijan Jindal. Previsto un finanziamento statale di 15 milioni di euro ed uno regionale di 30. I dipendenti, in cassa integrazione, sono ancora 1950. Era stata prevista la ripresa della produzione dei laminati e, in prospettiva, il rilancio nell’area della produzione di acciaio attraverso la costruzione di uno o due forni elettrici.

FALLIMENTO PIANO RIQUALIFICAZIONE E SITUAZIONE ATTUALE

Per fare tutto ciò, cioè per restituire la dignità che merita all’industria siderurgica piombinese per la sua storia nata nel 1897 sotto la denominazione sociale “Altiforni e Acciaierie di Piombino”, è necessario un piano industriale che contempli investimenti su un nuovo treno di laminazione e su uno/due forni elettrici. Il signor Saijan Jindal, nel 2018,  ha promesso entro il termine del 31 gennaio 2021 di presentare un piano industriale con la certificazione dell’avvio della futura costruzione del forno elettrico da 900 mila tonnellate e il Governo ha dato rassicurazioni sulle conferme degli appalti RFI decennali per un valore di 900 milioni e 100 milioni di certificati Bianchi.

Ma è purtroppo vero che tali promesse risalgono ormai al 2018, cioè  al momento dell’entrata in scena del magnate Indiano dell’acciaio, e ad oggi non c’è traccia di questo fantomatico piano, che necessita di una vera discesa in campo dello stesso con un maxi investimento accompagnato da una annunciata  partecipazione pubblica.

Ma il destino di Jindal è a un passo dal baratro e rischia di trascinare con il suo fallimento 2000 lavoratori (compreso l’indotto) e un intero territorio. Nell’ ultima assemblea dei soci è emersa una perdita di 59 milioni di euro nel bilancio chiuso a Marzo scorso.

E potrebbe paventarsi uno scenario simile anche  per quei 3-400 dipendenti che in questo momento stanno continuando a  lavorare. Lavorando tra l’altro in uno Stabilimento che cade a pezzi e che avrebbe bisogno di maggiore e continua manutenzione. Il Governo, che si è  impegnato ad entrare nella gestione di JSW, ad oggi non ha ancora comunicato ufficialmente  come e quando concretizzerà il suo intervento. Oggi, vista la crisi politica in atto, cosa accadrà?

Questa drammatica situazione non può  continuare ad essere vissuta nell’attesa. 

 

 

 

 

 

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Scritto da il 4.2.2021. Registrato sotto Foto, politica, Toscana-Italia, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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DA QUANTO TEMPO...

  • QUANTO E' PASSATO DAL 1 LUGLIO 2017 DATA TERMINE DELL'ACCORDO DI PROGRAMMA CON CEVITAL?

    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
    80 mesi, 27 giorni, 10 ore, 33 minute fa

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