ECOBALLE A CERBOLI: QUANTE CE NE SONO ANCORA IN MARE?

una ecoballa recuperata a Piombino

un ecoballa ormai aperta portata a terra

Piombino (LI) – Una vicenda dai contorni sempre più foschi per le ecoballe che si trovano a 50 metri di profondità vicino all’isolotto di Cerboli nel golfo di Follonica. Anche perchè  questo inquinamento si va a sommare a quello di un’area che ha dato fin troppo in termini di ambiente e salute per i residenti e che si trova all’interno del santuario dei Cetacei.  Riportiamo integralmente sull’argomento due comunicati: il primo di “Fratelli d’Italia” e il secondo di “Legambiente Arcipelago Toscano”.

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FDI: QUANTE ECOBALLE CI SONO ANCORA IN MARE?
In questi giorni si è tornato a parlare insistentemente dell’inquinamento del mare, e proprio davanti la nostra costa, in mezzo al canale, sono state rinvenute ancora delle ecoballe. Qualche anno fa, era il 2015, una nave carica di rifiuti proprio in quel punto ne perse molte, solo alcune però furono recuperate da qualche peschereccio durante il proprio lavoro. Non capiamo perché chi è preposto al controllo della navigazione delle navi non abbia chiesto il motivo di quei cambi di rotta della motonave Yvi, così facendo si sarebbe potuti intervenire subito nella raccolta del carico perduto a spese dell’armatore dell’imbarcazione.
Fratelli d’Italia invita le autorità competenti a verificare le quantità ancora presenti sul fondale e possibilmente recuperare tutti quei rifiuti facendo pagare i danni ai responsabili nonostante sia passato molto tempo. La questione che risalta è però la lentezza della risoluzione di quell’inquinamento che andava risolto subito, e non aspettare che lo scorso anno se ne trovassero ancora.
Ci auguriamo – prosegue FDI Piombino – che il contrammiraglio Caligiore, nominato dal ministero dell’ambiente in queste settimane il commissario per il recupero di queste ecoballe, possa avere tutti gli strumenti a disposizione per ripulire il nostro mare e poter accertare responsabilità civili e penali eventuali dei vari coinvolti. I risultati del lavoro dell’ARPAT ci spingono a tenere alta l’attenzione con tutte le istituzioni in questione in quanto questi imballaggi si stanno trasformando in “spazzatura marina con conseguente alterazione degli equilibri dell’ecosistema mare”.
Bisogna dunque intervenire al più presto, perché sebbene da un primo campionamento effettuato da ARPAT su un’ecoballa riaffiorata nel 2016 non ci siano rilasci di sostanze tossiche o di metalli pesanti, si rischia che con il passare del tempo quella spazzatura si disperda, e provochi gravi danni per tutto l’ambiente.
FRATELLI D’ITALIA PIOMBINO

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LEGAMBIENTE: CERBOLI, QUATTRO ANNI DI INCREDIBILI SILENZI

una ecoballa recuperata a Piombino

Piombino (LI) – Quattro anni di incredibile silenzio da parte di Legambiente Arcipelago Toscano per le ecoballeabbandonate davanti l’isola di Cerboli.

La notizia che 6,3 tonnellate di rifiuti contenuti in 56 “ecoballe” trasportate dalla motonave IVY siano finite in mare nel luglio 2015 al largo dell’isolotto di Cerboli – Zona A di protezione integrale del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, Zona di protezione speciale (direttiva Uccelli ) e Zona speciale di conservazione (Direttiva Habitat) – in pieno Santuario Internazionale dei Mammiferi Marini Pelagos, è sconcertante. Sarà bene che le autorità proposte – a cominciare dal ministero dell’ambiente – che hanno taciuto dopo la segnalazione della Capitaneria di porto. chiariscano dove e come è avvenuto l’incidente, lo stato dei rifiuti finiti in mare, la loro pericolosità per un’ambiente protetto e per fauna e flora difese da due Direttive europee.

La cosa ancora più preoccupante è che l’incidente è avvenuto 2 anni e mezzo dopo il naufragio della Costa Concordia all’Isola del Giglio che portò – dopo le proteste e le pressioni di Legambiente e delle altre associazioni ambientaliste – all’approvazione del decreto Clini-Passera dell’8 marzo 2012 che all’articolo 1 recita: «Nella fascia di mare che si estende per due miglia marine dai perimetri esterni dei parchi e delle aree protette nazionali, marini e costieri, istituiti ai sensi delle leggi 31 dicembre 1982, n. 979 e 6 dicembre 1991, n. 394, e all’interno dei medesimi perimetri sono vietati la navigazione, l’ancoraggio e la sosta delle navi mercantili adibite al trasporto di merci e passeggeri superiori alle 500 tonnellate di stazza lorda».

Ma, in credibilmente e nonostante le proteste di Legambiente per Cerboli quella fascia di rispetto è stata portata a circa 700 metri perché ci si è successivamente avvalsi della seconda parte dell’articolo 1 del Clini-Passera dove si legge: «In relazione alla tipologia dei traffici che ordinariamente interessano le fasce di mare individuate dal presente comma o alle caratteristiche morfologiche del territorio, l’Autorità marittima competente può disporre, per la fascia esterna ai predetti perimetri, limiti di distanza differenti allo scopo di garantire la sicurezza anche ambientale della navigazione e per l’accesso e l’uscita dai porti».
Di fronte a questo incidente tenuto incredibilmente nascosto e che forse potrebbe spiegare anche l’accumularsi straordinario di rifiuti urbani di tutti i tipi (compreso un intero negozio di scarpe) trovato negli ultimi anni dai volontari di Vele Spiegate nelle spiagge dell’Elba Orientale di fronte al Canale di Piombino, Legambiente chiede che le “ecoballe” di Cerboli – che, a differenza dei fusti tossici di Gorgona, sono finite in un fondale accessibile – siano recuperate senza indugio, che venga bonificato l’intero fondale interessato dal disastro, che venga quantificato il danno ambientale subito e che, come le spese di recupero, venga addebitato ai responsabili.
Inoltre, ricordiamo al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che, in occasione del naufragio della Costa Concordia, per evitare altri “inchini” e transito di navi con a bordo merci pericolose vicino alle isole protette, si impegnò a riaprire l’iter per l’istituzione dell’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano e mettere fine a un vero e proprio scandalo internazionale, visto che la sua istituzione è prevista dal 1982 e confermata dalle successivi leggi sui Parchi e dagli accordi internazionali firmati dall’Italia. Non si è avuta più notizia di questa solenne promessa.

Il nostro mare, come dimostra purtroppo la moria di delfini in corso, va difeso di più e meglio e invece in questi anni post-Costa Concordia le tutele sono state addirittura ridotte e gli incidenti sono continuati a verificarsi come e più di prima

Legambiente Arcipelago Toscano

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Scritto da il 10.8.2019. Registrato sotto ambiente/territorio, Foto, Toscana-Italia, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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