AFERPI: I LAVORATORI DI PIOMBINO INIZIANO A COMPRENDERE IL DRAMMA

Piombino (LI) – Mentre l’apparato continua a rassicurare la popolazione facendo “continuare a suonare l’orchestra”, ai lavoratori del Camping CIG si aggiungono, con i loro comunicati, anche Massimo Lami e Andrea Marianelli che, fuoriusciti dalla FIOM, iniziano a porre nuove problematiche, promesse mancate e ricordi, come il lontano “Progetto Utopia”. Leggiamo integralmente i due comunicati.

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CAMPING CIG: NUOVI ACCORDI, VECCHI COMPORTAMENTI, NUOVE PROMESSE

un momento dell’ultimo sciopero

«Siamo oramai oltre la metà di agosto ed il primo impegno contenuto in questo misterioso “addendum” che conosceranno solo gli storici tra 90 anni (come tutti i documenti dei Servizi Segreti e della diplomazia inconfessabile) è già stato disatteso: il treno a rotaie avrebbe dovuto essere in produzione ma non lo è; forse non lo sara’ nemmeno gli ultimi giorni del mese.  È ormai evidente a tutti i lavoratori, anche a coloro che all’inizio e per lungo tempo hanno voluto credere al miracolo, che REBRAB SE NE DEVE ANDARE, perché non è una risorsa, bensì un problema, un ostacolo alla ripresa delle attività industriali e ad uno sviluppo armonico per il territorio.

Ora compaiono (sui giornali, nei corridoi, per bocca di personaggi che hanno perso ogni credibilità come il governatore Rossi) nuovi concorrenti, con altre proposte che sfiorano il miracolistico, come la riaccensione dell’Altoforno. A parte che si dovrebbe parlare di un nuovo altoforno, dato che tecnicamente è impossibile fare un revamping dell’esistente dopo anni di fermata, il corollario che accompagna questa informazione non è accettabile: infatti assieme all’altoforno dovrebbe essere riattivata tutta l’area a caldo già esistente: per intenderci, quella a ridosso della città, ricreando le vecchie condizioni di inquinamento che già conosciamo e che non vogliamo più subire. Il fumo non è pane: è solo malattia, disagio, blocco di ogni possibilità di sviluppo alternativo.

Noi siamo sempre stati partigiani della ripresa della produzione di acciaio a Piombino, perché riteniamo che qualunque forma di sviluppo alternativo richieda tempi lunghi; riteniamo quindi indispensabile far ripartire al più presto le bonifiche e la produzione siderurgica.

Ma ci sono condizioni imprescindibili: i nuovi impianti devono essere lontani dal centro abitato e soprattutto devono essere ecocompatibili. Ci sembra, dopo aver consultato degli esperti, che la tecnologia di ultima generazione dei forni elettrici possa rappresentare una buona base di partenza. Inoltre il ciclo siderurgico che proponiamo deve essere basato su:
-produzione di acciai di alta qualità; -sistema di servizi alla clientela che permettano una maggior soddisfazione del cliente ed un maggior valore aggiunto alla produzione;
-sostegno alla creazione di filiere corte; -impegno forte nella ricerca, con accordi con le università e i centri di ricerca, con la creazione di corsi di formazione pre e post laurea nei settori della ricerca di nuove leghe di acciaio, di nuovi metodi di produzione, ma anche di tecnologie di riduzione e riutilizzo dei rifiuti derivanti dal ciclo produttivo.

In poche parole, il polo siderurgico deve essere esso stesso un polo di sviluppo di altre attività industriali ad alto valore aggiunto. Quindi non semplicemente un buco dal quale le idrovore delle multinazionali succhino tutta la linfa (il profitto) ed alla fine lascino solo le scorie (gli indebitamenti mostruosi, i lavoratori sul lastrico, i territori devastati).

Per arrivare a questo è indispensabile un’azione forte e decisa del governo, sia locale che nazionale: non deve più avvenire che si accetti qualunque proposta “perché non c’è altro”; abbiamo visto che con questa logica l’unico risultato ottenuto è la perdita del 30% del salario dei lavoratori, la perdita della dignità per chi si trova a sopravvivere di ammortizzatori sociali, la forte riduzione dell’economia della zona, la perdita di coesione sociale.

Le forze di governo devono preparare un piano per l’uscita di scena di Rebrab e deve essere un piano elaborato con tutte le forze del territorio: lavoratori, commercianti, agricoltori, artigiani, associazioni di categoria, organizzazioni di servizio. Solo così, solo riappropriandoci del nostro futuro ed elaborando assieme le nostre esigenze e le nostre visioni per l’ avvenire potremo contrastare  qualsiasi squalo che pensi di impossessarsi di noi e del nostro territorio».

Coordinamento Art. 1 – Camping CIG

Piombino 17/07/2017

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LAMI E MARIANELLI: DOVEVA ESSERE IL PROGETTO UTOPIA

Lo striscione del Camping CIG al Mise

«Nel 1991 si parlava del progetto Utopia, un progetto secondo il quale veniva spostata tutta la fabbrica , tutta l’area a caldo ,un progetto di molti miliardi di lire che è rimasto, appunto, un’ “utopia”.

Ci siamo , siamo arrivati nel 2017 ed  un governo ci sta addormentando , anzi ci sta annientando… e come?

Primo punto : per scelta governativa è stato fermato un altoforno dicendo che non poteva essere più produttivo per vari motivi,  per la tecnologia vecchia, per l’inquinamento, ma soprattutto perché gli altoforni erano una rimessa; nel frattempo però  un imprenditore, il  Cav. Arvedi,  acquistava l’altoforno di Trieste per produrre ghisa e adoperarla per i forni elettrici di Cremona , abbattendo così  i costi del rottame,  quindi facendo tutto il contrario di quanto previsto dal Governo  per Piombino. Perché non è stato lasciato l’ altoforno in marcia finché  non veniva trovato un compratore che poi avrebbe valutato il da farsi ? Semplicemente perché  è stato deciso che a Piombino non doveva essere più colato acciaio.

Secondo punto: è uscita fuori la perla della possibile rimessa in marcia non solo di un altoforno  ormai  morto e sepolto,  ma anche  di una acciaieria inesistente. Allora questa è  veramente una grossissima balla, e lo diciamo con ragion veduta essendo  operai, ex delegati della Fiom, che hanno lavorato anni e anni in acciaieria. E’ stato valutato l’impatto di avere un’acciaieria in marcia in città oggi, nel 2017? E poi, secondo voi , un padrone dovrebbe accettare un socio di maggioranza in casa sua? Ma ci prendono  veramente per tonti ? Questo è veramente un progetto per annientarci , con un metodo veramente unico : alla fine la chiusura definitiva della fabbrica sarà colpa dei lavoratori e della città  perché ci diranno: “ avevamo trovato un compratore, ma voi non l’avete voluto..”

Terzo punto: abbiamo la possibilità di mettere in atto il progetto Utopia che doveva essere realizzato dall’IRI , il Padrone  Aferpi ha ( o quanto meno aveva..) un progetto  che conosciamo tutti,  in cui è previsto lo  spostamento del la fabbrica fuori dalla città ,  un progetto che tutti stanno frenando, il governo in primis. Oggi anche in Germania stanno ottenendo i prestiti ponte, ultime notizie, Air Berlin. Perché non è possibile concedere un prestito ponte ad Aferpi? E cosi sarebbe  realizzato il famoso progetto Utopia? Invece no, anzi, sono  tutti contrari a questa operazione , e questo perché,  come abbiamo detto prima,  il progetto è chiudere definitivamente la fabbrica.

Quarto punto : molto semplice,  in Francia lo fanno, perché non NAZIONALIZZARE?

Ora, non si tratta di tifare o essere innamorati si tratta di essere solo realisti e lavorare per non perdere i posti di lavoro, perche’ non importa chi viene a piombino , può venire anche il sig. rossi , ma  in questa città e in questo territorio  non dobbiamo perdere il lavoro  e  soprattutto non dobbiamo perdere la dignità  e i diritti sul lavoro . e’ troppo facile venire a piombino e trattare con i lavoratori presi per fame  e togliere loro tutti i diritti: si sappia,  fuori della fabbrica  c’è una realtà lavorativa sola e  si chiama giungla».

Massimo Lami, Andrea Marianelli

Scritto da il 18.8.2017. Registrato sotto Economia, Foto, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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DA QUANTO TEMPO...

  • QUANTO E' PASSATO DAL 1 LUGLIO 2017 DATA TERMINE DELL'ACCORDO DI PROGRAMMA CON CEVITAL?

    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
    89 mesi, 11 giorni, 17 ore, 53 minute fa

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