AFERPI: PER CALENDA NODI SU PRODUZIONE, BONIFICHE E PORTO
Piombino (LI) – Novità da Taranto, silenzio su Piombino. Via libera da parte del Ministro Calenda che ha firmato ieri il decreto cedendo l’Ilva di Taranto che va a Arcelor-Marcegaglia sancendo l’aggiudicazione degli asset dell’Ilva in amministrazione straordinaria. Da più parti questa notizia viene interpretata come il “De profundis” per Piombino, che ha tutti gli impianti completamente fermi oramai da settimane.
La cordata vincitrice a Taranto, come dalle anticipazioni è la Am Investco Italy, formata da ArcelorMittal (detiene l’85% della compagine) e dal gruppo Marcegaglia (possiede il restante 15% e cederà nei prossimi giorni a Intesa Sanpaolo una quota tra il 5 e il 10%). La procedura incasserà dall’operazione 1,8 miliardi di euro. Il piano di Am prevede in sintesi la produzione di un massimo di 8 milioni di tonnellate a regime nel 2024, con un aumento delle spedizioni grazie all’utilizzo di semilavorati e ricavi per 4 miliardi.
L’RSU Martinelli nel commentare le indiscrezioni ha esordito dicendo che «Spero vivamente che l’attuale Ministro Calenda e Viceministro Bellanova non accettino e non permettano che a Piombino si riviva una stagione di impegni completamente disattesi. Ciò che Aferpi-Cevital deve fare su Piombino è stato concordato nell’incontro del 19 aprile scorso tra Governo e Organizzazioni Sindacali: Continuità produttiva sui tre laminatoi, Mantenimento della Solidarietà, Un azienda a supporto di Cevital che diventi di maggioranza nella gestione siderurgica, Progetto industriale e finanziario di Logistica e Agroalimentare, Prolungamento della sorveglianza per altri due anni. […]
O Cevital fa quanto concordato o tutto il resto che viene proposto al di fuori è il proseguo del metodo De Vincenti e altri, FARE per NON FARE quello che serve davvero. Calenda e Bellanova dimostrate che tra i vostri compiti c’è quello di fare gli interessi di un territorio e dei suoi lavoratori e cittadini».
Poi c’è sempre il «piano B» e il «piano C»: Quello “B” prevede l’avvio su decreto delle bonifiche del SIN senza i lacci di una burocrazia che chiede 60-70 anni per bonificare l’area siderurgica, mentre il «piano C», parzialmente compatibile con la bonifica del SIN, presentato da Leonardo Mezzacapo, ex respomsabile dell’ufficio tecnico Lucchini, consentirebbe di riavviare la produzione di acciaio a Piombino con un investimento di circa 160 milioni invece del 450 previsti dal progetto originario di Aferpi che, nonostante l’aumento del capitale sociale a 100 milioni, ancora non ha la credibilità sufficiente per il sistema bancario e per adesso non riesce a partire proprio per carenza di liquidità.
Una situazione sempre più complessa con l’impietoso timer del Corriere Etrusco che segna -24 giorni al pieno controllo di Rebrab su Piombino.
Nei prossimi giorni quindi il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, ma anche lo stesso presidente del consiglio Paolo Gentiloni dovranno prendere alcune decisioni, visto che non si tratta solo dei duemila dipendenti di Piombino “diretti” (perchè l’indotto è stato chiaramente abbandonato al suo triste destino, ndr.), ma di una partita che interessa anche Taranto e Genova, oltre a rappresentare un asset industriale di primo piano per l’Italia.
Il 15 giugno poi scadono le concessioni sul porto alla “Piombino Logistics”. Prorogando il periodo di controllo da parte del commissario sarebbe possibile prorogare anche le concessioni senza prendere decisioni definitive, ma c’è il nodo degli ammortizzatori sociali. Senza una ripresa della produzione non sarà possibile mantenere in piedi i contratti di solidarietà.
Il commissario Nardi ha spiegato in commissione che il Governo è al lavoro per cercare un socio di maggioranza che possa sostituire Rebrab nella gestione diretta del settore acciaio, lasciando all’imprenditore algerino logistica e agroalimentare. Cosa succederà adesso che la situazione su Taranto sembra chiarirsi?
Di certo c’è che il tempo passa, lo stabilimento è spento (eccetto gli 80 “demolitori” rientrati in questi giorni), la produzione è assente e per quanto riguarda le bonifiche del SIN citiamo un intervento del consigliere regionale anselmi del 30 maggio scorso che chiarisce in modo inequivocabile la situazione:
«Il resoconto dell’audizione alla Camera di Invitalia (stazione appaltante per le bonifiche) evidenzia una realtà sconcertante: a tre anni dalla firma dell’Accordo di programma per l’area di Piombino siamo ancora alla gara di progettazione. Avete letto bene: non all’appalto per l’avvio dei lavori, ma alla gara per fare il progetto.
Tu puoi mettere mille incentivi per attrarre investimenti, ma in territori come questi se non bonifichi falde e suoli senza gravare sulle imprese e in tempi ragionevoli non vai da nessuna parte. Per riconvertire puntammo su bonifiche e smantellamenti, ma non si possono aspettare anni».
Giuseppe Trinchini