ELETTRA: GLI ULTIMI 22 DI UN MIGLIAIO DI POSTI GIA PERSI NELL’INDOTTO

elettra-piombinoPiombino (LI) – Il destino della centrale Elettra, sembra non sembra interessare a nessuno. In gioco c’è il destino di 22 lavoratori e delle loro famiglie, verso cui le istituzioni dovranno rivolgere attenzione affinché l’accordo di programma faccia quella funzione per cui è stato sottoscritto. E così, mentre i dipendenti della ex Lucchini sono stati riassunti dalla Aferpi, e le altre due centrali di proprietà Edison sono state acquisite dalla Bertocci, che ha rilevato anche i dipendenti rimasti,  i 22 dipendenti della centrale elettra di Piombino invece saranno licenziati.

La centrale Elettra fu costruita per la Lucchini quando questa ha cominciato a produrre energia in regime di Cip6 (una tariffa agevolata prevista per impianti funzionanti con combustibili rinnovabili, ndr.). Nel 2004 fu purtroppo venduta dall’impresa ad una società britannica, e con il ricavato della vendita la stessa Lucchini è riuscita a far fronte, anche se solo temporaneamente, alla crisi che la attanagliava. La centrale, che era il gioiello di famiglia del gruppo, ha continuato l’attività di produzione di energia elettrica fino al 2013, quando la società ha deciso di chiedere l’uscita anticipata dal regime di Cip6. Da allora l’impianto è sempre stato spento, controllato dai lavoratori che, d’intesa con l’azienda, si sono alternati per assicurare il presidio giornaliero.

A sostegno dei lavoratori della Elettra è scesa in campo anche l’associazione “Articolo 1 – Camping CIG”:

«Solidarietà con i lavoratori dell’Elettra . Tra poco più di un mese, secondo le informazioni diffuse dagli stessi interessati, 22 lavoratori della società Elettra – cioè l’intera forza lavoro più due lavoratrici addette alle pulizie – verranno licenziati e l’impianto per la produzione di energia elettrica, anche con combustibili rinnovabili, verrà abbandonato e nel giro di poco tempo si deteriorerà in maniera irrecuperabile. Va sottolineato che l’impianto è nuovissimo – appena 13 anni di attività commerciale.

Questa vicenda, secondo il CAMPING CIG,  suggerisce due riflessioni:

  1. Questi 22 + 2 posti di lavoro persi rappresentano solo l’ultimo atto, in ordine di tempo, del migliaio di posti di lavoro perduti nell’indotto, primario e secondario,  della ex-Lucchini e rappresentano l’ultimo, sempre in ordine di tempo, gruppo di lavoratori abbandonati a se stessi. A partire dal 2012 i fornitori di prodotti e servizi alla grande impresa sono entrati in sofferenza a causa dei mancati pagamenti della Lucchini ed hanno accumulato milioni di debiti . Impossibilitati a reggere questa situazione finanziaria, hanno iniziato a ridurre gli organici – prima i precari, poi anche gli altri.
    Il sindacato ha trattato questa partita in maniera frammentata, come se non si fosse di fronte ad una crisi strutturale. Sono stati quindi negoziati, impresa per impresa, gli ammortizzatori sociali, finché è stato possibile; poi sono arrivati i licenziamenti collettivi, con ricorso alla miseria della Naspi (così si chiama attualmente l’istituto della disoccupazione). Neanche nei confronti dei lavoratori dell’Elettra, che pure si ritenevano coperti dall’accordo di programma, oggi si fa qualcosa. Nell’articolo che ci informa della situazione di questi lavoratori, si parla di “indifferenza generale”.
    Ma chi, più dei sindacati, è responsabile di questa indifferenza? Chi più dei  sindacati che invece di gridare allo scandalo oggi  , ci dovevano pensare quando hanno firmato l’accordo di programma e tutti gli altri accordi per la cessione della Lucchini  in cui l’indotto ( e affini) è completamente scomparso. Chi, più dei metalmeccanici, dovrebbe recuperare quella straordinaria esperienza del “Coordinamento Piccole Imprese” che permise, all’epoca, di condurre grandi battaglie unitarie per i diritti di tutti i lavoratori delle imprese?

Noi – continua il Camping CIG – proponiamo che venga attivato un meccanismo di solidarietà tra tutti i lavoratori, per una contrattazione collettiva di creazione di nuovi posti di lavoro con le bonifiche e di altri strumenti di sostegno al reddito, ammortizzatori sociali in primis che garantiscano parità di trattamento con i lavoratori della grande impresa.

  1. La seconda riflessione riguarda il destino di questo impianto: voluto dalla Lucchini, che lo riteneva un gioiello della corona, a fronte di difficoltà finanziarie se ne liberò cedendolo ad una multinazionale inglese; questa lo ha sfruttato finché ha potuto ed ora lo abbandona, non avendo più l’energia, prodotta dagli impianti dell’ area a  caldo,  insensibile dei costi sociali, ma anche economici e territoriali che si lascia alle spalle. Piombino e la Val di Cornia hanno sofferto fin troppo per questi comportamenti. È ora di cambiare».
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Scritto da il 15.11.2016. Registrato sotto Economia, Foto, Toscana-Italia, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

2 Commenti per “ELETTRA: GLI ULTIMI 22 DI UN MIGLIAIO DI POSTI GIA PERSI NELL’INDOTTO”

  1. ciuco nero

    il pd ora ha altro a cui pensare. 1000 posti di lavoro persi e altri 2000 fortemente a rischio sono ben poca cosa. l importante è che in comune adesso ci si può sposare anche tra pari sesso. grazie pd. la val di cornia aveva davvero bisogno di questo!!mi raccomando, al prossimo matrimonio voglio ancora titoloni sul tirreno in prima pagina.

  2. cotonesepuro

    Ciuco, tranquillo che ora che arriva il freddo ci si scalda tutti con il nuovo forno elettrico …………….
    Ma per favore, stiamo brancolando sempre più nel ridicolo., porto interstellare, stabilimento fotonico, centro commerciale ipergalattico e poi?
    Gente a casa da mesi, se succede un incidente al Gagno siamo tagliati fuori dal mondo …….
    Mi piacerebbe venissero fatti meno proclami e cose un po’ più serie anche per rispetto verso coloro che contro tutto e tutti avviano anche nuove attività commerciali.

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    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
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