UMBERTO CURI A PIOMBINO PER INTERSEZIONI CULTURALI
PIOMBINO – L’aggettivo più calzante per descrivere il male? Banale. Almeno secondo la lezione del filosofo Hanna Arendt, che ha scritto appunto “La banalità del male”, e come illustrato dal professor Umberto Curi dell’università di Padova nella conferenza che si è svolta mercoledì 29 aprile al Centro Giovani De Andrè per il ciclo “Intersezioni Culturali” 2009.
Martedì 28 sera, invece, sempre al Centro Giovani De Andrè, si è tenuta la proiezione del film “Elephant” di Gus Van Sant nel quale viene rappresentata, seppur con un linguaggio cinematografico complesso, la strage che si è compiuta nel 1999 nel nella Columbine High School ad opera di due studenti che hanno ucciso tredici loro compagni. Nel film di Van Sant, attraverso una narrazione non cronologica ma piena di flashback e flashforward, si intuisce come il male possa insinuarsi in persone che non crederemmo capaci di azioni aberranti come la stessa mattanza compiuta nel liceo americano, proprio perché i vari personaggi vengono presentati tutti allo stesso modo, osservati in un frammento della loro esistenza senza darci modo di capire qualcosa di più della loro intera storia o della loro personalità, lasciandoci anche con l’amaro in bocca per non poter assistere ad un film più didascalico che ci dia soddisfazione della nostra curiosità.
Il male proprio per la sua banalità è anche altamente irrazionale e Van Sant, nella sua opera, vuole proprio coglierne l’inesplicabilità che non permette neppure di capirne la motivazione come infatti non si riesce a comprendere il vero motivo dell’esplosione di violenza da parte dei due ragazzi.
Nella sua breve ma intensa conferenza, Curi, ha operato una precisa ed illuminante analisi del film facendo riferimenti sia al libro, già citato, “La banalità del male” della Arendt sia al “Prometeo incatenato” di Eschilo nel quale, interessante è la figura di Bia (la violenza), uno dei due sgherri di Zeus, la quale non parla mai, è muta, senza logos e quindi inesplicabile, quella stessa caratteristica che è insita nel male in quanto tale.
Il titolo stesso del film, “Elephant”, fa riferimento ad un apologo zen nel quale si narra di un cieco che è chiamato a descrivere attraverso il solo tocco delle mani un elefante che gli sta di fronte. Egli per l’immensa mole dell’animale non è in grado di comprenderlo tutto e così siamo noi di fronte al male: esso ha una mole così smisurata che siamo come ciechi al suo cospetto e non ci è dato di comprenderlo interamente ma possiamo solo percepirne degli esigui particolari.
I prossimi ed ultimi appuntamenti, entrambi al centro Giovani di Piombino, sono: la proiezione del film “Satyricon” di Federico Fellini alle 21 di martedì 12 maggio e la conferenza della prof. Monica Longobardi dell’Università di Ferrara, “Il Satyricon di Petronio – Una traduzione sorprendente”, alle 16 di giovedì 14 c.m.
Serena Scateni