SAN VINCENZO: «IL PORTO E LA VOCE DEL PADRONE»
Riceviamo e pubblichiamo integralmente una cronistoria sul nuovo porto di San Vincenzo, come vista e raccontata da Rifondazione Comunista.
«L’aveva detto: “Il porto si farà e lo gestiremo noi”, intendendo forse, con quel “noi”, non l’amministrazione comunale di cui era a capo, ma se stesso. Carlo Alberto Roventini le promesse le mantiene tutte, o almeno ci prova. Neanche cinque anni fa dichiarava solennemente che «Il porto avrà gestione mista, ma il pubblico continuerà ad averne il controllo.» E due anni dopo ripeteva orgoglioso: «Faremo un porto turistico governato dal pubblico». Poi, improvvisamente, cambiò idea, e senza neppure aprire un fantasma di dibattito, si presentò davanti al consiglio comunale con un proclama: «il porto sarà totalmente privato». E a quanti gli chiedevano chi avrebbe tutelato gli utenti, rispondeva sprezzante che il porto non è un servizio sociale.
Il confronto non è mai stato il pezzo forte del Roventini sindaco, figuriamoci ora che è diventato la voce del padrone. In una calda serata estiva, davanti a centinaia di cittadini, ammonì chiaro e tondo che i suggerimenti li avrebbe accettati, ma le posizioni contrarie no. Per assicurare che il porto non lo faceva a vantaggio di sé medesimo ma per amore della comunità, in una memorabile intervista al Tirreno dichiarò che alla fine del mandato si sarebbe dedicato alla pesca. Poi deve aver cambiato idea e ha preferito accettare la generosa offerta della Sales diventando presidente della società che costruirà e gestirà il porto da lui pensato, voluto e privatizzato. Se di commistioni di interessi e collateralismi politico-affaristici si tratta deve essere certo una pura coincidenza. Un malinteso. Un errore. Come il gioco delle buste sbagliate costato caro agli utenti del porto presente e futuro e a quella sfortunata società del nord che aveva presentato un’offerta migliore della Sales. Il Tar le dette ragione, ma il comune ricorse al Consiglio di Stato a fianco della Sales e vinse. E così, una boa di natanti fino a sette metri costerà 44mila euro anziché 26mila. Quando si dice la malasorte.
Del resto l’errore non è mai ritenuto più utile della verità ma spesso l’incertezza sì. Dev’essere questa la filosofia di Roventini. Almeno finché gli è stato possibile. Ma da qualche giorno ogni dubbio è dissolto. Non c’è più spazio per i giochetti. Ora si fa sul serio. È stato lui stesso a rimuovere il velo di ipocrisia che per anni ha ammantato l’epica sul grandioso e progressivo porto privato di San Vincenzo. Finalmente la voce del padrone è risuonata alta e tonante, e ha annunciato che per far quadrare i conti della “Marina” saranno triplicati gli affitti degli ormeggi, messe sbarre e imposti pedaggi, tassate strade e marciapiedi.
Chi fa finta di stupirsi, chi prende le difese dei poveri utenti ingiustamente strapazzati, chi si scandalizza in ritardo dei metodi arroganti di Carlo Alberto Roventini, non è meno responsabile dell’ex primo cittadino, il quale, dopotutto, si limita a fare esattamente il mestiere per cui è stato assunto e pagato: rappresentare e tutelate gli interessi della proprietà su un pezzo di paese che lui stesso si è assegnato. Per i prossimi trent’anni a venire».