INTERVISTA A MONS. SANTUCCI SUL VIAGGIO IN BURKINA

«Casa Matteo», il progetto intitolato al ragazzo di 17 anni di Venturina scomparso tre anni fa, nato e voluto dalla volontà dei genitori e sostenuto da Unicoop Tirreno e Movimento Shalom, è nata a Gorom-Gorom, nel Nord-Est del Burkina Faso (uno dei paesi più poveri del mondo) quasi al confine con Niger e Mali.
In poco più di un anno sono stati costruiti tre edifici coperti per una superficie di 1500 metri quadrati con una spesa di un po’ meno dei 300mila euro già raccolti dal Progetto Matteo.


Foto di gruppo in «Casa Matteo» a Gorom Gorom

La gestione della struttura è affidata ad una congregazione di suore burkinabe in collaborazione con il Comune di Gorom. Quattro le suore e dieci gli inservienti che accudiranno i 50 bambini.
Un edificio ospita le suore; c’è poi la casa dei bambini: cinque stanze con dieci lettini, 10 bagni, un immenso refettorio. Il terzo padiglione ospita la stanza dei giochi e quella per lo studio quando al pomeriggio torneranno da scuola. Il pozzo – scavato a 90 metri di profondità – alimenta una cisterna che manderà acqua a pressione anche nell’orto dove già crescono cipolle, melanzane, pomodori.
Infine, due edifici più piccoli in direzione del paese: sono l’infermeria e il dispensario dei medicinali.

Nel progetto c’è già la costruzione dell’ostello dei volontari – costo 30mila euro – mentre diventa un obbiettivo realizzare anche una sala parto per le donne dei villaggi.
Per l’adozione a distanza dei bimbi dell’orfanotrofio si sono già fatte avanti aziende e parrocchie. E questo sarà, insieme all’agricoltura, il modo principale per assicurare un futuro a Casa Matteo.
La casa è stata inaugurata il 12 gennaio dal Vescovo della diocesi di Massa Marittima-Piombino Giovanni Santucci e dal Vescovo della locale Diocesi Paul Oudreaoga. E il taglio del nastro è stata una festa straordinaria. Gorom-Gorom ha abbracciato Walter e Carla Ulivieri, i genitori di Matteo, tra discorsi ufficiali e musiche tradizionali, e circondato di affetto gli amici italiani che li hanno accompagnati – il vescovo di Piombino, Giovanni Santucci, l’ex sindaco di Piombino Luciano Guerrieri e uomini e donne del movimento Shalom.

Appena rientrato a Massa Marittima siamo andati ad intervistare Monsignor Santucci per sentire a caldo le sue impressioni.
Leggi Tutto…

Come prima domanda le chiediamo come è andato il viaggio?

Il viaggio è stato bello, impressionante, faticoso e carico di mozioni. Il gruppo è stato variamente composito, persone ben disposte a lasciarsi coinvolgere dalle situazioni di sofferenza che abbiamo incontrato. Persone capaci, professionalmente preparate e generose.


Il progetto Matteo partì da un suo consiglio, ci vuole raccontare come è andata?

Io sono stato la spinta «lievissima» iniziale, in realtà Walter e Carla hanno fatto molto da soli. Il movimento Shalom aveva un progetto nella zona di Gorom Gorom, una zona desertica del nord del Burkina Faso, e i genitori di Matteo lo hanno assunto come impegno.


Con questo progetto è stata realizzata una casa per i bambini, relativamente moderna, quale è il rapporto tra questa costruzione è la realtà che c’è in torno?

Gorom Gorom è un paese senza strade, perché le strade sono piste, dove quando c’è vento la sabbia va dove gli pare. Le case sono fatte con le bozze d’argila, che è la stessa sabbia impastata. Questa struttura è più moderna ma non si allontana dagli standard di costruzione del Burkina. Lo stile è quello dell’architettura locale, ed è progettata secondo le loro linee culturali. E’ molto ampia, e ha un numero limitato di posti letto per ogni stanza.


Gorom Gorom è un territorio a prevalenza mussulmana. Come fanno le suore a gestire questi bambini rispettando la loro fede islamica?

Il rispetto e il bene che viene fatto è alla persona, di qualsiasi fede o cultura essa sia. Bisogna considerare però che là il primo bisogno di quei giovani è quello di vivere. Per noi è difficile pensarlo, ma li le cose necessarie sono l’acqua, il cibo, la salute. I bisogni essenziali. Gia oggi i bambini mussulmani e cristiani vanno nella stessa scuola, non vi sono problemi di integrazione.


Questa costruzione ha raccolto più di 300.000 euro di offerte fino ad oggi, Lei che l’ha vista quale pensa che sarà il futuro di questa struttura? Potrà riuscire a sopravvivere autonomamente quando le offerte italiane finiranno?

Le offerte erano finalizzate alla costruzione. E’ stato fatto un calcolo d’esercizio per la casa, le cui spese che per alcuni anni saranno coperte dalle offerte raccolte qui in Italia. Il progetto prevede che attraverso la coltivazione e vendita di ortaggi la struttura arrivi all’autonomia. Il problema è l’acqua, che ad oggi non è sufficiente per annaffiare e fecondare il deserto.


Secondo lei ci potrà essere qualche tipo di cooperazione tra la diocesi di Massa Marittima-Piombino e quella di quei territori? E se è possibile in quali termini?

La diocesi di Dori, comprende Gorom Gorom, Dori e Bani. Il territorio si è recentemente scorporato dalla diocesi di Fada N’Gourma. Il nuovo Vescovo, Gioacchino, sarà ordinato a breve. Lo abbiamo conosciuto e abbiamo parlato con lui. Poi vedremo.


C’è la possibilità che la nostra Diocesi invii un altro Sacerdote oltre a don Francesco in quei territori?

La disponibilità da parte della Diocesi c’è, ma vanno valutate le possibilità.
Dipende dalla disponibilità di sacerdoti, dalla loro disponibilità a partire come missionari e dalla collaborazione e le intese con le Diocesi destinatarie.

Quale è il messaggio che l’ha più colpita e che vuole lasciare di questo viaggio?
Questo tipo di esperienze fanno bene, soprattutto allo spirito con il quale affronti tutti i problemi di ogni giorno, perché ti fanno capire il bisogno di tornare all’essenziale del vangelo e della vita.
Abituati a molte cose, perdiamo di vista ciò che è davvero irrinunciabile e necessario.
Mi ha colpito la gioia di questo popolo, è un popolo allegro, sereno, pacifico ed accogliente. Sembra incredibile, ma sorridono e cantano.

Scritto da il 26.1.2005. Registrato sotto Senza categoria. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

Scrivi una replica

DA QUANTO TEMPO...

  • QUANTO E' PASSATO DAL 1 LUGLIO 2017 DATA TERMINE DELL'ACCORDO DI PROGRAMMA CON CEVITAL?

    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
    89 mesi, 12 giorni, 2 ore, 42 minute fa

Pubblicità

Galleria fotografica

CorriereEtrusco.it - testata giornalistica registrata al Tribunale di Livorno al n.19/2006. Direttore Responsabile Giuseppe Trinchini. C.F. TRNGPP72H21G687D
I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l'adattamento totale o parziale.
Tutti i loghi e i marchi sono dei rispettivi proprietari. I commenti sono di chi li inserisce, tutto il resto copyright 2018 CorriereEtrusco.it