VAL DI CORNIA: QUANDO LE BANCHE «AFFONDANO» LE GIOVANI IMPRESE
A gentile richiesta pubblichiamo un comunicato di Giuliano Bellosi del gruppo consiliare «Nuova Piombino».
«Quando parliamo di nuove attività imprenditoriali si ipotizza il successo della nuova azienda accostandola esclusivamente alla capacità manageriale del titolare ed alle potenzialità di lavoro che offre il territorio nel quale opera la neo-azienda.
NON E’ COSI’, o quantomeno non è solo questo.
Molto spesso il successo e la capacità di sopravvivenza di società appena nate, con professionalità e potenzialità operativa, è garantito dall’elemento “Credito bancario”.
Mi riferisco all’immaturità dei criteri di finanziamento delle nostre banche. La base per l’erogazione del prestito, a cui fanno riferimento gli istituti di credito locali è basato sulla garanzia delle proprietà immobiliari, oppure su firme di avvallo di garanti altrettanto solvibili con lo stesso criterio.
Niente di più sbagliato per la sana promozione dello sviluppo imprenditoriale.
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Se consideriamo, contrariamente a quello che comunemente proclamato dagli istituti di credito locali, che questo è pressoché l’unico criterio con il quale viene fatto credito ad un’impresa, ci rendiamo conto dell’inadeguatezza delle nostre banche rispetto a quelle di altre aree territoriali.
Il nostro invece, essendo un territorio compresso come una molla ed assetato di nuova economia ha necessità di gestori del credito più dinamici e lungimiranti quelli che vengono comunemente chiamati “incubator”, identificando l’istituto di credito in una azienda capace di selezionare valutare e sostenere economicamente il giovane imprenditore alle prime armi.
Una capacità erogativa del credito altamente specializzata nella valutazione del potenziale dell’impresa stessa a creare valore.
In questi casi l’istituto non si limita ad erogare i capitali, talvolta interviene con piccole partecipazioni che gli permettono, tramite propri consiglieri di amministrazione, di verificare il sano procedere dell’impresa.
Un sostegno di consulenza ben retribuito per la banca che, in questi casi punta a lucrare in una fase successiva, quando liquiderà la quota di partecipazione rivalutata dall’incremento di valore generato dalla capacità operativa del giovane imprenditore sostenuto col credito sin dalla fase embrionale della sua attività.
E’ di questo genere di credito che necessita il nostro territorio. Non di coloro che applicano interessi asfissianti anche sulle fatture che l’imprenditore porta all’incasso in attesa che il committente le liquidi alla naturale scadenza.
Per sollecitare la presenza anche nel nostro territorio delle professionalità più evolute del credito dovrà attivarsi la politica, tramite i suoi amministratori, ricercandole localmente e se non ci sono andranno individuate altrove, per esempio in Emilia o nel nord-est italiano. Laddove gli istituti di credito sono stati capaci di generare quell’imprenditoria che tutti ci invidiano e che con l’ottusità non sarebbero mai nate».
Giuliano Bellosi