GIOVENTU’ FUTURO AL BIVIO
In questi ultimi due anni abbiamo visto la città di Piombino colpita da straordinari atti di violenza giovanile, che fanno trasparire un malessere sociale al quale si può dare anche una data d’inizio, quella del «caso Matteo» (2001) che nella sua drammaticità era il primo segno di una crisi degli adolescenti e giovani di Piombino.
Ma cosa è che ha scatenato questa sofferenza nelle giovani generazioni, e questi casi sono un fenomeno generalizzato, oppure sono solo casi “limite”?
Sicuramente l’incertezza generalizzata, in particolare quella di Piombino che perdura ormai dal 1992, ha causato un certo disorientamento nelle nuove generazioni.
Che cosa li attende dietro la porta chiusa?
Lavoro fino a 70 anni, ma flessibile, precario, adrenalinico e spaccacuore, e sarebbe interessante per gli adulti di oggi esserci per vedere quanti di questi giovani arriveranno alla vecchiaia vivi e con tutte le rotelle nella zucca non del tutto svuotata.
Poco tempo per l’amore e il matrimonio, con figli, ben oltre i 30 anni perché a un flessibile non raccomandato, anche se talentuoso, il mutuo casa non si concede…
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Competizione a tutto gas e continue indicazioni contraddittorie: da un lato gli stiamo dicendo che chi vale ce la fa, ma bisogna studiare tanto, fare un master, andare all’estero, essere i primi della classe; dall’altro gli mostriamo sul palcoscenico senza pudori della televisione, dei bell’imbusti e delle «veline» che tra show e grandi fratelli fanno carriera senza possedere qualità alcuna, ma solo fortunaccia e faccia tosta.
Gli diciamo che la droga uccide e gliela vietiamo, però scriviamo «il fumo uccide» sui pacchetti delle sigarette e gliele vendiamo, anzi: lo Stato gliele vende e ci guadagna sopra, e contemporaneamente vuole fare leggi super repressive contro tutti gli altri tipi di droga, eccetto ovviamente le sigarette e l’alcool, perché, ed ogni tanto è bene ricordarlo, anche queste ultime due sono droghe.
Perche’ il punto e’ questo: gli adulti sparano nel mucchio una bella mitragliata di accuse retoriche, ma il mucchio e’ composto da giovani, e non e’ detto che tutti siano egualmente e acriticamente catalogabili sotto una bella etichetta preconfezionata. I giovani non sono tutti vuoti e privi di interessi, e il loro unico obbiettivo non è solo lo spinello; e il disagio delle giovani generazioni non può essere catalogato così semplicemente. Anzi, il gridare “tutti colpevoli!” si risolve alla fine in una forzata assoluzione di massa che si nasconde dietro l’alibi di un’ipocrita indignazione di facciata. Tutti a scagliar pietre verso bersagli talmente vaghi da essere evanescenti e nel frattempo, gli adulti si autoassolvono dalle proprie responsabilita’.
La sensazione e che i nostri giovani, trattati dagli adulti come marionette che stanno solo a chiedere, e dalla società solo come consumatori privilegiati, siano invece molto più maturi di quanto lo fossero i loro coetanei degli anni sessanta.
Perchè, come disse lo Psicologo Crepet rivolgendosi ai ragazzi del pubblco in un incontro del novembre 2002 a Piombino:«la generazione del ’68 ha creduto poco nei suoi figli, ma voi ragazzi accettate di avere poco spazio, e dovete invece assumervi la fatica delle vostre idee, perchè le idee costano. Dovete avere l’ambizione di pensare con la vostra testa. Dovete imparare a difendere le vostre idee. Non viviamo in una favola — incalza Crepet — le cose importanti non ve le regala nessuno. La vita è costruire, aggiungere a quello che già c’è, se non si aggiunge, se non ci si evolve è solo sopravvivenza, noia e monotonia».
In un analogo incontro del 2003 lo Psichiatra Margaron aggiunge: «I ragazzi e le ragazze di oggi hanno più problemi dei giovani di qualche anno fa, (…) il pericolo non sono le droghe, ma l’incertezza, i dubbi e le difficoltà che hanno i giovani di questa generazione. Il messaggio che deve giungere ai ragazzi deve essere univoco: da piccolo – continua lo psichiatra – io avevo come riferimenti la vicina di casa o la postina, persone normali, questi ragazzi hanno invece come riferimento super uomini e super donne ‘costruiti’ dalla televisione, che sono veri e propri inni all’uso di sostanze. Dobbiamo smettere di parlare di ‘proibizionismo’ in rapporto con la droga, ma tentare la strada della ‘dissuasione all’uso’ con messaggi mirati che colpiscano positivamente questi giovani».
Perfino il nostro Vescovo Santucci rivolgendosi a tutti i genitori, non molto tempo fa a esplicitamente detto:
«Il dolore e il sacrificio fanno parte di questo mondo, rendono forti, fanno crescere. Ditegli anche dei ‘no’ quando c’è n’è bisogno. I vostri figli hanno bisogno di genitori saggi, non di ‘amici’, di quelli ne hanno a bizzeffe per la strada. Forgiate i vostri figli alle difficoltà della vita».
Non pensate anche voi che i ragazzi, anche i meno intuitivi, non avvertano che qualcosa non quadra? E non siano attanagliati da un’angoscia ora leggera ora greve? E non sentano il bisogno istintivo, per metabolizzare l’insicurezza e la paura, di rappresentarle? Gli adulti si lamentano degli schiamazzi, dei graffiti, dello sballo e della violenza.
Però non battono ciglio per far cambiare questa situazione, attaccati alle loro piccole certezze, che giorno dopo giorno, di conseguenza, sottraggono alle giovani generazioni.