Parola d’ordine: Fai impresa!
VOLENTIERI PUBBLICHIAMO L’ARTICOLO DI MARCO BRACCI:
La carta vincente per i giovani della Val di Cornia per riuscire a vivere in questa comunità e non solo limitarsi a sopravvivere è imparare a fare impresa; il che non significa solo frequentare corsi tecnici e professionali che danno gli strumenti tecnicistici per avviare un’attività e creare profitto. L’intrapresa a fini economici ha bisogno, prima di tutto, di un approccio culturale diverso: diverso e lontano dalla mentalità chiusa e assistenziale che per troppi anni ha prodotto questa zona; il processo che serve per uscire da questo impasse culturale sarà lungo, tortuoso, a volte e apparentemente regressivo, ma se non iniziano i “giovani”, così genericamente etichettati da molti, ditemi voi chi ha il dovere di farlo? Forse i pensionati ex Ilva, Magona, Dalmine? Penso proprio che da parte di chi, oggi nel 2002 ha 20 anni serva una forte assunzione di responsabilità per imparare a costruire il proprio futuro indipendentemente e malgrado le scelte che alcune passate amministrazioni locali hanno fatto. Gli amministratori facciano il loro dovere, questo è chiaro anche se non scontato. I “giovani” facciano il loro dovere, che è fondamentalmente civile prima che sociale e individuale. Frequentino pure l’Università, lontano dalle loro famiglie, costruiscano pure il loro percorso di studi coerente con le loro aspirazioni, ma se davvero vogliono continuare a vivere e non soltanto sopravvivere nel loro luogo di origine, si impegnino in prima persona perchè il loro futuro sia migliore e perchè la qualità della loro vita sia più elevata rispetto a quella dei loro genitori e dei loro nonni. Io, dai “giovani” mi aspetto questo, cioè una presa di responsabilità delle loro esistenze, dell’identità territoriale di cui sono portatori e una presa di coscienza di un territorio ricchissimo di risorse ancora da sfruttare e da valorizzare. Per questo dico: fai impresa, investi, rischia, credici. Anche perchè un territorio e una comunità, senza speranza nel futuro resta condannato a non avere futuro.
Firmato: Marco Bracci, un “giovane”
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