ROSSI: «RILANCIARE L’INDUSTRIA PER DIFENDERE ANCHE IL PAESAGGIO»

Il presidente regionale Enrico Rossi

L’industria? «Una garanzia per la difesa del nostro paesaggio». Come essenziale per il mantenimento delle colline toscane è far sì che si continui ad investire in agricoltura. «Senza sviluppo c’è degrado e declino. La sostenibilità da sola non ha senso e alla lunga può essere anche dannosa. E lo sviluppo non può che essere sostenibile».  Risponde così il presidente della Toscana Enrico Rossi al giornalista Nicola Stefanini, che lo ha intervistato stamani pubblicamente a “Quanto Basta”, il festival della green economy, che ha aperto i battenti per la prima edizione il 2 giugno e si concluderà domani.
Nel castello di Piombino, che dal promontorio si affaccia come una terrazza sul mare e le isole, Enrico Rossi parla del «manifatturiero toscano che dev e e può avere sviluppi nuovi», della necessità di attrarre investimenti dall’estero «creando un ufficio regionale che sia un referente chiaro e unico e uno snodo tra imprenditori, università e ricerca, come già fanno ad esempio in Catalogna con ottimi risultati». E cita l’economista Becattini, che era convinto che i prodotti toscani avessero le carte in regola per ammaliare le nuove borghesie dei paesi emergenti.
Parla di edilizia: «Anziché occupare e consumare nuovi spazi, va privilegiato il recupero e la riqualificazione, in campagna come nei centri storici». Rilancia il primato della politica e l’esigenza di “più politica”: soprattutto quando si devono prendere decisioni difficili, sul fronte dello smaltimento dei rifiuti come del potenziamento delle infrastrutture, evitando di rimanere ostaggio delle logica di Nimby, ovvero che tutto va bene ma solo fin quando viene realizzato fuori e lon tano dal proprio giardino.  «La green economy, ovvero l’economia sostenibile come si direbbe in italiano, è un tema mondiale e ci sono dinamiche che non possiamo controllare – ammette il presidente della Toscana –, ma non per questo ciascuno deve rinunciare alle proprie peculiarità. Dobbiamo impostare la nostra idea di sviluppo. Quelle idee vanno poi declinate sul campo, con coraggio».

Contro la rendita
«Certe politiche antindustriali si sposano con la difesa della rendita speculativa. Da questa bisogna difendersi, come va evitato l’ambientalismo del no. O rilanciamo l’industria o molte politiche ambientaliste rimangono semplice giaculatoria».  E’ uno dei passaggi dell’intervista pubblica di Rossi. Un esempio? Il presidente accenna alle cartiere lucchesi. «C’è stato timore a realizzare nuove strade – dice – i collegamenti ferroviari non sono stati migliorati. Non si sono c reati impianti per lo smaltimento dei residui, che devono essere spediti al Sud o negli impianti di biomasse di Brescia, che li trasformano poi in energia. Le multinazionali cercano certezze. Risultato: alcune di quelle industrie ora fuggono in Francia».

Più tecnologia e difesa dell’agricoltura
Non basta naturalmente solo questo per rendere competitiva l’industria toscana.
«Occorre favorire l’innovazione e gli investimenti in tecnologia – aggiunge il presidente – La ricerca aiuta anche la sostenibilità. Occorre che i prodotti importati soggiacciano alle stesse norme su sicurezza e salute che devono rispettare i nostri. Altrimenti si crea una concorrenza sleale». Per lo stesso motivo per Rossi, che ricorda i 30 milioni con cui di recente la giunta regionale ha raddoppiato i fondi per la manutenzione dei boschi, occorre convincere gli agricoltori a non abbandonare i campi, perché dove l’agricoltura retrocede cresce i l rischio di un’aggressione speculativa al territorio. Come si può fare? «Potenziare la filiera corta – spiega – far sì che i prodotti tipici toscani non si acquistino solo nei mercatini, pure importanti, ma anche nei supermercati». Il turismo e i servizi vanno bene, annota alla fine («e possono crescere»), ma non possono sorreggere da soli l’intera economia toscana.

Recuperare e riqualificare: la nuova frontiera dell’edilizia
Dal paesaggio e la sostenibilità all’edilizia il passaggio è breve. «Nei prossimi cinque anni – dice Rossi – dovremo sostituire le politiche di consumo del territorio con politiche di riqualificazione». Gli spazi da recuperare sono tanti. «Ci sono otto ospedali su cui occorre decidere cosa fare – ricorda –  E poi ci sono i centri storici e il patrimonio agricolo dismesso». «Dobbiamo stringere un patto con i Comuni per rendere convenienti gli investimenti in questo settore. Non dico di azzerare qualsiasi espansione edilizia, ma prima facciamo un elenco dei beni da recuperare, che sono tanti. Poi costruiamo altrove».

Rifiuti: termovalorizzatori e ricerca
L’ultimo tema è lo smaltimento dei rifiuti. Rossi va subito al cuore della questione. «Deve crescere la raccolta differenziata, l’obiettivo è il 60 per cento. Ma vanno abbandonate anche le discariche e dobbiamo realizzare velocemente i termovalorizzatori previsti dai piani provinciali e che dovranno bruciano i rifiuti che non si possono riciclare trasformandoli in nuova energia». «Se ai piani provinciali non verrà dato corso, sono disposto anche ad utilizzare i poteri sostitutivi che la legge mi concede. Dobbiamo pensare subito a come migliorarci nei prossimi dieci anni: chiudendo gli inceneritori più vecchi, razionalizzando. Soprattutto dovremo cercare di colmare quel def icit pesante che abbiamo nello smaltimento dei rifiuti industriali». Ù
La prima pagina del Tirreno di Piombino raccontava oggi come all’acciaieria ex Lucchini è stato brevettato un sistema per utilizzare le scorie per produrre idrogeno ed alimentare una centrale elettrica, sottraendo tonnellate di anidride carbonica all’atmosfera. Energia si può ottenere anche dal pulper prodotto dalle cartiere che riciclano la carta. La green economy, l’economia sostenibile, è in fondo anche questo.

Scritto da il 5.6.2010. Registrato sotto cultura, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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