ANCHE PIOMBINO TRA I SITI DOVE REALIZZARE UNA CENTRALE NUCLEARE?

Con 142 sì (Pdl e Udc) e 105 no (Pd e Idv) l’assemblea di Palazzo Madama ha dato la delega al governo per adottare entro sei mesi i decreti per il ripristino dell’intera filiera di produzione dell’energia atomica. Dopo una delibera del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) dovranno essere individuati tipologia e disciplina per la localizzazione degli impianti, stoccaggio del combustibile e deposito dei rifiuti radioattivi.
Tra i possibili siti dove fare una nuova centrale nucleare sembra ci sia anche, almeno secondo Legambiente, la città di Piombino attraverso la riconversione, non più a carbone, della centrale di Torre del Sale. E così dopo l’annuncio dell’inceneritore a Fiorentina, ecco quello di una “bella” Centrale nucleare pochi chilometri più in la.

Le parole d’ordine, per questo nuovo ritorno al nucleare, pare siano “poca burocrazia e rapidità”. Per questo sono previste procedure velocizzate per la costruzione delle centrali da parte di consorzi ed è stata studiata la cosiddetta “autorizzazione unica”, certificato che sostituisce ogni tipo di licenza. Restano indispensabili la Via (valutazione impatto ambientale) e la Vas (valutazione d’impatto strategica). Saranno inoltre previste ancora non definite “misure compensative in favore delle popolazioni interessate”.

«La decisione di chiudere la centrale termoelettrica Enel “Torre del Sale” a Piombino – inizia il comunicato di Legambiente Toscana – è già stata presa con le direttive europee N. 2003/87/CE e 2004/101/CE e con il conseguente D.Lgs. N. 216 del 4/4/2006, e la definitiva deliberazione del Ministero dell’Ambiente del 27/11/2008. Pertanto ogni successiva dichiarazione dell’Amministrazione Comunale pare a tal proposito pleonastica.

Questi atti stabiliscono in modo perentorio l’assegnazione delle quote di produzione della CO2 per ogni singolo impianto produttivo, con riferimento al Protocollo di Kyoto; e per “Torre del Sale” fin dal 2003 si prevede una drastica diminuzione della capacità emissiva, tanto che si arriva a prevederla per il 2012 fino a 10 volte inferiore a quella del 2008 (da 1.333.000 a 133.000 t/anno di CO2).

L’obiettivo che Legambiente ha perseguito in questi anni per la Centrale piombinese è stata la riconversione a metano di una parte dell’impianto, con cogenerazione, “sfruttando” quella residua quota di emissione che le era rimasta. Si sarebbero così create gradualmente le condizioni economiche ideali per lo smantellamento della Centrale, per la bonifica del territorio e per uno sbocco occupazionale alternativo per la gran parte degli occupati Enel. L’occasione propizia avrebbe potuto essere il progetto di metanodotto Galsi che viene dall’Algeria e sbarca proprio a Piombino. Sarebbe servito che Regione Toscana e Comuni concorressero a contrattare quote di utilizzo di metano, anche per riconvertire la centrale. Invece il metano del gasdotto è già stato tutto prenotato da altre regioni e, oltre alla metanizzazione dell’Elba, la Toscana ha deciso di non giocare la partita.

Dunque, ad oggi – continua Legambiente – siamo a discutere mestamente degli scenari post/chiusura e il pericolo più grande che vediamo all’orizzonte, non è il carbone, sia perché non ci sono quote residue di emissione di CO2, sia perché occorre l’assenso degli enti locali, ma il nucleare. Non passa giorno, infatti, che politici e ministri dichiarino la volontà di investire sul nucleare. E le recenti esternazioni di Confindustria sulla possibilità di un “futuro atomico” per Piombino, non ci rassicurano affatto!

Legambiente vuole scongiurare preventivamente quella che ritiene a tutti gli effetti una sciagura per il Paese e per il nostro territorio. Ci rendiamo conto, peraltro, che anche il semplice annuncio da parte del Governo crea di fatto un enorme danno economico al territorio della Val di Cornia. Non parliamo, poi, se passasse malauguratamente questa ipotesi, della fase espropriativa, di fatto consegnata al metodo militare, di recente sperimentato ad Acerra. E della fase realizzativa, lunga dieci lunghissimi anni, che “desertificherebbe” ogni dinamismo dell’imprenditoria locale.

Chiediamo quindi con forza a tutte le forze politiche e alle amministrazioni locali – conclude Legambiente Toscana – di pronunciarsi nettamente contro la sciagurata opzione nucleare e a sollecitare il Governo ad evitare superficiali dichiarazioni con effetto di annuncio. Infine a Regione Toscana ed Enti Locali chiediamo di adoperarsi fattivamente per riaprire la contrattazione con Galsi, per ottenere ulteriori quote di metano per usi locali, in vista dell’auspicabile conversione a gas naturale delle centrali termoelettriche della costa toscana».

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Scritto da il 13.5.2009. Registrato sotto cronaca. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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