ANCHE PIOMBINO CONTRO LA LEGGE MORATTI
All’indomani dell’approvazione, il 12 settembre scorso, del decreto applicativo della riforma della scuola pubblica nota come riforma Moratti, il consiglio comunale di Piombino, visto che stante la situazione la riforma vedrà la sua applicazione con l’inizio dell’anno scolastico 2004-2005, e considerato che tale riforma comporterà la riduzione delle ore di frequenza scolastica obbligatoria e che le novità introdotte dal decreto legislativo modificheranno, e in questo senso peggiorando un sistema d’istruzione che si era consolidato negli ultimi decenni.
Ritenendo inoltre che il nuovo modello organizzativo restringendo i tempi scuola automaticamente metterà a rischio la qualità della didattica, e che dal prossimo anno scolastico la legge cancella di fatto il tempo pieno nella scuola elementare.
Considerato che da anni sul territorio comunale il tempo pieno in particolare costituisce una risposta didattico formativa ad una richiesta sempre più forte da parte delle famiglie, ritenendo che l’attuale offerta scolastica pubblica, così differenziata sul territorio comunale, sia un’opportunità di crescita anche dal punto di vista sociale delle comunità locali.
Il Consiglio Comunale condivide le iniziative volte a modificare gli effetti della riforma e dà mandato al Sindaco affinché si attivi ai vari livelli istituzionali alla ricerca di possibili soluzioni e chiede che i contenuti della riforma siano sottoposti alla verifica dell’Unione Europea, che tale modello sia messo a confronto con gli standard dell’Unione, soprattutto in riferimento all’età di uscita del primo ciclo d’istruzione (14 anni) tra i più bassi d’Europa.
Il Consiglio esprime forte preoccupazione riguardo al rischio d’impoverimento della scuola pubblica che mette a rischio l’offerta di pari opportunità a tutti i bambini, e l’integrazione dei portatori di handicap non garantendo il mantenimento delle ore dei docenti di sostegno fortemente tagliate dalla finanziaria, e inoltre non comprende le finalità del Ministro, che di fatto non ampliano l’istruzione di base e che rendono vago il concetto di obbligo scolastico sostituendolo con quello di diritto-dovere all’istruzione-formazione, invitando la Regione ad esprimere parere contrario alla Riforma nella prossima Conferenza Stato-Regione.