PIOMBINO, L’ESTATE, LA MUSICA E IL RUMORE

L’EDITORIALE                                   di Giuseppe Trinchini trinchini

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Corriere Etrusco “numero 20” del 23 agosto 2013.

Piombino vive una buona attività turistica per due mesi all’anno, luglio e agosto. Nulla a che fare con la “movida” delle confinanti San Vincenzo o Follonica ma, anche se per un periodo di fatto limitato, un cambiamento si sta notando. Cambiamento che però si scontra con il diritto dei cittadini a vivere tranquillamente nella propria casa.

Come spesso accade in questi casi infatti le due fazioni dei Pro e dei Contro alla musica nei locali del centro si scontrano in diatribe da stadio, che finiscono irrimediabilmente i primi di settembre, senza che nessuno rifletta su alcuni parametri che fanno della qualità del turismo il valore aggiunto, e che possono essere riassunte in tre punti:

1) La programmazione ed il dialogo tra Comune, associazioni di categoria e Pro Loco;

2) rispetto per le orecchie dei residenti che si accompagni allo sviluppo delle infrastrutture che a Piombino sono carenti;

3) una programmazione che promuova la cultura musicale con maggiore attenzione alla qualità, come fa ad esempio il locale “Gatta Rossa” a Calamoresca.

Legambiente ha sempre sostenuto che non esiste contrapposizione fra attività economiche e ambiente, ma che ambedue hanno interessi comuni.

«È chiaro – ha recentemente commentato l’associazione – che occorre scegliere il tipo di turismo che vogliamo. Quello più conveniente e appropriato per la Val di Cornia. L’immagine stessa che deve dare e propagandare questo territorio non può essere ambigua o frammentata. Casomai questa immagine deve poi essere propagandata da una efficace struttura di marketing per allungare la stagione, perché passato agosto c’è sì più silenzio ma anche “morte civile”».

Ed è proprio questo il tema che in modo poco lungimirante Piombino non ha mai affrontato concretamente. Si spendono molti soldi per gli eventi estivi, ma non si investe sulle infrastrutture, a partire dal Palatenda omologato per i concerti, dalle discoteche e dai locali attrezzati per la musica, magari dislocati fuori dal centro cittadino. Tutto ruota intorno al “salotto buono” della città, lasciando al resto di Piombino poco più che le briciole.

D’inverno, chi organizza uno spettacolo al chiuso si deve accontentare ad esempio degli 80-100 posti del Centro Giovani oppure pagare più di mille euro al giorno per gli 860 del Metropolitan. Chi ha partecipato a qualche saggio strizzato oltre l’inverosimile nell’auditorium del Centro Giovani sa bene di cosa sto parlando. Di eventi di un certo rilievo durante i mesi invernali non se ne parla; perfino il “Bacco in Maschera”, il Carnevale di Piombino che gli organizzatori tanto avevano fatto per farlo durare quasi un mese in bassissima stagione è di fatto stato abbandonato nella sua filosofia iniziale.

E allora musica dentro  la città. Per farla vivere a luglio e agosto. Ma siamo sicuri che sia una strada aperta verso il futuro? In caso di grave crisi dell’industria non saranno i due mesi d’estate a salvarci. Solo una seria programmazione con tutti i soggetti deputati alla gestione turistica e un calendario efficace “spalmato” sull’intero anno, sfruttando tutte le principali feste, potrà aiutare e mitigare la crisi in cui si trova la città. Piombino sta vivendo un momento di controtendenza rispetto alla sua storia, e la musica di tutto questo è un tassello fondamentale. Tornare indietro, a questo punto, sarebbe addirittura pericoloso, andare avanti senza conoscere la strada, forse anche peggio.

Giuseppe Trinchini

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Scritto da il 23.8.2013. Registrato sotto Editoriali, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

2 Commenti per “PIOMBINO, L’ESTATE, LA MUSICA E IL RUMORE”

  1. Mi trovo completamente d’accordo con Trinchini, il fatto è proprio quello che ha Piombino non esistono strutture per un turismo prolungato nei mesi non estivi.Ho da sempre detto in vari jncontri che noi soffriamo ancora della vecchia frase cara ai tanti amministratori passati,e cioè: fino a che fumano le ciminiere non ci sono problemi. Ora purtroppo leciminiere non fumano più e chissà se riprenderanno a fumare e allora? Siamo stati presi di sorpresa? io non credo, penso purtroppo che la “lezione” del 1953 per i giovani fu la chiusura per ristrutturazione della Magona allora lo stabilimento più importante per Piombino.

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