Firenze – L’aumento dell’obesità in Toscana è un fenomeno che sta destando preoccupazione tra istituzioni e cittadini, come evidenziato dall’ultimo rapporto di Coldiretti Toscana basato sui dati del sistema di sorveglianza regionale. Negli ultimi dieci anni, il tasso di obesità nella regione è cresciuto del 10%, interessando tutte le fasce d’età tra 18 e 69 anni, con oltre un toscano su tre attualmente classificato come sovrappeso.
Secondo Coldiretti Toscana, uno dei fattori principali di questo incremento è il cambiamento delle abitudini alimentari, con una crescente preferenza per cibi ultraprocessati e confezionati a scapito dei tradizionali alimenti della dieta mediterranea. Letizia Cesani, presidente di Coldiretti Toscana, ha sottolineato: “Il consumo di questi prodotti è strettamente legato all’obesità e a malattie croniche come le malattie cardiovascolari, il diabete, l’ipertensione e il cancro. È essenziale scegliere alimenti naturali e leggere con attenzione le etichette per evitare ingredienti dannosi.”
Questa tendenza ha un impatto significativo anche sui costi sociali e sanitari della regione, con una spesa di 289 euro annui di tasse pro capite legata al sovrappeso. L’allarme è condiviso da molti genitori, l’80% dei quali auspica un intervento pubblico per salvaguardare la salute dei propri figli. Il rapporto Censis Coldiretti rivela che quasi un genitore su due ha notato la preferenza dei figli per i cibi ultraprocessati.
Nonostante i dati toscani siano relativamente migliori rispetto ad altre regioni italiane, Coldiretti Toscana avverte che è cruciale continuare a vigilare. “Educare a un’alimentazione sana e a uno stile di vita corretto, promuovendo la Dieta Mediterranea come strumento di prevenzione quotidiana, è essenziale”, ha dichiarato Cesani.
In risposta a questa emergenza, il movimento Donne Coldiretti ha avviato un progetto educativo in mille scuole della regione, per sensibilizzare i giovani sull’importanza di un’alimentazione equilibrata. Queste iniziative mirano non solo a contrastare l’obesità, ma anche a costruire una cultura del benessere che possa durare nel tempo.