30 Dicembre 2025, 13:24

CESSIONE MAGONA: SPIRAGLIO CONCRETO AL MIMIT PER PIOMBINO?

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L’ingresso della Liberty-Magona

PIOMBINO – Un nuovo passaggio istituzionale, a fine anno, riaccende le aspettative sul futuro di Liberty Magona, lo stabilimento piombinese specializzato nella zincatura e preverniciatura dei laminati piani.  Il 29 dicembre 2025, al tavolo convocato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la società Trasteel ha confermato l’esistenza di un accordo preliminare vincolante per l’acquisizione dell’intero perimetro aziendale.  Sindacati e istituzioni: “Serve accelerare”. Sullo sfondo, una crisi industriale che parte dal 2010 tra instabilità proprietaria, piani disattesi e fragilità finanziarie della gestione Liberty.

La cronaca del 29 dicembre: accordo, tempi e obiettivi industriali

Il quadro emerso al ministero indica un percorso scandito da tappe ravvicinate ma ancora condizionate dall’iter societario della proprietà attuale. L’intesa, infatti, risulta legata all’approvazione del Consiglio di amministrazione con sede a Londra. L’orizzonte operativo comunicato dalle parti prevede la firma del preliminare nei primi giorni di gennaio 2026 e la formalizzazione del passaggio definitivo tra marzo e aprile 2026.

Sul piano industriale, il progetto ruota intorno a tre punti:

  1. continuità produttiva, evitando un ulteriore svuotamento di competenze e commesse;
  2. salvaguardia occupazionale, per circa 500 lavoratori;
  3. ripartenza operativa tramite approvvigionamento di coils e progressivo incremento dei volumi, con un target indicativo di 40.000 tonnellate al mese entro fine 2026.

Le organizzazioni sindacali, presenti al confronto, hanno valutato positivamente i segnali di avanzamento, ma hanno chiesto un presidio stringente da parte delle istituzioni. Il messaggio è netto: tempi brevi, atti formali rapidi e garanzie reali, per evitare che la fase di transizione diventi un nuovo periodo di immobilismo. Anche le istituzioni locali hanno espresso un cauto ottimismo, ribadendo le condizioni considerate essenziali: unitarietà dell’azienda, continuità produttiva, tutela piena dell’occupazione.

Resta però un punto critico che ha pesato anche nelle ultime settimane: la gestione delle utenze e delle forniture energetiche, con rischio di interruzioni in presenza di morosità pregresse. È un tema che, nel breve periodo, impatta direttamente sulla possibilità di mantenere lo stabilimento “in condizione di ripartenza” mentre la trattativa corre verso il closing.

Piombino, perché la crisi dura da quindici anni: la “fotografia” dal 2010

Per comprendere l’attuale passaggio su Magona, occorre collocarlo dentro la crisi più ampia del polo siderurgico di Piombino. Dal 2010 in avanti, la combinazione di fattori strutturali e scelte industriali controverse ha prodotto un lungo ciclo di arretramento.

L’ex Lucchini, impianto integrale con altoforno, entra in una fase irreversibile: la procedura d’insolvenza e il commissariamento nel 2012 aprono una stagione di transizioni incompiute. Negli anni successivi si susseguono passaggi e piani: Aferpi/Cevital (2015–2017) e poi JSW dal 2018. Nel frattempo, la riconversione attesa (nuove installazioni, forni elettrici, rilancio dei volumi) procede a rilento (e usare la parola “a rilento” è un eufemismo), con impatti occupazionali e sociali pesantissimi: migliaia di giornate di cassa integrazione, lavoro ridotto a manutenzioni e presidio, prospettive rinviate.

In questo contesto si colloca la parabola di Magona, impianto di finitura e trasformazione (zincatura e verniciatura) con sbocco su edilizia, elettrodomestico e automotive. Dopo la gestione ArcelorMittal (2005–2019), il passaggio a Liberty Steel nel 2019 apre una fase che, sulla carta, avrebbe dovuto garantire integrazione commerciale e stabilità di forniture.

In concreto, la traiettoria è opposta: dal 2021 la crisi finanziaria del gruppo produce ricadute dirette sull’operatività, a partire dalla disponibilità di materia prima, dalla liquidità e dalla regolarità dei pagamenti. Nel 2023–2024 aumentano fermate e giornate di cassa; nel 2025 la tensione esplode con ritardi retributivi e ulteriore contrazione dell’attività, mentre le istituzioni sono costrette a misure straordinarie per evitare che la vertenza si trasformi in un collasso sociale.

Il nodo vero: non (solo) la domanda, ma la governance industriale

Un elemento ricorrente, nella discussione pubblica, è che la crisi non sarebbe spiegabile soltanto con la domanda di mercato dei prodotti Magona. Il punto decisivo, semmai, è la governance industriale: continuità delle forniture, accesso al credito, gestione del capitale circolante e capacità di investimento. In altre parole, lo stabilimento può avere un mercato, ma senza una proprietà in grado di sostenerne operatività e ciclo finanziario, la produzione si ferma comunque.

Cosa succede adesso

Il passaggio a Trasteel si presenta quindi come un bivio: o la cessione si chiude rapidamente, accompagnata da un piano operativo credibile (coils, manutenzioni, ripartenza linee, clienti), oppure Piombino rischia di restare intrappolata nell’ennesima transizione senza industria.

Le prossime settimane – tra approvazioni societarie, atti formali e nuovo tavolo ministeriale di inizio 2026 – saranno decisive. Per Magona la priorità è semplice e misurabile: trasformare l’annuncio di un accordo in produzione effettiva e salari certi, riportando lo stabilimento in una traiettoria industriale stabile dopo quindici anni di crisi a strappi.

Sito ufficiale: https://libertysteelgroup.com/it/

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Sintesi di quanto avvenuto il 29 dicembre 2025

  • Al tavolo convocato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy è stata confermata l’esistenza di un accordo preliminare vincolante per l’acquisizione di Liberty Magona da parte di Trasteel.
  • L’intesa risulta subordinata all’approvazione del CdA della proprietà attuale a Londra; la traiettoria indicata prevede preliminare a inizio gennaio 2026 e closing tra marzo e aprile 2026.
  • Obiettivi dichiarati: continuità produttiva, tutela di circa 500 addetti, riavvio della produzione con approvvigionamento coils e progressivo ritorno a volumi industriali (target indicativo: 40.000 tonnellate/mese entro fine 2026).
  • Sindacati e istituzioni locali chiedono al Governo di accelerare la procedura e di presidiare la transizione, evidenziando criticità pregresse della gestione uscente (ritardi retributivi, fermate, mancati investimenti).
  • Nel frattempo, sul territorio resta il tema della tenuta delle utenze/forniture energetiche e delle morosità accumulate, con interventi istituzionali e misure cautelari per evitare interruzioni.

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