NOTIZIE DALLA COSTA ETRUSCA DEL 17 GIUGNO
PRC:« SUI REVISORI L’AMMINISTRAZIONE NON VUOLE FARE CHIAREZZA»
Riceviamo e pubblichiamo integralmente.
«Purtroppo, ancora una volta avevamo ragione noi, all’Amministrazione di questa città non interessa fare chiarezza, ciò che conta è eliminare l’intruso, soprattutto se questo ha osato disturbare il manovratore. Non vogliamo anticipare il giudizio della Corte dei Conti circa le presunte e gravi irregolarità di bilancio riscontrate dai sindaci revisori, ciò che per noi proprio non va è il metodo adottato per cercare di contraddire le censure mosse.
Infatti, volendo anche tralasciare i toni da lesa maestà messi in campo da alcuni consiglieri di maggioranza, quello che è assolutamente inaccettabile è la convocazione di un consiglio comunale addirittura a porte chiuse, per discutere la revoca dell’organo di revisione che ha osato criticare il bilancio. Le motivazioni addotte per giustificare tale decisione si
rifanno alla tutela dell’integrità professionale dei membri dell’organo di revisione, apparentemente quindi tale vicenda
sembrerebbe essere trattata con rispetto e tatto, se non fosse che si è completamente ignorata la richiesta dei revisori stessi di discutere la loro eventuale revoca in un consiglio aperto, a cui avrebbero potuto partecipare tutti i cittadini interessati, non ritenendo ciò lesivo della loro dignità professionale.
Di più, i revisori, in un articolato documento in cui respingono punto per punto le accuse che gli vengono mosse, chiedono di essere presenti anche in caso di consiglio a porte chiuse in quanto direttamente interessati alla vicenda. Non si è mai visto infatti che si discuta dell’operato di un professionista senza che questo sia presente. Purtroppo così non è
stato, non solo i revisori non hanno ottenuto le porte aperte, ma addirittura non hanno potuto neanche difendere la loro posizione in consiglio a porte chiuse in quanto non ammessi… e meno male che l’assessore afferma che non è stata una vendetta…».
Rifondazione Comunista
Circolo di Piombino (LI)
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COOP CUORE: IL PRESIDENTE CHIARISCE LA SUA POSIZIONE
Riceviamo e pubblichiamo la lettera a firma del presidente Astorina, in risposta ad una notizia apparta giorni fa’ sulla stampa locale.
«In relazione all’articolo pubblicato sul Tirreno in cronaca giovedì 13 giugno 2013 “Silvia Velo promette Impegno per la Cuore”, precisiamo che l’incontro con l’Onorevole Silvia Velo è stato richiesto da 2 nostri lavoratori a titolo personale e non dalla Presidenza e Direzione della ns. Cooperativa. I due lavoratori hanno fatto presente dei lunghi ritardi nei pagamenti, degli scaduti della Pubblica Amministrazione nei confronti di servizi resi, cosa ormai arcinota su tutto il Territorio Nazionale.
Vogliamo precisare, che la coop. Cuore Sociale, opera nella Provincia di Livorno e di Grosseto (Colline Metallifere) e non hanno mai posticipato i pagamenti degli stipendi ai propri soci lavoratori e dipendenti di un solo giorno dalla costituzione della Cooperativa che risale al 1998 (14 anni) e allo stato attuale non sussistono segnali di crisi aziendale.
Facciamo presente che nell’anno in corso (2013) abbiamo acquisito servizi importanti di Rsa e domiciliari, sia con il Comune di Livorno che nel comprensorio delle Colline Metallifere, con appalti pluriennali, incrementando l’occupazione da 200 lavoratori nel 2012 a circa 300 nel 2013.
La ns cooperativa è aderente alla Legacoop e con il proprio gruppo dirigente ricopre incarichi di Direzione sia a livello regionale che nazionale in Legacoopsociali».
Il Presidente Assunta Astorino
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COPPOLA (UDC): «POSITIVO L’ACTION PLAN DELLA COMMISSIONE EUROPEA PER PIOMBINO»
Riceviamo e pubblichiamo integralmente.
«La buona notizia per le fabbriche locali non è tanto l’approvazione al Senato del decreto che di fatto inserisce Piombino nell’area di crisi industriale con la possibilità di attingere risorse, bensì l’attivazione di un action plan della commissione europea per tutelare la siderurgia dei paesi dell’unione da realtà produttive di altri continenti.
Questa è un’iniziativa che sarebbe dovuta essere messa in campo già da tempo anche a fronte delle difficoltà che sta attraversando l’acciaio italiano a partire da Taranto, il più importante polo produttivo europeo. Infatti la sopravvivenza di quel sito legata alle questioni ambientali ed agli onerosi interventi che servirebbero e non tutti attuabili, potrebbe aprire uno spiraglio per il mantenimento del ciclo integrale anche a Piombino, ad oggi fortemente a rischio, per usare un eufemismo.
Il decreto approvato al Senato ed a breve anche alla camera dei deputati mette molta carne al fuoco per le infrastrutture del nostro territorio e di riflesso per quel che riguarda l’industria. Però è bene dire con chiarezza evitando entusiasmi eccessivi, che vi sono molte complessità, forse troppe e che al momento oltre gli intenti non ci sono precise garanzie.
In effetti dovremo aspettare ancora per capire e sapere come e quando i finanziamenti saranno erogati, visto che senza accordo di programma il CIPE non potrà esprimersi definitivamente, se non per alcune questioni più marginali.
Rimane ancora peraltro l’incompiutezza della 398 fino al porto, il tratto in questione al momento si ferma al Capezzolo e non si capisce cosa si intenda, come previsto nel decreto in oggetto, che sarà a carico di SAT, ma svincolata dal progetto complessivo dell’autostrada.
Tale soluzione può avere diverse interpretazioni tecniche e politiche, sia positive che negative».
Luigi Coppola
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COMUNE DEI CITTADINI: «FUSIONE, SOLO FRUTTO DI DIVISIONI DEL PD»
Riceviamo e pubblichiamo integralmente.
«La fusione Campiglia Suvereto scaturisce da gravi divergenze interne al PD e dalla sua incapacità a trovare soluzioni unitarie alla crisi della sovracomulatità che esso stesso ha provocato. Non è un bisogno dei cittadini, non porterà vantaggi economici e amministrativi, mentre ridurrà i presidi democratici sul territorio.
Questo è quanto emerso dagli interventi dell’assemblea, tra i quali l’ex sindaco di Suvereto Pazzagli, il caporgruppo del Forum di San Vincenzo Bertini e il rappresentante di SEL Benifei.
Lo stesso capogruppo del PD di Campiglia Brogioni, favorevole alla fusione, ha auspicato il rapido rilancio della sovracomunalità. Uno scenario che però si allontana con la richiesta di Piombino di entrare nella provincia di Grosseto e con la decisione di San Vincenzo e Sassetta di associare funzioni con i Comuni della Bassa Val di Cecina. Campiglia e Suvereto, anziché aprire un confronto politico con gli altri Comuni per rilanciare l’Unione, si sono impegnati in una fusione che contraddice clamorosamente i loro programmi elettorali.
Al capogruppo del Comune dei Cittadini Zucconi, contrario alla fusione, è stato chiesto se non avverte la responsabilità di rinunciare a 16 milioni di contributi. La sua risposta è stata che proprio il calcare l’accento sui contributi denota l’assenza di motivazioni politiche e strategiche per la fusione. Inoltre bisogna dire la verità. Di quei 16 milioni 7 non sono contributi ma soldi del Comune di Campiglia, di cui 4 milioni vincolati da anni per opere nei PIP e nel PEEP di Venturina di cui non sembra esserci particolare bisogno. La Regione erogherà un contributo di 250.000 euro a ciascun comune per 5 anni e lo Stato aumenterà per 10 anni del 20% i trasferimenti erariali, compatibilmente però con la disponibilità finanziaria dei loro bilanci. Non si tratta dunque di somme garantite. Ma anche accettando quanto vanno asserendo i sostenitori della fusione si tratterebbe di 9 milioni diluiti in un decennio che nell’insieme rappresentano meno del 70% del bilancio annuale del solo Comune di Campiglia. Senza considerare i costi della fusione, di cui nessuno parla seriamente perché non è stato fatto nessun progetto di riorganizzazione degli uffici.
Non sono dunque i 9 milioni a compensare il danno irreversibile di un’operazione che alla fine, contribuirà al definitivo sfascio della Val di Cornia e alla cancellazione di un Comune come Suvereto che rappresenta una risorsa per la democrazia, la cultura e le produzioni tipiche dell’intera zona. Gli apparati del PD hanno già deciso, ma la legge regionale subordina la fusione all’esito del referendum. Solo i cittadini potranno ora fermare un’ operazione improvvisata e sbagliata che molti degli intervenuti hanno definito un grave arretramento della cultura politica unitaria di tutta la Val di Cornia».
Comune dei Cittadini