SCUOLA: LA DAD, UN NUOVO VINCOLO NELLE VITE DEGLI STUDENTI E DEGLI INSEGNANTI?

Quello che vede un docente con le telecamere spente

Piombino (LI) – La DaD (acronimo di “Didattica a Distanza”), ormai da più di un anno è diventata una costante nella vita degli studenti europei. Alzarsi la mattina, accendere il PC, e mettersi davanti ad esso per le successive cinque ore, è la routine che ogni ragazzo compie.

Ma come viene realmente percepita la didattica a distanza (DaD)? Un nostro sondaggio informale, fatto presso un I.S.I.S di Piombino, ha affermato che per molti studenti è prevalentemente motivo di ansia e stress.

Uno studente del liceo ha affermato: “La prima DaD la affrontavo con energia, se si può dire. Adesso non la affronto; tutte le mattinate passate davanti ad un computer sono mattinate vuote, in cui mi manca tutto: amici, compagni, il mio banco, la scuola. Questa seconda DaD è peggiore della prima perché adesso sappiamo cosa ci aspetta: il niente.

Ogni volta ti alzi dal letto e ti metti alla scrivania davanti al computer cercando un motivo per non spegnere tutto e tornare a letto. Non ricordo più la normalità della scuola; l’alzarsi la mattina, cambiarsi, lavarsi e andare a scuola dove sai che troverai gli amici con cui riderai e patirai l’ansia per i compiti e le interrogazioni. Non c’è più niente di tutto ciò. Sento solo separazione.

Quei pochi giorni in cui andiamo a scuola sono una ventata di vita, un apparente ritorno alla normalità. Siamo noi ragazzi delle superiori a rimetterci maggiormente, destreggiandosi fra quella poca scuola e la DAD. Questo covid ci ha portato via un anno di liceo, gli anni ritenuti da tutti i migliori. Io vorrei solo tornare a scuola come un ragazzo normale”.

Ma non tutti la percepiscono in modo negativo, per altri studenti la DaD ha offerto un’opportunità per organizzarsi meglio nello studio, per vivere meglio la vita scolastica, dedicarsi con maggiore impegno anche ad altre attività oltre a quelle scolastiche.

E gli insegnanti invece? Anche loro, come milioni di studenti, si sono ritrovati nel pentolone bollente della didattica a distanza. Se nel primo lockdown la percentuale dei professori che affrontavano questo nuovo ostacolo, secondo un sondaggio svolto da noi all’interno dell’istituto, in maniera positiva e con grande ottimismo era del 48,4%, mentre quella di quelli che trovavano difficoltà era del 30,3%, in questa nuova ripartenza le statistiche si sono ribaltate, arrivando ad avere più della metà degli insegnanti che affrontano le lezioni con difficoltà, mentre quelli che conservano ancora il loro ottimismo sono meno di un quarto.

 

Chi vede un docente con le telecamere spente?

Come gli studenti anche il personale docente si è ritrovato a scontrarsi con una realtà sconosciuta, in cui l’interazione con chi hanno davanti allo schermo è veramente minima, dove, come affermano tantissimi insegnanti, manca proprio l’aspetto umano di quella che era la scuola in presenza, le emozioni delle lezioni, il vedere le facce degli studenti e capire dai loro sguardi se veramente hanno capito gli argomenti, cosa praticamente impossibile ora con i ragazzi che nascondono il loro volto dietro le telecamere accese (quando poi non le tengono addirittura spente denunciando inconvenienti di natura tecnica).

 

Cercano di essere ottimisti il più possibile, cercano di capire gli studenti e aiutarli in questa esperienza in cui si trovano tutti insieme, ma spesso dall’altra parte non si hanno risposte, quindi anche gli insegnanti lanciano (silenziosamente, n.d.r.) il loro grido d’aiuto, dove anche loro oltre a capire vogliono essere capiti, cosa che non molti studenti, purtroppo, riescono a fare.

Stefanìa Dorofotei

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COVID, ALLARME GIOVANI: OLTRE IL 40% AVVERTE DISAGI PSICOLOGICI

Firenze – Il dato è emerso dalla ricerca condotta dalla Fondazione Italia in Salute. A causa del Covid e delle restrizioni, il 16,5% della popolazione afferma di avere sintomi di depressione. Il dato diventa eclatante tra i più giovani: nella fascia tra i 18 e i 25 anni si sale al 34,7%, più del doppio. Un numero confermato da un’altra rilevazione tra la quota di persone che avverte disagi psicologici: il 27,1% nella media della popolazione, che arriva al 40,2% fra i giovani.

Quasi il 60% dei genitori ritiene rilevante l’impatto psicologico della pandemia sui minori. Il 30% circa pensa che non sia troppo rilevante e con conseguenze durature, mentre quanti non vedono problemi sono sotto la soglia del 10%. Queste alcune delle conseguenze del Covid-19 sulla salute e le abitudini degli italiani emerse dalla ricerca, presentata nei giorni scorsi, della Fondazione Italiana in Salute e realizzata da Sociometrica.

Più in generale, quasi la metà della popolazione (49,1%) afferma di aver accresciuto il proprio nervosismo in questo periodo: il 43,9% fa meno attività fisica o ha smesso del tutto di farla; il 28,8% sostiene di dormire di meno o avere difficoltà a prendere sonno; il 25,7% afferma che mangia di più o ha smesso di seguire regole alimentari. Inoltre, come già detto, il 16,5% della popolazione afferma di avere sintomi di depressione. Un elemento particolarmente preoccupante, quest’ultimo, soprattutto alla luce del fatto che di solito non si ha piacere ad esternare questa condizione e, spesso, chi ne soffre non ne ha la massima consapevolezza.

Se guardiamo questi fenomeni dal punto di vista del genere, scopriamo che a essere più colpite sono le donne. In quasi tutti i comportamenti analizzati, l’impatto sulle donne è molto più pesante rispetto a quello sugli uomini. Ad esempio, avverte più di stress il 55,9% delle donne contro il 39% degli uomini. L’unico comportamento che ha un maggiore impatto sugli uomini è la rinuncia allo sport e alle attività fisiche.

Dall’indagine emerge però anche qualche elemento positivo. Sul cibo c’è un doppio riscontro: da una parte chi si sente a disagio perché non riesce a controllare la sua alimentazione e una parte equivalente che, invece, ci mette più attenzione. Quanto al consumo di alcolici, è addirittura leggermente maggiore il numero di persone che l’ha ridotto rispetto a quelle che l’hanno incrementato. In generale, potremmo dire che la pandemia non ha attecchito su alcune dipendenze come appunto l’alcol e il fumo.

Scarica il report completo della ricerca:

https://www.fondazioneitaliainsalute.org/report-indagine-gli-italiani-e-il-covid-19/

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Scritto da il 1.5.2021. Registrato sotto Foto, Giovani e Sapere, Toscana-Italia, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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