ITALIA: COSA SARA’ SULLA BASE DI QUANTO ACCADE

Il Grillo Parlante

Il nostro “Grillo Parlante” prova a fare una analisi di quello che accadrà nel nostro paese nel prossimo futuro, sulla base degli accadimenti di questi giorni. Buona Lettura.

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Racconto di cosa sarà , sulla base di quanto accade

42 anni fa (correva il 1978), nell’Italia degli anni di piombo, Gaetano, cantando, irrideva la politica “Senza fatti e soluzioni”, de “I ministri puliti, i buffoni di corte Ladri di polli”, che si barricavano dietro le supercazzole de “Il nostro è un partito serio (certo) Disponibile al confronto, alien ad ogni compromesso”.

Nello stesso anno, Sciascia pubblicava “L’affaire Moro”, capolavoro di denuncia della vocazione criminale di una politica gattopardesca e cinica.  Pochi anni prima, erano state edite le Lettere Luterane di Pasolini.

È passato molto tempo.

Chi governa il Paese, almeno sulla carta, rivendica quella gigantesca eredità culturale.  Eppure, chi non abbia gli occhi bendati dal prosciutto, sa bene che nihil novi sub sole.

C’è solo una grande novità: ora, a protestare, impauriti del futuro e da derive para-autoritarie, non sono gli intellettuali, né i giovani, né gli esponenti della classe operaia. A sinistra del potere, ci sono arzilli ultra sessantenni, che troppo hanno studiato, per non rendersi conto di quanto si stia rinunciando, e una classe acefala (perché mancante di un capo, non mancante di testa) di spauriti quarantenni che, forse ingannati da un tromp d’oeil educativo, si sono risvegliati meno bamboccioni di quanto speravano di poter essere, ma sorpresi dei danni che il loro disinteresse verso la cosa pubblica ha causato negli ultimi vent’anni. Insomma, quanto di più lontano si possa immaginare dall’incendiario…

Cosa è accaduto?
Qualcuno dice che stiamo scontando l’anestesia di massa indotta dall’aver potuto disporre di grandi ricchezze, senza temere di vederne il fondo, malgrado l’ignavia.
Altri scrive che il fenomeno è figlio di una violenta erosione del capitale umano, costituito dal riconoscimento non dell’autorità ma dell’autorevolezza, a seguito dello tsunami giustizialista che ha stravolto il paese a partire dagli anni ‘90 e dell’imbonimento di massa con il quale si è cercato di contrastarlo.
Forse, più banalmente, il mondo sta andando in un altro verso e ormai si nasce pompieri.

Certo è, comunque, che, almeno in Italia, siamo (speriamo) nell’apogeo di una fase storica in cui la conservazione dello status quo (che da sempre costituisce lo scopo ultimo delle classi dominanti) viene perseguita mediante una singolare perversione delle logiche di sinistra.

Il lavoro, considerato meritevole di tutela solo nella misura in cui formalmente sussunto o sussumibile nell’ambito di un rapporto di subordinazione, diventa per di più rilevante, per l’ordinamento soltanto attraverso una proiezione “a negativo”, non come bene da promuovere in positivo, attraverso politiche di espansione e di crescita, anche individuale (per esempio attraverso la cultura), ma come elemento la cui mancanza deve valere ad innescare, in automatico, un sistema di tutele provvidenziali universali e, quindi, vivibile, al più, come momento di costrizione, in un regime di altrimenti auspicabile libertà (esemplare, in questo senso, la surreale discussione sul rapporto tra reddito di cittadinanza e lavoro nei campi, peraltro inquinato da derive para-schiaviste).

A questa stregua, però, si innesca un fenomeno in cui la progressiva delaburizzazione del sistema produrrà, secondo il più tipico schema di eterogenesi dei fini, il rafforzamento senza limiti delle ricchezze finanziarie; la prostrazione delle nuove generazioni (qualche storico sostiene che lo stesso fenomeno si è verificato alla vigilia del tracollo dell’impero romano d’occidente, dal quale l’europa si è ripresa solo dopo mille anni di buio quasi totale); la creazione di un vincolo di dipendenza delle masse dalle elemosine dei ricchi, che conculcherà senza dubbio la libertà e la dignità dell’individuo (noi italiani filosofiamo per il vuoto della pancia, ma sempre da intellettuali di regime, prezzolati e pennivendoli).

I nuovi incendiari sentono incombere su di loro questo rischio più di altri, perché maggiormente dotati di strumenti culturali di base o perché più vicini alla frontiera.
Gli altri, tifano Conte e Bonafede.

Avv. Paolo Cicico

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Scritto da il 22.5.2020. Registrato sotto Foto, grilloparlante, Toscana-Italia, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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