CAMPING CIG: LA COVID-19, LA CRISI ECONOMICA E NOI

Il forno elettrico di cartone del Camping CIG

Piombino (LI) –  Riportiamo integralmente una relazione dell’associazione “Articolo 1 – Camping CIG” di Piombino relativa alle ripercussionidell’emergenza epidemiologica sul futuro dell’Italia e del territorio della Val di Cornia.

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1) l’ impatto della Covid – 19 è molto pesante dal punto di vista sanitario e sarà pesantissimo dal punto di vista economico e sociale.

I tempi delle misure piu’ restrittive (“tutti a casa”) saranno verosimilmente ancora  lunghI e  l’uscita dalle restrizioni sarà molto graduale. Le riunioni e le assemblee ridiverranno “legali” forse  in autunno, se i parametri epidemiologici avranno andamento benigno.

E’ necessario rivalutare orientamenti ed operatività alla luce delle nuove, inedite e pesanti condizioni che si sono determinate.

 

2)  Le misure adottate contro l’ epidemia sono anche oggettivamente misure restrittive delle libertà costituzionali, sono anche misure contro la partecipazione politica e sono state usate persino in funzione anti-sciopero: introducono  rischi elevati per la democrazia che non bisogna sottovalutare.  La scelta di puntare, come misura di prevenzione,  pressoché esclusivamente  e con forti connotati coercitivi,  sul “distanziamento sociale” è stata conseguenza delle gravi carenze con cui il SSN si è presentato all’ appuntamento con la Covid-19; ma è stata anche una scelta politica di autotutela delle classi dominanti.  Attraverso il “main stream”  il Governo ci sussurra quotidianamente che  “siamo sulla stessa barca”: lo fa per  allontanare il rischio di reazioni di massa verso le politiche di disoccupazione e miseria, di smantellamento del welfare e dei servizi pubblici essenziali, sanità compresa, con gli effetti letali che oggi sono sotto gli occhi di tutti .

 

3) L’ impatto delle attività produttive sulla  diffusione della Covid-19  è stato fortemente e volutamente  sottovalutato, a causa di una “mano pubblica” inerte e subordinata alle logiche del profitto, portando a ritardi e numerosissime eccezioni alle  chiusure soprattutto nella manifattura e particolarmente nei  grandi complessi industriali.  La chiusura delle fabbriche, per essere efficace   misura di prevenzione,  deve essere di durata pari alle misure di “distanziamento sociale” per la popolazione generale, checchè ne dicano l’ azienda e Confindustria; in particolare per la siderurgia, settore si strategico, ma non di primaria  necessità a breve termine per la sopravvivenza. La chiusura, necessaria per il “contenimento”,  deve servire anche a predisporre e realizzare  tutte le misure necessarie alla ripresa del lavoro in sicurezza. Le misure da predisporre sono complesse e rivestono  carattere informativo, formativo, addestrativo, logistico, tecnologico, organizzativo, igienico e sanitario: è necessario un tempo congruo per svilupparle. Il controllo finale sulla loro attuazione non puo’ essere solo intra-aziendale ma deve essere anche pubblico e sociale.  Attualmente non esistono le condizioni per riprendere a breve il lavoro in sicurezza, pena il mettere in grave rischio la salute ( e la vita) di lavoratori e cittadini. Il virus non si ferma , né in entrata né in uscita, ai cancelli dalla fabbrica, per cui il problema investe tutta la collettività.

 

4) La crisi metterà a dura prova il sistema globale neoliberista.

La pandemia sta aggravando  una recessione economica preesistente. Su scala mondiale, la crisi sarà ben più pesante di quella esplosa nel 2008 e probabilmente peggiore di quella del ‘29. Se si puo’ sperare di uscire dalla emergenza sanitaria in autunno (non dal problema coronavirus, che tra focolai residui e di ritorno ci trascineremo ben oltre, sino alla vaccinazione di massa), per l’ economia gli effetti negativi si trascineranno per anni .

La crisi accentuerà le contraddizioni  tra masse popolari e grande capitale monopolistico-finanziario,tra economie nazionali e strategie globali delle multinazionali, tra poli imperialisti   e, nella UE, tra interessi degli stati mediterranei da una parte e di Germania e satelliti  dal’ altra.

I Paesi piu’ a rischio sono quelli con debito pubblico elevato (come l’ Italia) e che hanno sofferto maggiormente dell’ingresso in una area a moneta forte, come i paesi mediterranei dell’ area UE e i paesi africani dell’ area del franco CFA.

Paesi e classi dominanti cercheranno  di persistere in politiche recessive che proteggano il valore (e la rendita) dei grandi capitali finanziari; ma i Governi saranno costretti, dalle prevedibili tensioni a livello delle masse popolari, a fare qualche concessione a chi, da posizioni subordinate, chiederà  iniezioni tempestive e dirette di liquidità nei sistema, indirizzate a salvaguardare la produzione di  beni reali , le piccole e le medie imprese, la domanda interna,  i posti di lavoro, nonché gli investimenti in deficit per infrastrutture .

 

5) L’UE risponde con disponibilità ad aperture temporanee e parziali al superamento di alcuni vincoli economici dell’Unione e con garanzie per prestiti bancari finalizzati alla ripresa economica. L’ entità degli interventi appare assolutamente insufficiente, soprattutto in termini di liquidità prontamente disponibile per i singoli Stati dell’ Unione. Per l’Italia sara’ fondamentale evitare di cadere nella trappola del MES e di finanziare la ripresa con moneta a debito, pena precipitare rapidamente in una situazione di tipo greco. Tuttavia è ipotizzabile un periodo con qualche  disponibilità di finanziamenti pubblici europei ( e forse italiani) per investimenti anticiclici. Si apre un periodo in cui per le amministrazioni locali sarà ancor piu’ importante che nel recente passato la capacità di monitorare, intercettare e utilizzare le eventuali opportunità di finanziamento per lo sviluppo  e quindi di elaborare  piani di settore e progetti credibili.

 

6) Il settore siderurgico, già in depressione prima dell’epidemia, subirà un ulteriore calo di vendite e di produzione a livello globale. La situazione non favorisce certamente ulteriori investimenti nel settore per gli  anni a venire.   Dobbiamo insistere perché il Governo elabori e gestisca un Piano Siderurgico Nazionale perché non si puo’ affrontare una crisi profonda senza sapere cosa devi difendere del tuo apparato produttivo. Nelle condizioni generali attuali è impensabile  che JSW investa 1 MLD a Piombino, vista anche la riluttanza dimostrata sin’ora. Non  è da escludere del tutto una chiusura e svendita con spezzatino, ma la cosa piu’  probabile è che la multinazionale cercherà di tenere occupata la casella Piombino, nel gioco internazionale della concorrenza siderurgica , prolungando la politica attuale: risparmiare all’osso  e  sfruttare al massimo CIG, sussidi e incentivi pubblici, tentando  di limitare le perdite con la laminazione ( es. rotaie FFSS).  In quest’ottica anche la CIG Covid gli potrebbe  essere utile. La nostra previsione è che non presenterà il “Il Piano Industriale” né allo scadere dei 4 mesi di rinvio accordati, né dopo, per lungo tempo.

 

7) L’immobilismo di JSW è diventato un ostacolo al rilancio di Piombino e della Val di Cornia.

Un importante fattore locale di aggravamento della situazione è il nostro essere contemporaneamente area di crisi siderurgica, area di crisi complessa e SIN.

L’ attendismo prolungato di JSW è causa non solo di degrado degli impianti e degrado della  posizione di mercato dell’ azienda; ma anche di  torpore indotto nelle Amministrazioni Locali rispetto alla costruzione di alternative economiche; di rafforzamento del ricatto dell’ imprenditore sia verso i lavoratori (appesi al filo sempre piu’ corto della CIG ) sia verso la Città, che non esprime ancora alternative credibili.

Jindal deve presentare un vero Piano Industriale  entro maggio, senza ulteriore dilazioni: la Covid-19 non puo’ essere un alibi a copertura dell’ immobilismo dell’ azienda. Il Piano deve essere in versione definitiva, comprendente tutto cio’ che era stato inizialmente preventivato ( 3 forni lettrici, 2 nuovi treni, revamping dei treni esistenti, smantellamento degli impianti dismessi) Altrimenti sia rimesso in discussione l’ Accordo di Programma e subentri lo Stato con le procedure e le modalità necessarie, senza escludere la nazionalizzazione.

 

8) In sostanza, la Covid costringe a definire in maniera piu’ chiara e rigorosa le priorità  su cui i  lavoratori, le OOSS, il C.CIG, le  associazioni , i partiti e  le amministrazioni cittadine devono spendere impegno ed energie  nel nuovo difficile quadro scaturito dal sovrapporsi della crisi economica preesistente con la crisi sanitaria, economica, sociale e politica da Covid-19.

L’ alternativa possibile si deve basare su una  visione del futuro, piani di settore e progetti costruiti con larga partecipazione della cittadinanza. Abbiamo già in passato prospettato la  necessità dell’ uscita dal modello monoculturale, verso il potenziamento di infrastrutture, l’effettuazione delle bonifiche e la realizzazione della diversificazione economico-produttiva, comprensiva di una siderurgia moderna meno invasiva, ecocompatibile , il tutto con la forte partecipazione della mano pubblica. Lo abbiamo fatto anche portando all’attenzione della Città la necessità di un Piano di Rinascita per Piombino basato su quei criteri, piano che ora diventa urgenza assoluta, in un clima generale che rende piu’ evidente la necessità   di  interventi pubblici   per la “ricostruzione post bellica” ex Covid-19, Se alla scadenza di maggio JSW Steel non uscirà  dall’attendismo che ha voluto imporci,  nei suoi confronti occorrerà ingaggiare una guerriglia usando ogni strumento culturale, politico, sindacale , amministrativo e legale per accelerare sulla diversificazione indipendentemente dalla sua presenza,  riducendole al minimo le possibilità di utilizzo di  spazi, infrastrutture e agevolazioni sul nostro territorio.

Coordinamento Art.1 Camping CIG

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Scritto da il 12.4.2020. Registrato sotto Economia, Foto, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
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