EDITORIALE: PIOMBINO IN ATTESA PER LA FIRMA DI JINDAL

L’EDITORIALE                                   di Giuseppe Trinchini trinchini

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EDITORIALE: PIOMBINO IN ATTESA PER LA FIRMA DI JINDAL

Piombino (LI) – Giovedì scorso Piombino è stata raggiunta dalla notizia della vendita dell’intero complesso aziendale ex Lucchini da parte degli algerini del gruppo Cevital agli indiani dell’importante gruppo siderurgico Jindal. Addirittura con l’indicazione di una firma tra le parti, prevista per le 9 del giorno successivo, venerdì. Le indiscrezioni parlavano anche di una trattativa ormai ai dettagli, tanto che l’arrivo del gruppo asiatico, uno dei massimi produttori al mondo di acciaio, veniva salutato con commenti più che positivi dai principali attori politici del PD locale, al governo della città, e nazionale.

L’attesa della firma, venerdì, però è stata vana, e alle 16 l’agenzia della Regione Toscana, riportando le parole del presidente Enrico Rossi, annunciava che, mentre Cevital aveva sottoscritto il documento secondo programma, gli indiani avevano invece preso tempo e non avevano al momento firmato ancora nulla, per effettuare alcuni approfondimenti aggiuntivi circa i termini dell’intesa.

Anche il ministro Calenda venerdì pomeriggio era a Piombino per partecipare, presso l’hotel Phalesia, ad una iniziativa elettorale per promuovere i candidati Silvia Velo e Leonardo Marras, e appena sceso dall’auto è stato circondato da un gruppo di operai della ex Lucchini e dell’indotto, con i quali ha subito accettato di confrontarsi.

Il ministro nell’occasione ha anticipato brevemente quel che poi avrebbe riferito nel suo intervento pubblico, e ha voluto caratterizzare le sue risposte da una prudenza che oggettivamente finora si era vista poco nel passato, nell’annunciare da parte dei politici gli “aspiranti salvatori” della perdurante crisi siderurgica di Piombino.

Calenda ha voluto precisare alla delegazione di operai e ad i giornalisti presenti che «giovedì le due aziende hanno raggiunto un accordo sul testo. Il Ceo di Cevital ha già firmato, Jindal invece lo guarderà e poi ci farà sapere. Questo accordo – ha proseguito il ministro – se firmato non è la chiusura dell’operazione. Seguiranno quattro settimane di “due diligence”. Poi c’è un “closing” che va approvato dall’amministrazione straordinaria, ma prima di questo va visto il piano industriale nel dettaglio, il piano finanziario, i rilievi occupazionali, eccetera.
Jindal – ha continuato Calenda – deve vedere i documenti su Aferpi con il suo consiglio di amministrazione, io quindi aspetto con prudenza, e se e quando Jindal firmerà questo documento, siamo comunque al primo passo di un percorso lungo e complesso. Cevital comunque ha già firmato, Jindal può farlo tra un minuto, o non farlo mai».

Da sottolineare anche un passaggio del suo intervento in sala relativo all’attuale situazione della trattativa. Calenda ha, infatti, voluto chiarire che «per ora non c’è da festeggiare nulla ma proprio nulla», perché Jindal a Piombino, in caso di concretizzazione dell’interesse, comunque avvierà una “due diligence”, cioè una verifica dello stato della fabbrica, e solo dopo di questa, se l’imprenditore sarà soddisfatto, presenterà un piano industriale del quale per ora poco si conosce e nulla nei dettagli.

Tutto questo genera, specie ad una settimana dalle elezioni politiche, grande tensione nella popolazione, sia perché Calenda è un ministro uscente, e chissà per quanto potrà ancora seguire la questione, sia perché ne il M5S, ne la destra stanno semplicemente a guardare lo scorrere degli eventi.

La mattina di Venerdì si è infatti presentato in città anche il segretario della lega in persona, Matteo Salvini, che senza mezzi termini dal palco montato davanti alla portineria dello stabilimento ha rimarcato la volontà di voler contribuire a risolvere la questione Piombino: «Se il problema si risolve con Jindal sono il primo ad essere felice per questi lavoratori e per questo territorio, però se permane la situazione di stallo credo che lo Stato, quando saremo noi al governo, debba intervenire per proteggere uno dei suoi asset più importanti come l’acciaio», ventilando anche l’idea di una possibile ipotesi di nazionalizzazione temporanea dello stabilimento.

La popolazione per il momento sta a guardare, ma è chiaro a tutti che la Ex città-fabbrica per troppo tempo si è adagiata sugli allori (anzi sull’acciaio) in attesa di un nuovo “salvatore-padrone” in un mondo sempre più globalizzato, e questi tre anni persi con Cevital, nonostante gli ammortizzatori sociali, stanno influendo in modo negativo, forse in modo irreversibile, sia sulla competenza professionale dei lavoratori, sia sulla fiducia in un rilancio che, complice anche l’uscita dei giovani in cerca di lavoro, stenta da troppo tempo ad arrivare.

Giuseppe Trinchini

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Scritto da il 25.2.2018. Registrato sotto Editoriali, Foto, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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  • QUANTO E' PASSATO DAL 1 LUGLIO 2017 DATA TERMINE DELL'ACCORDO DI PROGRAMMA CON CEVITAL?

    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
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