POLITICHE IN VAL DI CORNIA, «PER IL BENE COMUNE SI PUO’ FARE»

Cartelli di protesta

Piombino (LI) – Nonostante l’inesistente campagna elettorale, alcuni cittadini provano a dare il loro contributo con delle idee per cercare  di uscire dalla crisi economica della Val di Cornia. Tra le varie soluzioni proposte c’è anche quella di intervenire con un forte investimento publico per rilanciare il lavoro da circa 300 miliardi di euro.
Da molti l’idea è bollata “da
sognatori”, in quanto la fiducia nello Stato da parte dei residenti e lavoratori sembra aver raggiunto i minimi termini, ma secondo i promotori sono comunque proposte concrete e serie, che possono essere un utile contributo ad una discussione sulla situazione attuale del nostro territorio, e che sono state inviate a tutti i partiti dell’arco costituzionale e ai tre sindacati confederali.

Presentiamo il documento integralmente qui sotto e scaricabile premendo su questo link: PREMI QUI.

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Toccherà al mondo del lavoro provare a fare uscire l’Italia dalla crisi economica.

Riteniamo come cittadini che lo stato italiano con le sue istituzioni democratiche decisionali più alte, Parlamento e Governo, con i poteri decentrati delle regioni e dei comuni, possa affermare nell’interesse della cittadinanza italiana, la validità e di fatto procedere alla fondazione di una azienda statale, capace di investire in strutture economiche che privilegino lavoro e ambiente, facendosi promotore di incontri con il mondo del lavoro (industriali e organizzazioni sindacali) per definire le risorse economiche a disposizione della nascente azienda.

Come semplice cittadino osservo la necessità di uno sforzo comune, che dobbiamo ai nostri figli e nipoti, identificando in un patto di interesse nel mondo del lavoro (aziende e dipendenti) per contribuire a fornire il denaro da investire, quantificato in trecento miliardi di euro, da restituire ogni due anni 1/4 della cifra investita (si andrà a regime in otto anni).

L’investimento che in ogni regione si farà, sarà finalizzato a lavoro (buono) a tempo indeterminato, produttivo e i ricavi serviranno ogni due anni alla restituzione di 1\4 della cifra iniziale investita. Ogni regione avrà sette miliardi di euro investiti, a vantaggio di nuova occupazione, a beneficio della fiscalità e il conseguente rilancio dei consumi.

La convinzione che ci anima per ottenere i trecento miliardi di euro, nasce da cosa accade oggi a circa 3 milioni e mezzo di dipendenti del pubblico impiego ai quali viene data la liquidazione (T.F.R) dopo due anni e di fatto realmente restituita (noi parliamo di un pezzettino della liquidazione maturata).

Viene ritenuto possibile, come avviene da anni nel pubblico impiego, di estendere questa regola ai 20 milioni (sarebbero 23 milioni) dipendenti pubblici e privati. L’accantonamento è quantificato in media di 15.000 euro per dipendente, ogni due anni restituito di 1\4 della cifra investita (la cifra accantonata è un pezzetto del T.F.R medio maturato dal dipendente a fine rapporto di lavoro).

Si rileva che l’accantonamento mensile medio per dipendente 190 euro per 8 anni progressivamente restituito, non sia particolarmente oneroso e che 8 anni sono 1\5 a fronte di una vita lavorativa di 40 – 43 anni. (Il lavoratore non ne risentirà nella sua vita normale). Sono prese in considerazione al livello nazionale 100 mila aziende che operano nel mercato da almeno 10 anni alle quali viene richiesta la disponibilità di fare parte di questo progetto e nei dividendi degli utili dell’azienda statale nascente insieme ai dipendenti, rispettivamente nelle proprie regioni.

Per ogni azienda viene richiesta la somma di 70 mila euro restituibili in 8 anni, ogni 2 anni riceverà 1\4 del totale della cifra investita. Le aziende, si sottolinea, avranno beneficio con il rilancio dei consumi, con nuovi posti di lavoro e la nascente banca o fondazione a sostegno del mondo imprenditoriale. Riteniamo giusto considerare che 7 miliardi di euro per ogni regione, sono un investimento che sostenuto, si stima produrrà 500 mila nuovi posti di lavoro (buono) per i quali non sarà previsto l’accantonamento del T.F.R. nel nuovo personale impiegato sono compresi gli addetti necessari per la gestione dell’azienda statale. Per le aziende è stimato un accantonamento medio di 850 euro al mese, certamente non oneroso da parte dei soggetti presi in considerazione e progressivamente restituito. Si vuole porre all’attenzione pubblica questo progetto, in garanzia che lo Stato c’è, che con un pezzettino del T.F.R dei lavoratori, con la disponibilità di certe aziende e investimenti mirati, si può dare una bella notizia al paese nell’affermare che siamo stati bravi tutti e soprattutto di considerare che dopo 8 anni i ricavi successivi saranno destinati per abbassare il debito pubblico di 300 miliardi di euro e diminuire le tasse.

Sentiamo il bisogno di una forte iniziativa legislativa incardinata dal nuovo Governo e dal nuovo Parlamento per uno sforzo che abbiamo detto di voler fare insieme, poiché rafforzerebbe, sempre più la credibilità delle istituzioni (la massima istituzione democratica è il Parlamento).

Proviamo a dare qualche suggerimento per investimenti, nuovi posti di lavoro e ricavi attendibili (altri suggerimenti sono attesi).

1)  RILANCIO DELLA CAMPAGNA (BENE COMUNE)

Timbrare il cartellino lavorando in campagna con l’acquisto di apprezzamenti di terreno(documentato non inquinato) da gestire dalla nuova azienda statale, disposti nord -centro – sud di ogni regione. N° 3 apprezzamenti di terreno da 20 – 25 ettari che compatibilmente al clima e le caratteristiche del terreno della regione saranno coltivati prodotti della nostra terra, insieme ad ovini e suini, anche per nuovi punti vendita di proprietà, nel rispetto della filiera corta a beneficio dell’ambiente e minor prezzo al consumo. Facile pensare che il cibo in arrivo nelle nostre tavole, coltivato e allevato con i giusti e severi controlli, poterà un risparmio sanitario allo Stato rilevante.

La vendita di questi prodotti della campagna è assicurata e descritta nel 3° punto dei nostri suggerimenti.

2) RILANCIO DELLA PESCA (BENE COMUNE)

Timbrare il cartellino per lavorare come pescatore con l’azienda nascente decentrata nelle regioni confinanti con il mare. Potenziamento del parco dei pescherecci già esistente in stretta collaborazione con i pescatori operanti nel territorio nazionale, tendente a superare i problemi anche economici esistenti, questo nel rispetto del mare e della riproduzione del pescato, favorendo nuova occupazione grazie alla nascita di alcuni punti vendita del pesce nei territori, rispettando la filiera corta. L’opportunità di vendita del pescato è favorita e descritta al 3° punto dei nostri suggerimenti.

3) NAVI DA CROCIERA

Investimento nei porti italiani strutturati per accogliere navi da crociera medie e piccole (1500 e 800 posti) con visita ed escursioni nelle nostre isole di arcipelago che viaggeranno con prodotti alimentari della nostra campagna e del mare. Mini e medie crociere con nuova occupazione sulle navi e a terra. (Forte impatto occupazionale dovuto alle commesse relative alla costruzione delle navi da crociera).

4) STRUTTURE TURISTICHE ALBERGHIERE

Individuazione di ruderi di campagna abbandonati a non più di km 60 dalla costa, per la costruzione di strutture turistiche alberghiere 3 stelle, come impedimento alla cementificazione dei territori. Sono da verificare N° 60 luoghi anche a ridosso della costa italiana. Per le regioni senza la costasi potrebbe prevedere N°3 costruzioni per regione delle stesse strutture turistico alberghiere. (Generi alimentari necessari a queste strutture sono forniti da quanto precisato ai punti 1° e 2° dei suggerimenti argomentati).

5) SIDERURGIA ITALIANA

Investimento di 80 miliardi di euro per un nuovo piano industriale che preveda il rientro in fabbrica dei lavoratori, con il rilancio della produzione e il conseguente risparmio degli ammortizzatori sociali erogati.

Questo documento sarà posto all’attenzione di tutte le forze politiche dell’arco costituzionale, delle organizzazioni sindacali ai presidenti delle regioni italiane e ai comuni italiani. Localmente alla cortese attenzione per un approfondimento con le forze politiche, le organizzazioni sindacali e il Sindaco.

Il referente per l’eventuale approfondimento del documento richiesto è il sig. Menicagli Stefano abitante a Piombino via Fiume, 14, telefono: 0565/49195.

Piombino 19/01/2018

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Scritto da il 9.2.2018. Registrato sotto Foto, sociale, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
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