AFERPI: A PIOMBINO E’ GIUNTA L’ORA DEI “MEA CULPA”?

Operai sotto il Mise il 27 marzo 2017

Piombino (LI) – Giungono da più parti segnali molto preoccupanti su Issad Rebrab e Cevital, ma contemporaneamente a Piombino ancora non si vuole affrontare seriamente cosa si dovrà fare della città se mercoledì 19 aprile il MISE non darà una risposta chiara e seria su cosa vuole fare davvero della fabbrica di Piombino.

Anche se in qualche maniera prorogassero per altri due anni gli ammortizzatori sociali, di sicuro non sarebbe una soluzione, ma solo un allungare l’agonia di una città che, come scrive anche l’UDC è l’ora che affronti il tema della “fine della produzione di acciaio a Piombino” e in che modo, a prescindere dal “dogma siderurgico”, dare con la diversificazione VERA e le Bonifiche, lavoro a chi a quel punto, volenti o nolenti, lo avrà perso. L’alternativa è, purtroppo, una città fortemente ridimensionata numericamente, fortemente inquinata e abitata principalmente da anziani.

Riportiamo integralmente un po’ di comunicati stampa sull’argomento. Buona lettura.

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UDC: BASTA CON LA PANTOMIMA SU AFERPI

Luigi Coppola (UDC)

Le motivazioni addotte dalla maggioranza contro la richiesta di un consiglio comunale aperto sulla vicenda Cevital hanno poco senso, mettendo in evidenza tutti i limiti del proprio spessore politico. L’unico risultato ottenuto con questo discutibile atteggiamento arrogante è l’acuire delle divisioni. Il sindaco ha affermato di voler evitare di disunire il movimento, peraltro sarebbe opportuno capire a chi si riferisse facendo nomi, cognomi e sigle.

Nel frattempo però non si accorge che la città sulla vicenda siderurgica è tutt’altro che unita. Sarebbe opportuno sottolineare questa aspetto, qualora qualcuno non l’abbia o faccia finta di non averlo capito. La realtà è che si vuole evitare di aprire un dibattito vero ed autorevole, che ponga una concreta e molto più realistica possibilità rispetto alle altre in campo: “la fine della produzione di acciaio a Piombino”.

Non esiste nessun altro luogo in Europa, se non esperienze marginali, in cui una fabbrica fallita, con un fardello pesante di esuberi, e con un altoforno definitivamente spento, abbia ricominciato a produrre.

Ovunque, dopo scelte difficili, ma ineludibili, sono ripartiti con la riconversione attraverso forme di bonifica attuabili, senza inutili ed irrealizzabili sogni. Qui invece, dopo aver fatto scappare tutti i “veri” imprenditori siderurgici, strumentalizzando la fiducia a Rebrab con la prospettiva dell’agroalimentare e della logistica, nonostante la consapevolezza dei rischi e delle evidenti promesse non del tutto sostenibili, si viaggia in alto mare e senza meta. Tutto ciò in un territorio con un piano strutturale oramai obsoleto e con un regolamento urbanistico senza una linea concreta di sviluppo.

L’unico intervento urbanistico di rilievo sostenuto è una variante inutile e con fini strumentali al servizio esclusivo della siderurgia. I 50 milioni per le bonifiche che vanno e vengono, ma ancora non si capisce se e dove si fermeranno. Lo stesso per il prolungamento della 398, dichiarazioni di intenti e finanziamenti trovati, ma basta muoversi nei meandri ministeriali per capire che siamo ancora solamente alle parole, soprattutto quando entra in campo il CIPE. L’agroalimentare è la logistica non sono più un tema all’ordine del giorno, nonostante fossero la chiave di volta per evitare gli esuberi, ed il fiore all’occhiello del progetto Cevital, ma nessuno ne parla più.

Tutti focalizzati solo ed esclusivamente sull’acciaio, come nel secolo scorso.

L’indotto è morto e sepolto, non potrà certo riprendersi senza una vera diversificazione che abbia una prospettiva futura a lungo raggio, poiché, se pur ripartirà la siderurgia, sarà per un numero molto esiguo di lavoratori, inferiore di gran lunga agli attuali dipendenti Aferpi. Nessuno chiede il “mea culpa” in questo frangente, anche se è inutile e poco dignitoso che vi sia chi cerca di nascondersi dalle proprie responsabilità, ma in questo frangente è indispensabile un segno tangibile di autorevolezza, sobrietà, razionalità e soprattutto verità. Pertanto, è inevitabile che debba esserci un cambio di passo.

I protagonisti dei consecutivi fallimenti di cui è vittima la città non sono chiaramente più in grado di gestire questa difficile situazione.

Il loro perseverare nel chiedere al governo di far rispettare a Rebrab gli impegni presi, come se ci fossero gli strumenti per farlo, ed i riferimenti continui ai ciclici ammortizzatori sociali, non solo sono avvilenti e diseducativi, ma mortificano anche quella parte maggioritaria della comunità locale, soprattutto quella più giovane, oramai molto più consapevole della propria classe dirigente.

Luigi Coppola – UDC

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SINISTRA ITALIANA: ANCORA AD ASPETTARE… LA NEBBIA E’ ANCORA FITTA…

Fattori al recente Camping CIG a Piombino

In queste settimane è stata occupata la sala consiliare dalle RSU  di Aferpi in attesa del nuovo incontro al MISE per il 19 aprile. Gesto poco compreso dai cittadini e dalle forze politiche di opposizione. In seguito è stata bocciata la richiesta di un consiglio comunale aperto con la motivazione della maggioranza e del sindaco  della poca utilità a un giorno dall’ incontro a Roma.

Grave decisione perchè ancora una volta nega un confronto ampio e partecipato  certamente necessario e utile a fronte dell’ evidente fallimento del progetto Aferpi.

Di oggi è la lettera pubblica che il Sindaco e la giunta ha scritto al Governo, a Rossi, tre i punti richiesti:

  • A fronte dell’ulteriore inadempienze di Aferpi, si chiede il commissariamento e la ricerca di nuovi e affidabili interlocutori per la siderurgia;
  • rimodulazione degli ammortizzatori sociali;
  • Dare seguito alla promozione di attività legate al porto oltre che il via alla ss398.

Viene da chiedere se si doveva aspettare così tanto per porre queste richieste a fronte di una situazione sempre più difficile, con la perdita di clienti per la fermata prolungata dei treni di laminazione, per le bonifiche ancora ferme al palo, per un progetto di forno elettrico e agro industria mai decollato. Si potrebbe dire, meglio  tardi che mai;  il problema è che il tempo in queste cose è fondamentale, e l’Amministrazione comunale, la Regione e il Governo sono responsabili essendo cofirmatari degli accordi e della vigilanza nella loro attuazione.

La giunta inoltre ha mostrato poco coraggio e lungimiranza con la variante urbanistica.

Sinistra Italiana che anche a Piombino e nella Val di Cornia, dopo il congresso a Livorno, sta organizzandosi , fa proprie le ansie dei lavoratori e condivide le proposte e le indicazioni che sono venute dalle liste civiche della VAL di Cornia e da altre forze politiche di opposizione soprattutto in merito alle bonifiche, al rilancio di una visione sovracomunale tale da valorizzare le nostre risorse, alla necessità di dare continuità ai laminatoi siderurgici,  alla costruzione di quelle infrastrutture fondamentali come la  ss398 e ferrovia decisive per il porto.

Fino ad oggi abbiamo affidato il futuro, in modo  acritico e poco lungimirante  al solito “messia”.

Parafrasando un passo del libro” il viaggio “di Tonino Guerrra, dove due anziani intraprendono un viaggio per vedere il mare che non avevano mai visto e arrivati trovano la nebbia e il mare non si vedeva, decisero di sedersi ed aspettare che la nebbia si diradasse per vedere il mare.

Piombino in questi due anni si è seduta aspettando di vedere la rinascita, ma la nebbia persiste e non ci fa vedere l orizzonte. La  politica ha un compito quello di mettere al centro il lavoro, dare dignità alle persone. Le risposte devono venire dal Governo. Noi auspichiamo che il 19 aprile al Mise ci siano risposte chiare e definitive, abbiamo chiesto che una delegazione in rappresentanza  del gruppo parlamentare di Sinistra Italiana  sia presente per manifestare non solo solidarietà ma anche quali iniziative ulteriori intraprendere  in Parlamento.

SINISTRA ITALIANA
Piombino Val Di Cornia

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RIFONDAZIONE COMUNISTA: LA RAGIONE E LO STUPORE

Il gruppo PRC nel 2014

Intanto la nostra posizione salda che da sempre portiamo avanti:

1) Noi mai daremo mandato a Sindaco e governo PD di cacciare Rebrab e di socializzare con loro il fallimento dell’operazione;

2) Pensiamo che sia necessario un intervento pubblico forte, con o senza Rebrab, perché si riprenda la produzione di acciaio e perché si garantisca il lavoro a tutti gli operai diretti e indiretti, e questa è l’unica soluzione. Un intervento governativo che, come in molti altri casi, da Alitalia alle banche amiche, è intervenuto mostrando che i soldi se si vuole ci sono. Intervento governativo che finalmente porti avanti le necessarie bonifiche delle aree industriali, che favorisca l’adeguamento delle infrastrutture e per prima cosa della 398 fino al Porto, con il vecchio tracciato e non con il nuovo e scellerato previsto per sudditanza alle richieste degli imprenditori, che si preoccupi di garantire i necessari corsi di aggiornamento e le norme di sicurezza adeguate per i lavoratori che in tali bonifiche saranno coinvolti, e che una volta per tutte si impegni a disegnare un serio piano industriale per questo Paese, volontà che fino a questo momento ci è apparsa assente, mentre molto chiara ci è apparsa la volontà di favorire la speculazione e la finanza.

Accogliamo quindi con soddisfazione, ma anche molto stupore, il prolificare sulla stampa locale di dichiarazioni in merito alla vicenda Aferpi che convergono su quanto Rifondazione Comunista sostiene, a lungo inascoltata, ed a volte anche sbeffeggiata, da ormai due anni, con coerenza e determinazione.

Qualcuno che oggi invoca l’intervento dello Stato nella questione delle acciaierie piombinesi, pochi mesi fa in una assemblea pubblica al Perticale ci attaccò violentemente sostenendo che non esisteva un piano B, che dovevamo stare tutti uniti intorno all’ipotesi Rebrab, anche a costo di avallare una scellerata variante al piano regolatore, pur di compiacerlo e facilitarlo nella sua opera di salvataggio della produzione.

E simili posizioni aveva manifestato anche qualche autorevole parlamentare locale, che per tutto ll 2015 eil 2016 ha sostenuto fortemente e più volte la mancanza di un piano B e l’inutilità di prevedere altre soluzioni, ed adesso si scaglia contro la proprietà algerina indicandola come unica responsabile della attuale situazione di totale stallo e di incertezza, mentre noi già indicavamo le inconsistenza della soluzione Rebrab e la necessità di un intervento forte del Governo per redimere la situazione.

Abbiamo visto anche il Sindaco invocare l’intervento del Governo, quel Sindaco che solo quattro mesi fa, in un infuocato consiglio comunale attaccò il nostro Partito insieme alla sua maggioranza, solo perchè sostenevamo quello che adesso lui si affanna a sostenere, fingendo di fare la voce grossa. In quel Consiglio fummo additati come persone moralmente povere perché indicavamo le reali responsabilità del disastro Aferpi individuandole nel Governo e nelle Amministrazioni locali, e fummo minacciati di non provare a salire sul carro del vincitore nel momento in cui il lavoro sarebbe tornato e questo territorio avrebbe vissuto le “magnifiche sorti e progressive” che loro ci stavano prospettando.

E adesso che fa? Viene sulle nostre posizioni e le fa sue? Davvero uno strano modo di far politica.

Il nostro modo di fare politica è un po’ diverso, forse scomodo ma diverso. A noi piace la coerenza, e amiamo anche dire la verità ai cittadini, seppure questa appaia scomoda o disturbante. A noi sarebbe piaciuto avere per il 18 aprile un Consiglio Comunale aperto, nel quale tutti avessero la possibilità, ovviamente nei limiti del regolamento ed in modo ordinato e corretto, le propria opinione.

A noi non piacciono le pseudo – occupazioni amichevoli, dove sono previsti degli orari di “visita” e dove solo le RSU si sono autoproclamate uniche portavoce degli operai, dove si mangiano amichevolmente pizza e pasticcini insieme a chi ha creato questa situazione incresciosa, e nel frattempo si attaccano ferocemente e scompostamente quei rappresentanti dei lavoratori, come loro eletti e dunque legittimati, nella loro visone, ad esprimere la propria opinione, soltanto perché manifestano un punto di vista divergente da quello dettato dal Partito di maggioranza.

E nemmeno si può impedire un consiglio comunale aperto, appellandosi ad un presunto timore delle reazioni scomposte dei cittadini e degli operi, che anzi in questi anni difficili hanno dimostrato di avere un enorme senso civico ed un grandissimo rispetto delle regole e delle Istituzioni. Ed anche una notevole pazienza. Come non si può chiedere alle opposizioni di firmare un documento condiviso se tale non è ma che, anzi, con arroganza è proposto esclusivamente dalla maggioranza. Nei prossimi giorni valuteremo la possibilità di mettere in campo alcune iniziative concrete di protesta, più idonee a coinvolgere la popolazione ed i lavoratori della triste passerella alla quale abbiamo assistito in Consiglio Comunale.

Rifondazione Comunista 
Circolo di Piombino (LI)

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Scritto da il 17.4.2017. Registrato sotto Economia, Foto, Toscana-Italia, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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DA QUANTO TEMPO...

  • QUANTO E' PASSATO DAL 1 LUGLIO 2017 DATA TERMINE DELL'ACCORDO DI PROGRAMMA CON CEVITAL?

    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
    80 mesi, 27 giorni, 20 ore, 6 minute fa

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