VARIANTE AFERPI: LE DUE FACCE DI UN TERRITORIO IN CRISI PROFONDA

L'ingresso ad Ischia di Crociano

L’ingresso ad Ischia di Crociano

Piombino (LI) – Due comunicati, quello del Partito Democratico e dei suoi alleati minori, e quello delle liste civiche della Val di Cornia, mostrano da due angolazioni diverse la drammatica situazione in cui è precipitata Piombino, e la difficoltà di trovare soluzioni che vadano oltre la monocultura industriale basata su un solo padrone. Ma se alla fine fosse tutto un “bluff” solo per prendere altre aree retro portuali e smantellare tutto dopo il 1° luglio del prossimo anno? Fanta politica o realtà? Chi vivrà, vedrà.

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PD: VOTIAMO LA VARIANTE PER NON DARE ALIBI A REBRAB

Le forze politiche che formano la maggioranza, cui i cittadini alle ultime amministrative hanno affidato la responsabilità di governare la città di Piombino voteranno a favore dell’adozione della cosiddetta variante Aferpi nella prossima seduta del Consiglio comunale. Lo faremo perché non condividiamo semplicemente la modifica a degli strumenti urbanistici ma perché vogliamo che il progetto Aferpi-Cevital nella sua interezza sia realizzato al più presto, nell’interesse dei lavoratori e delle imprese, dell’economia e dell’ambiente. Ciò che ci muove è in prima istanza l’esigenza di ricreare quel lavoro che inevitabilmente sarà perso con la ristrutturazione dell’industria siderurgica verso assetti più compatibili con l’ambiente e le aspirazioni ad un assetto economico diversificato. Questo nella sostanza ci chiedono migliaia di famiglie da troppo tempo in difficoltà. E questo vogliamo fare.

Fin troppo tempo si è perso soprattutto per le incertezze della proprietà ed è uno dei nostri obiettivi non fornire alcun alibi a chi oggi è chiamato a fare l’investimento. Il messaggio all’azionista, Issad Rebrab, e al mondo bancario, deve essere chiaro: ora tocca a loro predisporre il piano finanziario mettendo in sicurezza continuità produttiva e investimenti e partire coi lavori.

Chi intendesse ancora leggere in maniera conflittuale il rapporto fra ambiente e lavoro finirebbe per collocarsi fuori dalla storia. Il motivo principale per cui fin dall’inizio abbiamo detto Sì al progetto Aferpi è che, oltre a garantire il mantenimento di tutti i posti di lavoro, sceglieva un assetto produttivo con un minore impatto ambientale che si allineava alla scelta che ormai da tempo il comune di Piombino aveva compiuto di allontanare progressivamente la fabbrica dalla città, contestualmente riducendo l’occupazione di suolo da parte della siderurgia.

Tant’è che a fronte di una richiesta da parte dell’azienda di una parte dell’area del cosiddetto “Quagliodromo” per il posizionamento di binari che, per ragioni tecniche, non sarebbero potuti essere collocati altrove, proprio in forza di quello spostamento verso quell’area di tutti impianti, l’amministrazione con questa stessa variante predispone la liberazione di ulteriori aree più prossime alla città che usciranno dal perimetro industriale. A fronte di una previsione che occuperà le nuove aree, solo per le infrastrutture e non per ulteriori impianti, la città potrà recuperare 145 ettari, che potranno essere utilizzati per riconnettere al tessuto urbano territori oggi degradati e sviluppare attività diversificate in collegamento con il porto, offrendo nuove prospettive occupazionali.

Ci convince inoltre la scelta politica di subordinare una pianificazione definitiva di tutta l’area attualmente interessata dall’agroindustriale ad una più precisa e dettagliata progettazione da parte dell’azienda. Intendiamo utilizzare la variante e i nuovi assetti industriali per mettere in campo un progetto di rigenerazione urbana di interi quartieri troppo a lungo sacrificati dalla presenza di impianti inquinanti. Noi non diamo nessuna concessione in bianco e se la progettazione di quell’area non ci convincesse perché non coerente rispetto alle caratteristiche di una zona che insiste fra le aree retro portuali, il centro urbano e il quartiere Cotone-Poggetto, saremmo pronti a proporre una sua delocalizzazione.

Consapevoli dell’importanza dei problemi che si rifletteranno sul futuro di Piombino, proponiamo un tavolo di confronto fra tutti gli attori,  dove le diverse posizioni possano essere ascoltate e valutate per portare un contributo ai prossimi livelli di implementazione del progetto. Noi pensiamo che così come la massima partecipazione della città e di tutte le sue componenti e rappresentanze è stata fondamentale per evitare una catastrofe annunciata sarà altrettanto decisiva per governare questa ulteriore delicata fase di transizione che dovrà traguardarci alla concretizzazione di tutti gli impegni che l’azienda ha assunto davanti alle istituzioni e davanti a tutta la comunità.

Per il Partito Democratico Ettore Rosalba
Per Spirito Libero Andrea Fanetti
Per Sinistra per Piombino Luciano Giannoni

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UNA VARIANTE AD PERSONAM: IL FALLIMENTO POLITICO DEL PD

La maggioranza del Comune di Piombino ha deciso di procedere all’approvazione della Variante Aferpi, nonostante tutte le opposizioni abbiano chiesto di approfondire una scelta destinata a condizionare per i prossimi decenni il futuro della città e del territorio. Tanto meno ha ascoltato le liste civiche della Val di Cornia che hanno chiesto una riunione congiunta di tutti i Consigli Comunali, nella consapevolezza che i problemi di Piombino riguardano un territorio molto più vasto di quello della città. Cosa sia la “Variante Aferpi” è ormai chiaro: una variante ad personam che trascrive nei piani urbanistici pubblici gli interessi del privato Cevital al quale sono stati consegnati quasi 800 ettari di terreno, di cui l’80% dello Stato.

Su questi terreni è previsto di tutto. Non solo la siderurgia, ma anche l’uso delle banchine del porto, enormi aree per la logistica portuale, l’industria agroalimentare a ridosso del Cotone, nuove grandi aree per l’artigianato e il commercio nelle aree contigue a Città Futura, non meglio precisate nuove dotazioni urbane. Ovviamente senza indicare mai per quale domanda, con quali risorse, sia pubbliche che private.  Al privato Cevital si concedono i 78 ettari di aree demaniali umide del Quagliodromo e il diritto di scegliere dove far passare la 398 per il porto, togliendola dalle aree di sua proprietà per addossarla al quartiere Cotone – Poggetto che, dopo secoli di difficile convivenza con l’industria, deve oggi sobbarcarsi un altro disagio ambientale, sicuramente evitabile.

Tutto questo accade mentre il gruppo Cevital non rispetta gli impegni assunti con l’Accordo di Programma siglato nel 2015, neppure per la siderurgia che alla fine del 2016 doveva già tornare a produrre acciaio con il forno elettrico.

La verità la stanno dicendo il Sindaco e l’assessore all’urbanistica di Piombino: dobbiamo approvare quella variante per non dare alibi ad Aferpi, perché ce lo chiedono la Regione e il Governo e perché noi non abbiamo una nostra visione di come riconvertire quella parte di città.  E’ l’ammissione di un fallimento culturale e politico senza precedenti. La nostra proposta è un’altra: impegnare davvero, senza ulteriori rinvii, il gruppo Cevital a dare attuazione alle previsioni per la siderurgia (senza bisogno di occupare nuove aree naturali) e aprire una discussione seria con tutto il territorio su come valorizzare al meglio le aree industriali dismesse e il porto di Piombino, partendo dalla risoluzione di due problemi preliminari: la bonifica dei terreni e la costruzione della SS.398 fino al porto, con il tracciato che meglio risponde ai bisogni pubblici.”

Liste Civiche Unite 27.10.2016
(Comune dei Cittadini, Un’altra Piombino, Assemblea Sanvincenzina, Assemblea popolare Suvereto)

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Scritto da il 27.10.2016. Registrato sotto Foto, politica, Toscana-Italia, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

2 Commenti per “VARIANTE AFERPI: LE DUE FACCE DI UN TERRITORIO IN CRISI PROFONDA”

  1. Renzo

    Anche il PD ammette che l’industria siderurgica non potrà più occupare lo stesso numero di lavoratori precedenti all’attuale crisi. Quindi è urgente una diversificazione. Per il PD tutto questo lo garantirà Rebrab, garantirà non solo la produzione dell’acciaio ma anche lo sviluppo degli altri settori logistico portuale, agroindustriale, persino commerciale. Rebrab potrà essere la soluzione della crisi occupazionale e la risposta alla necessaria diversificazione. Da ciò la necessità di dare all’imprenditore tutto quanto chiede in termini di controllo del territorio, aiuti economici, agevolazioni procedurali, ecc… fino a dargli in mano la programmazione territoriale.
    Questa visione che riduce la funzione della politica ad assecondare tutte le esigenze di qualsiasi multinazionale ci porterà alla rovina. Perché le multinazionali puntando al massimo profitto, sfruttano i territori e non creano occupazione !!Questa è la storia passata e la realtà del mondo odierno.
    Credete che il promesso stabilimento che produce bioetanolo porterà occupazione a Piombino? Sono produzioni a bassa intensità di manodopera! Credete che non sarà impattante? Credete che concedere a Rebrab il controllo del porto ne permetterà lo sviluppo?
    Il porto di Piombino aveva altre potenzialità, gli è sempre mancato una strada ed una ferrovia decente. Il porto di Piombino ha davanti a se tutto l’arcipelago Toscano, la Corsica e la Sardegna. Pensiamo agli sviluppi non solo del traffico passeggeri e turistico, ma anche commerciale, poi oltre le crociere le mini-crociere verso l’arcipelago Toscano, ecc…Mancava una strada ed il collegamento ferroviario. Ma ora ambedue saranno determinati da AFERPI che perseguirà i suoi interessi.
    Misure compensatorie per il Quagliodromo punto fondamentale per lo sviluppo turistico della costa Est non esistono.
    La politica poteva immaginare un progetto di sviluppo della Val di Cornia basato sull’industria grande e piccola, l’agricoltura, il turismo di qualità che si raccorda con i beni storici ed artistici , la portualità, le attività legate al mare. Un progetto ed una programmazione territoriale che deve coinvolgere i comuni limitrofi. Su tale ricchezze poteva fondarsi il nostro sviluppo, ma a condizione che esista una programmazione territoriale con precise indicazioni da non travalicare. Su tale piano certo potevano arrivare gli investimenti. Se la programmazione di un territorio è data ad un singolo imprenditore tale territorio non sarà attrattivo per altre attività e per la sbandierata diversificazione.
    Il PD locale mancando di una visione strategica di lungo respiro ha lasciato passare tutti questi anni che ci separano dall’inizio della crisi senza mettere in campo azioni e politiche innovative, ha anzi portato i comuni locali ad una crisi anche finanziaria determinata dal buco di oltre 20 milioni di euro fatto dalla partecipata ASIU ora Rimateria, debito che determina a sua volta scelte obbligate e non razionali in tale settore. Un PD che non sa più inquadrare il problema acciaio a Piombino nella necessaria politica industriale nazionale, un PD che non prende minimamente in considerazione come in un mondo dove la gente muore per fame sia assurdo utilizzare soia, girasoli e agricoltura per produrre biodisel!

  2. Marco Pardini

    Tra una decina anni saremo sempre al punto di partenza; Piombino avrà ormai raggiunto i 20 / 25.000 abitanti massimo (se non meno), tutti anziani e pensionati e il futuro, che ora avremmo potuto afferrare al volo senza buttarci a capofitto in questa me..da di impresa scarcagnata, sarà ormai volatizzato, dileguato e squagliato in quel letamaio di area industriale che genera solo cancri e disoccupazione. Purtroppo non ci sono idee, non c’è coraggio, c’è troppa strafottenza e paura di mettere il naso al di là del puzzo di altoforno… che, ce lo ricordano altrove in tutte le salse, non avrà per certo futuro perché l’Italia non sarà mai concorrenziale, perché di questo c..zo di acciaio ce n’è già in sovrabbondanza per i prossimi cent’anni e perché la tecnologia avrà sempre meno bisogno di manodopera. Guardatevi intorno, non vi accorgete dello spreco di opportunità? Cercate di mollare per un attimo la visione del vostro misero orticello e cercate di immaginarvi il futuro in un contesto diverso, più pulito, più a misura d’uomo, meno “multinazionale” e più locale. L’Elba di fabbrica ne ha davvero pochine (se non punte) e non mi sembra siano dei morti di fame! Continuare a cozzare la capa contro il cancello della fabbrica non porterà che desolazione e nient’altro. Ci rivediamo tra dieci anni e poi se ne riparla. Un ex abitante della zona.

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  • QUANTO E' PASSATO DAL 1 LUGLIO 2017 DATA TERMINE DELL'ACCORDO DI PROGRAMMA CON CEVITAL?

    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
    81 mesi, 18 giorni, 1 ora, 51 minute fa

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