AFERPI: SPEZZATINO IN SALSA PIOMBINESE PER REBRAB?

L'ingresso ad Ischia di Crociano

L’ingresso Aferpi ad Ischia di Crociano

Piombino (LI) – In una lunghissima lettera che vi riproponiamo integralmente, dopo un anno di promesse non ancora realizzate dall’imprenditore algerino Rebrab,  i dirigenti del PD Valerio Fabiani e Giorgio Pasquinucci annunciano, con un certo imbarazzo, che il tempo dei proclami è scaduto, che il 30 novembre si aspettano impegni stringenti dall’azienda , e di passare finalmente ai fatti. Fatti che però secondo il gruppo “Minoranza Sindacale” non sono quelli che si aspetta il PD.

Sembra, da alcune indiscrezioni, che mercoledì 25 novembre l’azienda abbia convocato i segretari provinciali di FIOM, FIM e UILM e comunicato loro l’intenzione di scindere (spezzatino, ndr.) una parte della logistica per operare sul pontile Aferpi e anche sulle banchine del porto di Piombino, formando così una nuova società, senza nessun rientro di lavoratori in CIG.

Dopo la nostra  intervista a Mauro Sozzi che ha fatto comprendere per la prima volta alla città che ci vorranno almeno 2-3 anni a fare il primo forno, e che il personale in campo sarà di soli 200 dipendenti,  se a questa notizia aggiungiamo il continuo ribasso del prezzo ell’acciaio, ormai ai minimi storici, la situazione finanziaria della Cevital (con quanto è avvenuto recentemente in Algeria) e la crisi del settore, non possiamo che con grande preoccupazione leggere insieme integralmente entrambi i comunicati.

Giuseppe Trinchini

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PD: REBRAB BATTI UN COLPO… INTANTO SI FA SCIOPERO

Riceviamo e pubblichiamo integralmente.

Recente foto con Vogliamo cogliere come dato positivo la recente nomina di Fausto Azzi nell’incarico di amministratore delegato dell’Aferpi, insieme alla decisione di costituire un gruppo operativo in grado di seguire la ristrutturazione dell’azienda. Questo tuttavia non è ancora sufficiente a fugare le apprensioni sulla concreta attuazione del piano industriale annunciato a maggio, premessa del successivo accordo con il quale i sindacati hanno responsabilmente accettato pesanti sacrifici per i lavoratori a fronte di un progetto che guardava, non solo alla ripresa dell’attività siderurgica, ma anche a una significativa riconversione delle aree industriale e portuali da destinare alla logistica e all’agroindustriale.

Dobbiamo recuperare i ritardi accumulati e ripristinare un quadro generale più certo di quello nel quale ad oggi sembra muoversi il patron di Cevital Issad Rebrab. Sulla scena sono comparsi – e purtroppo lo abbiamo appreso in ordine sparso da informazioni non sempre direttamente verificabili – gli interessi a trasferire altoforno e altri impianti di parte dell’area a caldo in Brasile, mentre filtrano notizie sulla possibile acquisizione da parte del Gruppo algerino della Leali e contatti con la Jsw, non solo per gli approvvigionamenti di semiprodotti ma anche per l’eventualità di una partnership.

Sarebbe a questo punto indispensabile capire qual è l’intero progetto complessivo di Cevital e in questo contesto, il ruolo di Piombino. Apprezziamo, stando anche agli esiti dell’ultimo incontro al Mise con i sindacati, l’intenzione del nuovo gruppo dirigente di cambiar passo e intraprende un percorso di estrema concretezza, tanto che si è impegnato, nella prossima riunione plenaria che si svolgerà al ministero il 30 novembre, a presentare un nuovo cronoprogramma per le demolizioni/smontaggi e i tempi dell’ordine del nuovo forno elettrico.

Sarebbe opportuno, in questo contesto, fosse chiarito anche il quadro d’insieme delle strategie, e se ci sono delle possibili sinergie, dei programmi di Cevital. Che cosa comporterebbe, ad esempio, l’eventuale acquisizione dell’acciaieria Leali nella prospettiva di realizzare a Piombino un secondo forno elettrico? Non possiamo inoltre trascurare gli aspetti di un mercato all’interno del quale l’azienda si sta e dovrà ancora muoversi. Verso quale tipologia di acciaio Aferpi intende rivolgere le sue attenzioni?

Le 38mila tonnellate di billette che sono state recentemente sbarcate, provenienti dall’Ucraina, sembrano destinate alla produzione di vergella non certo di alta qualità, destinata al mercato delle costruzioni edilizie. Conosciamo bene i limiti di questo mercato, tra l’altro in Algeria già coperto da importanti esportazioni italiane. Solo in parte consola sapere che, a partire dalle prossime settimane, dovrebbero arrivare semiprodotti di ben altra qualità dal Gruppo Jindal, con il quale sarebbe stato stipulato un contratto a lungo termine.

Siamo convinti che i manager Aferpi non sono stati in questi mesi con le mani in mano. Ma ora è giunta l’ora di giocare a carte scoperte. C’è un mercato che consente ad Aferpi di trasformare acciaio in termini economici e aumentare, come promesso dall’ex Ad Tidjani, le produzioni? Se c’è, è lecita la proposta del sindacato di dare un segnale, aumentando il personale in solidarietà.

Ci sono poi le imprese dell’indotto, che dopo essere state tragicamente messe in difficoltà dal fallimento Lucchini, oggi si aspettano l’inizio degli investimenti e quel lavoro, a iniziare dagli smantellamenti, che può dare respiro alla propria sopravvivenza e alla sicurezza dei loro dipendenti.

In questo contesto c’è chi approfitta della mancata chiarezza per riproporre schemi che appaiono superati, come quello dell’impegno diretto dello Stato in siderurgia, o che vaneggiano la necessità di ricorrere a qualche imprecisato piano B. Il lavoro fin qui svolto che ha visto protagonisti Governo, Regione e Comune insieme alle parti sociali è finalizzato a definire complessivamente un nuovo modello di sviluppo che, come tutti sanno, non si esaurisce al progetto Aferpi-Cevital ma di cui il piano industriale dell’azienda è senza dubbio un tassello fondamentale, in quanto consente di garantire l’occupazione e immaginando una moderna produzione siderurgica consente l’apertura di spazi importanti per nuove attività, non solo il polo agroalimentare da loro stessi proposto ma anche voci come portualità e turismo.

Ora tocca all’azienda tener fede agli impegni assunti e fugare, rapidamente, tutte le legittime perplessità. Abbiamo letto, nei progetti di Rebrab, la possibilità di superare la monocultura siderurgica e ritrovare nuovi spazi di sviluppo composito dell’economia di tutta la Val di Cornia. Non ci arrendiamo alle difficoltà del momento, ma tutti devono essere consapevoli degli immensi sacrifici che la nostra comunità sta attraversando.

Chiediamo a Cevital di assumersi le responsabilità sociali e di tenere bene in conto del contesto delle aspettative all’interno della quale si muove. Il tempo dei proclami è certo scaduto e il 30 novembre ci aspettiamo impegni stringenti. Da Rebrab e dal nuovo gruppo dirigente aspettiamo ora di passare ai fatti.

Giusto per un imprenditore valutare tutti gli scenari possibili purché siano prologo di scelte finalmente decisive. Ed è con questo obbiettivo che diamo il nostro pieno appoggio allo sciopero e alla manifestazione indetta dai sindacati di categoria per il 2 dicembre, che dovrà segnare l’apertura di un nuovo capitolo verso il rispetto degli impegni assunti da Cevital, il superamento del gap energetico e l’estensione degli ammortizzatori sociali a chi non ne ha o rischia di perderli.

Valerio Fabiani

Segretario Federazione Pd Val di Cornia Elba

Giorgio Pasquinucci

Coordinatore segreteria Federazione Pd Val di Cornia Elba

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MINORANZA SINDACALE: INIZIA LO SPEZZATINO TARGATO CEVITAL?

le associazioni davanti al comunePiombino (LI) – Secondo fonti ben informate sembrerebbe che ieri l’azienda abbia convocato i segretari provinciali di FIOM, FIM e UILM e comunicato loro l’intenzione di scindere una parte della logistica per operare sul pontile Aferpi e anche sulle banchine del porto di Piombino, formando così una nuova società, anche se collegata sempre alla società madre, con i lavoratori attualmente impiegati negli impianti marittimi ( IMA) quelli del movimento ferroviario (MOF), quello stradale (MOS) e forse anche la vigilanza , senza nessun rientro di lavoratori dalla cassa integrazione.

Se l’ipotesi esposta sopra corrispondesse effettivamente al vero noi diciamo che:

1) lo scorporo della logistica può far pensare che l’azienda si stia preparando a puntare sulla cosa a cui è interessata davvero , cioè il porto e le aree annesse , incominciando ad abbandonare la parte siderurgica, anche in relazione valore sempre più basso dell’acciaio e alle difficoltà di far uscire i capitali dall’Algeria per gli investimenti previsti a Piombino, con gravi ripercussioni sull’occupazione.

2) Se si accettasse questo passaggio si aprirebbe una porta attraverso la quale potrebbero passare altre divisioni societarie facendo diventare la fabbrica una specie di “spezzatino” in base al principio dividi et impera in cui la società madre è libera di fare qualsiasi scelta e i lavoratori sono frammentati , magari con contratti e condizioni diverse , senza possibilità di far ” massa” per difendere i loro diritti e il loro salario.

3) Proprio in relazione a questo quali garanzie ci sono che i lavoratori che dovrebbero passare nella nuova società vedano rispettato , per il presente e per il futuro , i contratti e le condizioni attuali ( senza passare , poi , a condizioni peggiorative )

4) Comunque, i sindacati prima di esprimere qualsiasi parere in merito devono consultare i lavoratori ed attenersi al loro parere .

5) Infine, queste scelte così improvvise e senza chiare giustificazioni valide , che facciano percepire l’utilità’ organizzativa ( se non i motivi , non detti , esposti al punto 1 ) aumentano le preoccupazioni rispetto alla reale volontà e capacità dell’azienda di realizzare quanto promesso e se c’è un cambiamento di rotta i lavoratori lo devono sapere visto che c’è un accordo scritto e approvato dai lavoratori con il referendum e ad oggi disatteso.

6) Altresì chiediamo il coinvolgimento delle istituzioni ( Comune , Regione e Governo ) a garanzia degli impegni più volte assunti , con il modello Piombino , verso i lavoratori e i cittadini.

 

Gruppo Minoranza Sindacale – Camping CIG

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Scritto da il 26.11.2015. Registrato sotto Economia, Foto, Toscana-Italia, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

6 Commenti per “AFERPI: SPEZZATINO IN SALSA PIOMBINESE PER REBRAB?”

  1. Sergio Tognarelli

    Le cose tornano come i “gufi” hanno sempre detto: Cevital sfrutta il porto per i propri scambi commerciali (la “logistica”), cede il laminatoio a Jindal e si porta la fabbrica in Brasile. Rien ne va plus, les jeux son faits.

  2. Paolo

    A mio parere è, invece, probabile che vedremo Cevital defilarsi dal porto, così come dall’agrolimentare che dalla siderurgia.
    Tutto sommato era un buon piano per permettere a Rebrab di portare via i suoi capitali dall’Algeria; ma pare che il Governo Algerino abbia mangiato la foglia …

  3. Ciuco nero

    Votate,votate PD …votate rossi che in campagna elettorale vi ha promesso concordia bonifiche e navi militari e 2 fornì elettrici x produrre più acciaio di prima. Votate giuliani che alla moglie ha trovato un lavorino parte time a 30000 euro all anno…votateli ancora…

  4. Sergio Tognarelli

    Si, ha ragione Paolo, io cerco di non essere mai troppo “cattivo”.

  5. Mario

    Mi metto tra i gufi…..
    Ma se leggete i miei vecchi post lo avevo già previsto; ma non avevo certo la sfera di cristallo, bastava analizzare i fatti senza avere credere a tutte le caz…..e che i vostri cari compagni (politici, sindacati ecc.) sparavano un giorno si ed uno no.
    Quello che continuo a ritenere assurdo è non aver pensato ad altre forme di sviluppo economico a Piombino, si è puntato tutto sulla vecchia cara mamma fabbrica….regalando aree demaniali a Cevital e bloccando di fatto qualsiasi altra iniziativa imprenditoriale.

  6. Mario

    Mi metto tra i gufi…..
    Ma se leggete i miei vecchi post lo avevo già previsto; ma non avevo certo la sfera di cristallo, bastava analizzare i fatti senza credere a tutte le caz…..e che i vostri cari compagni (politici, sindacati ecc.) sparavano un giorno si ed uno no.
    Quello che continuo a ritenere assurdo è non aver pensato ad altre forme di sviluppo economico a Piombino, si è puntato tutto sulla vecchia cara mamma fabbrica….regalando aree demaniali a Cevital e bloccando di fatto qualsiasi altra iniziativa imprenditoriale.

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    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
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