FATTORI A PIOMBINO: “PER MAGONA E LUCCHINI POLITICHE INDUSTRIALI DI SISTEMA”
Piombino (LI) – “Politiche industriali per fare sistema tra i vari comparti produttivi toscani. Interventi spot non danno ossigeno e prospettive occupazionali e produttive su cui poter contare per uscire, tutti insieme, dalla crisi”, lo ha ribadito il candidato alla Presidenza della Regione Toscana per la Lista Sì Toscana a Sinistra Tommaso Fattori, oggi in visita al polo siderurgico piombinese della Magona e della Lucchini.
“Chiediamo interventi straordianari per una situazione straordinaria in Toscana e sulla costa in particolare. Che la Regione chieda lo stato di emergenza per ottenere strumenti speciali di intervento”, ha aggiunto Fattori.
La Magona ha aperto le porte oggi a Sì Toscana a Sinistra con il suo candidato presidente e i candidati del territorio per il Sì Cinzia Bartalini e Massimo Lami.
L’azienda conta 500 dipendenti (il 60% dei quali con contratti di solidarietà da tre anni ed oltre 100 a rischio esubero) e 150 anni di storia e sta cercando di uscire con fatica dalla crisi affrontando il problema del costo dell’energia, che sta pesantemente condizionando la ripresa dello stabilimento piombinese. Magona paga 135-140 euro a Mw, un prezzo assai superiore a quello dei suoi competitor sul mercato nazionale, che oscilla tra i 46 e i 75 euro, e il 30% in più delle stesse aziende della galassia Mittal sparse in Europa.
“Valutiamo positivamente il fatto che la multinazionale Arcelor Mittal abbia ricapitalizzato due volte, a fronte però purtroppo di una latitanza delle politiche industriali serie da parte delle istituzioni e del Governo nazionale” afferma Fattori. Problema sollevato oggi durante l’incontro anche dalla dirigenza rispetto per esempio al far-west della produzione di acciaio che in Italia ha visto il proliferare deregolamentato di troppe linee produttive.
Fattori ha poi incontrato una delegazione dei lavoratori della Lucchini presso la sede del comitato elettorale. “Nonostante l’impegno di Cevital di riassorbire tutto il personale, la vertenza è lontana da quell’approdo felice tanto sbandierato da Rossi. Innanzitutto occorre rendere pubblico il piano industriale integrale in modo tale che i lavoratori possano conoscere le reali prospettive ed esaminare i possibili scenari. In secondo luogo – conclude fattori – occorrono tempi certi per il rientro in fabbrica con obiettivi temporali precisi sulla costruzione del primo forno elettrico, sui finanziamenti, per cosa verranno destinati e con quali scadenze. Certezze anche per i lavoratori dell’indotto che non devono essere penalizzati e marginalizzati in una sorta di guerra tra poveri. Per questo chiediamo chiarezza ed onestà a chi ha governato e ci impegniamo a nostra volta ad averle dopo la scadenza elettorale”.