PCARC: DALL’ASSEMBLEA SUL JOBS ACT VERSO UN COORDINAMENTO DI LAVORATORI

il simbolo del PCARC

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Cecina (LI) – riceviamo e pubblichiamo integralmente un comunicato dal Partito dei CARC (acronimo dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo) di Cecina sul Jobs Act e sulla nascita di un coordinamento di operai e lavoratori.

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«Esprimiamo il nostro appoggio all’assemblea sul Jobs Act che si è svolta ieri presso il DLF, che ha visto una buona partecipazione e un livello qualitativo di interventi interessante, soprattutto quelli in cui è stata sottolineata la necessità di riproporre nell’area metropolitana l’esperienza di coordinamento e rete tra operai e lavoratori fatta dai compagni di Livorno e Massa, e in sviluppo a Pontedera da parte degli operai della Piaggio.

Questo strumento è un passo verso una nuova governabilità ogni giorno più necessaria, in contrapposizione al disastro verso cui ci conduce una classe dirigente putrescente sottomessa agli ordini della borghesia imperialista e del suo clero, incapace (e responsabile) di fronte alla fase acuta della crisi capitalista. Vorremmo che un coordinamento simile, oltre ad occuparsi della giusta e reciproca solidarietà con le vertenze e i lavoratori in lotta, aprisse un dibattito sulla gestione delle fabbriche e dei servizi che i lavoratori sono in grado di mandare avanti da soli, perché padroni, sindaci e parassiti di varia natura e razza non possono fare niente senza i lavoratori, mentre senza di loro possiamo fare tutto e meglio.

E’ un problema principalmente politico e non sindacale, come ha dimostrato l’approvazione dello stesso Jobs Act da parte del governo Renzi-Berlusconi, l’arma finale (secondo loro) per sottomettere definitivamente i lavoratori combattivi che non abbassano la testa e massimizzare all’estremo i profitti.

Nell’intervento introduttivo si è parlato giustamente di guerra verso la popolazione attraverso la repressione economica, ambientale, sanitaria, carceraria che si concretizza negli effetti devastanti delle politiche perpetrate da questa classe politica. Le politiche di lacrime e sangue imposte dal governo Renzi stanno determinando la chiusura di importanti unità produttive, lo smantellamento dei servizi (sanità, scuola), l’intossicazione del territorio dell’acqua e dell’aria, anche nella nostra Regione basti pensare alle recenti scoperte relative alla presenza dei tubi in amianto piuttosto che agli effetti devastanti che lo sfruttamento geotermico sta comportando in Amiata. La classe dominante non è più in grado di garantire alcun benessere alle masse popolari (nemmeno quel minimo che 30 anni di capitalismo dal volto umano e le lotte del movimento comunista strappate ai capitalisti hanno creato), la crisi, questa crisi di sovrapproduzione assoluta di merci, li costringe a “bere o affogare” a cercare soluzioni alla necessità di valorizzare il loro capitale con effetti devastanti per le masse popolari. Il padrone è interessato solo ed esclusivamente a fare quanto può garantirgli più soldi non importa qual’è la misura necessaria, essa può andare dalla vendita, alla delocalizzazione, speculazioni finanziaria oppure ottenere vantaggi spremendo di più gli operai o alzando i prezzi di vendita. I capitalisti non hanno né un piano né una morale rispondono al corso oggettivo della crisi salvaguardando i loro interessi.

In Toscana tra il 2007 e il 2013 sono stati persi 36.000 posti di lavoro, 158.000 disoccupati tra cui 45.000 giovani, l’emergenza abitativa (aumento della richiesta di sfratti aumentata del 10%) inchioda la regione come una delle peggiori in merito a garanzia dei posti alloggio, aumentano i malati di tumore, si vive di più ma ammalati! Questi sono gli effetti di una guerra condotta a danno delle masse popolari, una guerra che è nella natura e nel corso dell’andamento delle cose gestite dai capitalisti. Anche quanto è successo a Parigi nei giorni scorsi è un episodio di questo conflitto non dichiarato, a prescindere dai mandanti, è un’altra delle manifestazioni della tendenza alla guerra verso cui la borghesia imperialista ci trascina. Siamo giunti in una fase in cui la sopravvivenza del capitalismo minaccia la sopravvivenza stessa del genero umano, dobbiamo prendere nelle nostre mani la gestione delle cose. Il primo paese che spezzerà le catene dell’imperialismo aprirà la strada a tutti gli altri, partiamo da qui, dall’Italia, un Paese interamente da ricostruire».

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Scritto da il 12.1.2015. Registrato sotto Foto, politica, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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