SAN VINCENZO: M5S «NON ASPETTIAMO L’ALLUVIONE PER RIPRISTINARE GLI ARGINI»
San Vincenzo (LI) – Riceviamo e pubblichiamo un intervento dal Movimento 5 Stelle di San Vincenzo sul rischio idrogeologico.
«In idrologia e ingegneria ambientale con il termine rischio idrogeologico si intende il rischio connesso all’instabilità dei pendii. Le possibili conseguenze sull’incolumità della popolazione e sulla sicurezza di servizi e attività su un dato territorio sono dovuti alle conformazione dei terreni, dei corsi d’acqua e quindi condizioni ambientali che coinvolgono le acque piovane e il loro ciclo idrologico una volta cadute al suolo ‒ inizia il M5S ‒. Questo è quello che tecnicamente viene scritto a proposito di rischio idrogeologico, peccato che, come al solito, si conosca la teoria ma si disdegnino le buone pratiche; basta guardare le carte dei vincoli idrogeologici in Toscana e verificare la nostra zone e campire quanto dista dal confine comunale il rischio idrogeologico più vicino.
Questa semplice analisi è ufficializzata da carte e documenti. Quindi, viene da chiedersi in alcuni casi chi si possa ritenere responsabile. Tecnicamente parlando, riusciamo a cementificare anche l’impensabile. Non credete? Eppure quello che succede normalmente è questo! Gettiamo una platea di cemento anche per posare una semplice casetta di legno e la chiamano edilizia sostenibile o bio architettura!
Dobbiamo sapere che in realtà, nel corso di attività edilizie, rimuovendo lo strato superficiale del terreno, dove è concentrata la maggior parte della sostanza organica, parte dello stock di carbonio organico viene rilasciata come gas serra a causa della mineralizzazione, vanificando l’azione millenaria dei processi naturali, responsabili della formazione del suolo.
Tali interventi antropici spesso implicano anche una più o meno intensa deforestazione, andando così a diminuire significativamente gli stock di carbonio presenti nella vegetazione, senza considerare il ruolo fondamentale che hanno gli spazi verdi nell’assorbimento di CO2 e nella riduzione dell’impronta di carbonio da parte dell’uomo.
Infine, la capacità del suolo di immagazzinare acqua e l’assorbimento di pioggia nel suolo viene ridotta e, in molti casi, impedita completamente, con una serie di effetti sul ciclo idrogeologico. Ecco perché costruire piattaforme di cemento come è stato e viene fatto a San Vincenzo significa ancora non aver ben chiaro cosa comporterà questa azione, che nel tempo ricadrà sulle generazioni a venire.
Immaginiamo quindi le conseguenze dell’apertura di un’altra cava nella nostra zona, l’asportare volumi e substrati a monte per riempire indebitamente zone geo-strutturalmente diverse a valle, perseguendo un sistema di lavoro vecchio e obsoleto atto solo a destabilizzare equilibri già precari, stravolgendo la pedogenesi del suolo, responsabile della formazione millenaria dello stesso. La trasformazione del suolo agricolo in area da cementificare, inoltre, produce impatti anche sull’agricoltura, naturalmente, e qui rientriamo nelle infelici scelte sulla Tenuta di Rimigliano.
Noi abbiamo un modello di sviluppo sbagliato che punta solo alla crescita (economica) infinita in un sistema del “qui e ora”, che sta inevitabilmente collassando. Questo noi lo continueremo a dire all’infinito anche se questo può sembrare soltanto una piccola goccia nel mare, ma è quella goccia a dare significato a ciò che stiamo facendo in attesa che si risveglino le coscienze e che la gente inizi ad informarsi a quel punto verrà da sé capire ‒ concludono i Pentastellati».
MoVimento5stelle San Vincenzo
Intanto si proceda con la cementificazione di Rimigliano, prego!