TORTOLINI: «VAL DI CORNIA, NON C’E’ TEMPO DA PERDERE»

Il consigliere regionale Matteo Tortolini

Il consigliere regionale Matteo Tortolini

Piombino (LI) – Abbiamo intervistato Matteo Tortolini, consigliere regionale della Toscana ed ex segretario della federazione Pd Val di Cornia-Elba, sul futuro del territorio della Val di Cornia, sulla SS398 e sullo sviluppo del porto. Leggiamo insieme le sue risposte.

Come consigliere regionale hai sicuramente una visione più “alta” del futuro della Val di Cornia e della città di Piombino. Ci puoi fare il punto della situazione?
La Val di Cornia non è quella di venti anni fa, in questo lasso di tempo le scelte politiche e amministrative ci hanno consegnato un territorio dove sono fiorite attività in settori diversi da quello siderurgico. Certo si può discutere sull’intensità della diversificazione, sulla qualità o sui tempi, tuttavia i numeri parlano chiaro e ci danno la fotografia di un territorio qualitativamente diverso rispetto al passato. La diversificazione, appunto, significava lavorare per economie diverse dal motore principale siderurgico che comunque manteneva una sua forza, seppur ridimensionata nel corso degli anni. Oggi siamo di fronte ad una rottura di questo modello  con conseguenze gravide di problemi sociali seri nel presente e nell’immediato futuro.

Lo stabilimento di Piombino è tecnicamente fallito per problemi di competitività che sono di lungo periodo e che si sono aggravati negli ultimi anni. Il che non significa che in siderurgia non si è guadagnato, basta vedere i bilanci di Severstal degli anni immediatamente precedenti alla crisi. Tuttavia il ciclo integrale funziona se si produce sopra ad una certa soglia di tonnellate in relazione agli elevati costi fissi, questo è il limite di fondo del nostro presidio produttivo che poi ha fatto i conti con i mutamenti radicali del settore che hanno prodotto un processo riorganizzativo dei grandi gruppi. L’affacciarsi di nuovi soggetti sul mercato come Cina, India, Brasile, la necessità di una maggiore connessione con le materie prime, la crisi globale, la caduta della domanda e la cruda fotografia di una sovra capacità produttiva del nostro continente: per questo sono comprensibili, ma improbabili, soluzioni di pubblicizzazione del settore, sia per motivi normativi sia perché il punto è creare le condizioni economiche per accogliere un investitore e non la pura declamazione della strategicità nazionale del settore siderurgico.

Costi per le bonifiche e il rischio ambientale, adeguati fondali per ridurre i costi per gli approvvigionamenti, sostenibilità energetica. Questi sono i punti su cui, in parte, è stato costruito l’accordo di programma e che devono essere portati in fondo, ma è del tutto evidente che è urgentissimo avere un interlocutore industriale definito, con cui discutere investimenti e prospettiva. Se vogliamo provare a rimettere in pista una produzione di acciaio diversa, ambientalmente compatibile e moderna, non ci sarà politica pubblica che tenga: occorre un industriale con cui discutere anche di politiche pubbliche, ma con l’obiettivo di rendere competitivo l’investimento. Per questo occorre un’iniziativa forte e risoluta del Governo per discutere i dettagli della proposta di acquisto formulata dal gruppo Jindal, i tempi e i contenuti di un piano industriale.

La città ha mostrato grande forza di mobilitazione grazie alle organizzazioni sindacali, all’amministrazione uscente. Senza quella stagione straordinaria di iniziative e di manifestazioni saremo arrivati in tutt’altre condizioni ad affrontare un periodo comunque difficile come quello che ci aspetta. E questo è merito della città oltre che della politica e delle istituzioni, che hanno posto Piombino al centro del dibattito nazionale consentendoci di avere in mano un Accordo di Programma per provare a costruire una ripartenza. Ora è il momento di stringere sulla proposta e di costruire rapidamente la prospettiva. Se ci sono investitori seri dobbiamo essere pronti a discutere.

Naturalmente la Val di Cornia è molto altro rispetto all’esclusivo motore siderurgico. Ci sono eccellenze in molti settori, capacità di innovazione, di scommettere, idee, voglia di futuro che non possono essere dimenticati. Nell’ Accordo di Programma stesso ci sono risorse e incentivi per progetti di sviluppo ed è in corso un lavoro importante, tuttavia senza un prospettiva industriale nuova e moderna, tutto sarà più difficile e complicato. Faccio questa considerazione non per motivi ideologici rispetto ad un tratto identitario di Piombino, la siderurgia appunto, piuttosto perché i numeri ci dicono che non c’è nuovo modello di sviluppo anche il più innovativo che possa dare risposte rapide per la fase che ci attende.

In molti reputano che per Piombino sia giunta l’ora di una svolta radicale con una rimodulazione importante del territorio e dello sviluppo rispetto al passato. Da questo punto di vista ti senti più nel “solco della continuità” o reputi sia giunta l’ora di un cambiamento efficace per Piombino?
Il mio è un giudizio necessariamente partigiano, avendo avuto responsabilità dirette sia amministrative che politiche. In questi dieci anni abbiamo conosciuto una crisi mondiale, con un Paese fermo, nel quadro di una riduzione drastica e progressiva delle risorse per i Comuni. Tuttavia è stato fatto un lavoro per la tenuta  dei servizi sociali, insieme ad investimenti di riqualificazione urbana e di presenza costante sui temi industriali e ambientali. Io credo che in questi anni ci sia stato un lavoro importante sia sulle questioni contingenti, sia sulle questioni di lungo periodo. Sono stati rinnovati gli strumenti urbanistici, si è immaginata una strategia per qualificare e difendere i servizi socio sanitari, insieme alla Regione Toscana e all’Autority è stato approvato il nuovo PRG del Porto e sono arrivati rilevantissimi investimenti che si stanno trasformati in opere, cosi come il grande impegno profuso per sbrogliare la matassa progettuale (e speriamo presto anche realizzativa) della 398. Senza dimenticare il  lavoro fatto per mettere Piombino al centro del dibattito nazionale sul futuro industriale del paese.  Questo è un patrimonio importante, ancora vivo e utile per il futuro.

Certo, ogni nuova stagione porta con sé l’esigenza di continaure per ciò che è giusto e di imprimere novità laddove è necessario. Come dicevo in precedenza, è urgente capire se c’è un interlocutore industriale, se c’è un disegno per tornare a produrre acciaio e quali sono le condizioni, questo è il punto di fondo.  Contemporaneamente c’è bisogno di un piano urbanistico e di fattibilità finanziaria per attrarre investimenti sulle aree siderurgiche dismesse funzionali alla crescita del porto, per specializzazioni produttive, logistiche dove innestare ricerca scientifica e tecnologica. Qui vedo il cuore delle scelte da fare ora per il futuro: una strategia chiara di sviluppo che parta dal riuso della aree produttive su cui innestare le risorse pubbliche dell’accordo di programma.

Personalmente sarei favorevole a rivedere alcuni vincoli urbanstici per favorire investimenti qualitativi in turismo, artigianato, sistema termale e dei parchi. Non è un caso se nelle difficoltà che abbiamo possiamo scorgere nel commercio e nelle piccole imprese giovani che hanno investito rischiando. Affrontare con scelte nette e realistiche una nuova fase per la siderurgia e aprire le porte a chi ci crede e chi ci prova nei settori extra siderugici. Non c’è tempo da perdere, per l’autunno occorre un’impostazione concreta su questi temi per provare a dare una prospettiva tangibile alle inevitabili  sollecitazioni sociali che  attraverseranno il territorio.

Dopo il tribunale, la camera di commercio, eccetera, adesso è il turno dell’autorità portuale. Non è che c’è un obiettivo di smantellamento o comunque di forte ridimensionamento di questa città? E se sì, perché?
Non credo affatto che ci sia un obiettivo di ridimensionamento di Piombino se non altro perché alcune di queste riforme riguardano tutto il Paese e non solo noi. Capisco l’obiezione e comprendo, semmai, che ci si interroghi sugli strumenti che possiamo avere sia per mantenere un certo livello di servizi ai cittadini, sia per governare con maggior forza la fase di riconversione economica. Qui occorre un salto di qualità della politica.

Non possiamo invocare le riforme e i processi riorganizzativi dello stato pensando che esista un’esenzione o una deroga solo per noi. Semmai il problema è accrescere le relazioni con altri territori, aumentare la massa critica intensificando le sinergie tra le realtà locali periferiche. Questo tema riguarda molti aspetti della pubblica amministrazione. Si risponde alle riforme e al rischio di marginalizzazione provando ad innovare, rimettendoci in discussione e costruendo reti ed alleanze con i territori limitrofi. Non credo sia sufficiente attestarci nel solco di una pura logica rivendicativa. Non voglio sottovalutare i rischi, ad esempio, di una riforma delle Autorità Portuali, tuttavia sta a noi lavorare per costruire dentro lo spirito della riforma in atto gli spazi di autonomia necessari per mantenere elevati livelli di investimenti e di progettualità.

Autostrada SAT e SS398: dopo le dimissioni di Bargone e la richiesta di 270 milioni di euro come contributo per completare la strada a pedaggio, non è forse giunta l’ora di guardare oltre il progetto SAT e adeguare rapidamente l’Aurelia con il progetto ANAS del 2000?
Condivido la posizione della Regione Toscana che, con apposita delibera, ha espresso parere favorevole all’autostrada con il vincolo delle esenzioni sul pedaggio previste per residenti e attività produttive domiciliate nei Comuni inseriti appunto nell’atto deliberativo regionale.

Io rispetto chi ha opionioni diverse e chi non è d’accordo con la realizzazione di questa infrastruttura, tuttavia non credo sia sensato, in un Paese dove tra il dire le cose e il farle passano sempre decenni, rimettere in discussione una scelta a cui si è arrivati dopo una gestazione trentennale e che ha portato ad un ragionevole punto di equilibrio. Per questo il Governo deve mettere le risorse per partire con i lavori. Se la realizzazione di quest’opera dovesse avere nuovi intoppi non c’è dubbio che si porrebbe il problema stringente di finanziare con risorse pubbliche la 398 fino al Porto. È un delitto avere un porto potenzialmente forte e competitivo senza una strada di collegamento diretto.

Lucchini: concluso il ciclo integrale, quale messaggio ti senti di inviare a quelle famiglie che in cassa integrazione o mobilità rischiano di non rientrare più a lavoro?
Chi ha responsabilità pubbliche non deve mandare messaggi né imbracciare la retorica della speranza, a maggior ragione nei confronti di famiglie, lavoratori e imprese che vivono una fase delicatissima e piena di inquitudine verso il futuro. Dobbiamo  provare a fare le cose, avendo una strategia chiara, dicendo la verità senza omissioni di comodo e facendo i conti con la realtà. Questo sarebbe il messaggio più forte e ricco di futuro a cui si possa pensare.

Sovracomunalità: dopo il fallimento della “fusione” sembra che non stia ridecollando neanche l’unione dei comuni, e che anzi, complice il fatto che Suvereto non è più gestito dal PD, ci sia una sorta di isolamento per il Comune “non allineato”. Che ne pensi? Quali benefici avrebbe la Val di Cornia con una sovracomunalità più efficiente?
Partiamo dalla radice del problema. Le risorse dei comuni hanno avuto un drastico e progressivo ridimensionamento nel corso degli ultimi dieci anni. Questo ha pesanti implicazioni sulla tenuta dei servizi sociali ed in generale sulla capacità di questi enti di svolgere un tradizionale ed efficace ruolo di prossimità e di risoluzione dei problemi. Questa è una questione seria che dobbiamo porci al di là del colore politico delle giunte e che non è solo economica, ma di funzione, di ruolo e perfino ruolo democratico dei Comuni stessi.

Nel passato sono stato uno dei sostenitori dell’idea di costruire la prospettiva di un comune unico per tutta la Val di Cornia. Resto convinto di questo disegno strategico che per’altro non è nuovo e che fu discusso e immaginato dal PDS agli inizi degli anni ‘90. Tuttavia, lo dico anche criticamente, questo approccio ha alimentato indubbiamente timori rispetto alla perdita di autonomia o alimentato esigenze di difesa di identità che possono anche non piacere, ma che esistono in parte della popolazione e con cui dobbiamo fare i conti laicamente. Per questo oggi il punto non è toccare l’autonomia politica dei comuni, ma ragionare di forme di programmazione comune da un lato e dall’altro di fusione di pezzi di apparato amministrativo. Questi non sono temi tecnici, ma tutti politici.

Occorre discutere come riorganizzare la macchina pubblica delle nostre amministrazioni per produrre efficienza ed economie di spesa con l’obiettivo di qualificare e tenere i servizi sociali ed assumere su alcuni temi (urbanistica, sanità, trasporti ad esempio) una capacità programmatoria comune e di area. Semmai queste scelte vanno proprio a vantaggio dei piccoli comuni che sono più fragili sotto il profilo organizzativo. Certo, l’Unione dei Comuni può essere lo strumento politico istituzionale di governo di questo processo. Toccherà ai comuni stessi e alle forze politiche ragionare delle forme condivise su cui può decollare questo tipo di esperienza. In questo occorre grande capacità di sintesi, rifuggendo da fughe in avanti o intenti egemonici, tuttavia il punto vero secondo me è la ristrutturazione delle macchine comunali dove  occorre innovazione e coraggio. Le istituzioni vanno rispettate qualunque colore politico abbiano. Le istituzioni non sono dei sindaci, dei partiti, né delle maggioranze politiche. Le istituzioni sono dei cittadini, per questo si deve ragionare con chi li rappresenta sempre e comunque. Dopo di che, se Suvereto vuole, giustamente, ragionare di terme e Campiglia Marittima dice “ok parliamone insieme”, onestamente non mi pare uno scandalo. Del resto sono testimone oculare che questo tipo di discussione è identica a quella che fu avviata quando a Suvereto governava un’altra maggioranza.

Reputi la Parchi Val di Cornia il soggetto giusto per una politica di promozione turistica di area o reputi più saggio che quest’azienda torni ai suoi obiettivi originali?
In realtà la missione originaria della Parchi era di affiancare alla gestione delle aree archeologiche e museali entrate a reddito da parcheggi e attività turistiche. In questi anni la Società ha agito correttamente per ottimizzare la gestione e coordinare nuove iniziative con il tessuto di imprese del territorio, ma il punto è il progetto territoriale che abbiamo in testa e gli unici titolati ad imprimere una visione sono i proprietari, ovvero i Comuni. Non da oggi penso che si debba rilanciare con radicalità la missione originaria di questa società che considero tutt’ora valida. Ci vuole un “piano industriale” dove i Comuni allarghino la possibilià di nuove iniziative economiche gestite in via diretta o indiretta dalla Societàm stessa, un allargamento della sfera di gestione dei parcheggi, lo sviluppo dell’area di promozione con progetti da presentare a Toscana Promozioni e contemporaneamente una ristrutturazione della Parchi per un più pronunciato profilo turistico e manageriale.

Il progetto che vedo è di rilancio moderno e a regime di riduzione del “costo” economico di questa società, sia verso i Comuni, sia calmierando gli affitti sulle imprese che lavorano in concessione e che sono in grave difficoltà. Su questo consiglierei a tutti un approfondimento. Giustamente parliamo di siderurgia perché le dimensioni del problema sono chiare a tutti, tuttavia anche nel nostro territorio ci sono realtà che vivono una situazione di grande difficoltà soprattutto nel comparto delle piccole e piccolissime imprese o per il credito con le banche, o per le difficoltà dei consumi e del mercato o per, appunto, rapporti concessori con strutture pubbliche che iniziano ad essere difficili da mantenere con la fase che viviamo.

Per affrontare una fase di riforma della Società dei Parchi occorre una forte volontà politica di tutto il territorio. Del resto le scelte urbanistiche da cui nacque l’idea di gestire in modo integrato un sistema dei Parchi con una Società per Azioni vide luce proprio per ferma volonta politica dei Comuni e delle forze politiche. Aggiungo che, se le normative ci dovessero impedire gli affidamenti diretti, non mi scandalizzerebbe una Parchi pubblica che si misura con il mercato perché gli strumenti sono certamente importanti, ma il punto di fondo è il progetto, l’idea di fondo, la volontà politica e la capacità di coesione attorno alle scelte da fare.

Giuseppe Trinchini

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Scritto da il 8.8.2014. Registrato sotto Foto, politica, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

4 Commenti per “TORTOLINI: «VAL DI CORNIA, NON C’E’ TEMPO DA PERDERE»”

  1. allegra

    E bravo anche il Tortolini!
    Mi permettete di cercare di ribattere punto per punto?
    Comincio.Un territorio dove sono fiorite attività diverse da quelle siderurgiche, vero ma dove? a Campiglia! Qui abbiamo continuato a credere nell’industria pesante tanto pesante che ci ha schiacciato.
    Ci sono stati grossi guadagni con questo tipo di attività? Logico, altreimenti la chiusura dello stabilimento sarebbe avvenuta almeno 10 ani prima. Il guaio è che qui si è voluto credere solo in quello perchè alimentare e sostenere la piccola e media impresa comportava il rischio di perdere voti. Invece nel calderone dello stabilimento, con i sindacati al servizio del padrone, era più facile tenere tutti sotto controllo. Dove è il grosso lavoro per la tenuta dei servizi sociali? Ma lui come consigliere regionale dove era quando Rossi cercava in tutti i modi di salvaguardare e potenziare l’Oaspedale di Pontedera? Lì i posti di primario vacanti venivano ricoperti entro 6 mesi e voogliamo ricordare che Pontedera è a 15 minuti da Pisa, polo Universitario….
    E tutti gli altri benefit a vantaggio di Livorno solo per permettere a quella struttura di cercare reggere il confronto con Pisa? Secondo lui chi ha o ha avuto responsabilità politiche negli ultimi anni a Piombino? Berlusconi?
    Chi ha lanciato messaggi fasulli che più che tali erano veri e propri proclami?
    Chi ha illuso promettendo ciò che sapeva benissimo non avrebbe potuto mantere? Berlusconi? Chi ha speculato sui fanghi di Bagnoli? Chi ha perso la faccia con la Concordia?
    Chi ha basato ben due campagne elettorali promettendo il completamento della 398?
    Chi ha gridato all’orrore quando è stata ventilata la proposta della strada Fiorentina-Salivoli? Quella non si farà perchè aprirebbe la strada a speculazioni urbanistiche….
    E io leggo fra le righe: perchè al momento non interessa Il nostro Marchese di Carabat!!!!
    Ma una speculazione nella trasformazione del casone di baratti non si intravede? Parliamo un pò del risparmio, tutto da verificare, con l’unificazione dei Comuni della Val di Cornia. Bel posticino quello Consigliere Tortolini! Non è che fra due anni si sentirà pronto a proporre una sua candidatura? Poi il risparmio non si realizza con questi mezzi. Si realizza facendo lavorare al meglio il personale che abbiamo e che è stato assunto, a concorso od a incarico, con i requisiti giusti per ricoprire le necessità tecniche, specialmente nei settori dell’urbanistica e dei lavori pubblici, senza dover ricorrere ad incarichi privati che ci costano centinaia di migliaia di euro. Lei come “vecchio” amministratore di questo comune lo dovrebbe sapere bene.
    Mi ha stupito una cosa, non ha parlato di turismo se non in modo molto ma molto marginale. Le riconosco che se un argomento non si conosce neglio non affrontarlo che bistrattarlo come ha fatto la passata amministrazione, però due paroline sull’albergo storico che ha chiuso e sulla cattiva abitudine, che sta imperando, di trasformare tutto in appartamenti per vacanze, piccole strutture il più delle volte affittate al nero, ecco su quello mi avrebbe fatto piacere conoscere il suo pensiero. Ma capisco che queste per lei sono quisquilie, lei deve sviluppare l’accordo di programma, deve riorganizzare la Parchi, deve reinventare la sanità e il sociale nella nostra zona, deve rilanciare la piccola e media impresa e tutto questo in che veste avrebbe intenzione di farlo? Come rappresentante in regione della nostra zona o come nuovo Sindaco, magari fra due anni? La saluto Allegramente

  2. Pippo Etrusco

    Tra un annetto, a parte che non sarà successo nulla, fate il copia-incolla di quanto sopra detto e siamo a posto così…

  3. maurizio

    Caro consigliere dovresti usare un minimo di onestà intellettuale e morale quando fai delle valutazioni.
    Perché tu fai parte integrante di quel sistema di potere che ha gestito per anni il nostro territorio contribuendo a creare e favorire con i comportamenti il disastro sociale economico ,salvo alcuni imprenditori che hanno avuto benefici protetti dallo stesso sistema creato dalla tua politica. E ti permette di salire in cattedra.
    Hai mai lavorato, o sei nato funzionario?
    Caro consigliere fatti una riflessione interna, e riflette sul clientelismo che hai regolarmente applicato molto vicino a te.
    Questa scuola e la cultura dovrebbe essere in via d’estinzione.

  4. lino

    Ma ancora stiamo a parlare di Tortolini una figura di politico completamente screditata anche agli occhi dei suoi compagni di partito, tanto è vero che non l’hanno voluto candidare a sindaco di Piombino. I suoi compagni non si fidano di lui e noi dobbiamo ascoltare quello che dice in merito ai problemi della città. Non ha mai lavorato in vita sua come del resto il Manciulli, la Velo, il Fabiani, l’Anselmi e ora dovrebbe aiutarci ad uscire dal pantano di una terribile disoccupazione dove lui stesso con l’aiuto dei suoi amici ci ha spinto. Siamo seri questi personaggi e quei babbei dei sindacalisti dovrebbero sparire dalla scena politico-sociale della città. Purtroppo non sarà così e noi che abbiamo già toccato il fondo ci ritroveremo nella m**da più nera. Questi hanno creduto e volevano farci credere che Khaled avrebbe risolto tutti i problemi della città. Questi non riescono a distinguere un farabutto da un gentiluomo, questi non sanno nulla della vita reale, vivono in un mondo parallelo , galleggiano tra gli agi mentre gli altri fanno la fame.

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