LUCCHINI: NON SI ARRESTA LA GRANDE FUGA, SPEZZATINO SEMPRE PIU’ VICINO?

lucchini_2011E’ sempre più preoccupante la situazione per quanto riguarda lo stabilimento siderurgico piombinese in amministrazione controllata. Dopo che la cordata italiana Duferco-Feralpi-Acciaierie venete hanno ufficializzato l’intenzione di non presentare un’offerta per il bando, su Repubblica di oggi si legge che anche il tandem italiano tra la bresciana Ferriera Valsabbia e la Ecoacciai di Pontedera non presenterà alcuna offerta vincolante. 

Dovrebbero avere definitivamente rinunciato a presentare un’offerta anche gli indiani di Jindal steel, mentre si scopriranno martedì prossimo le vere intenzioni del fondo svizzero Klesch e degli arabi della SMC.  Il primo starebbe riconsiderando la sua posizione, mentre il secondo, che sulla carta proporrebbe l’offerta migliore,  ha però destato lo scetticismo dell’amministrazio­ne straordinaria sulla sua reale consistenza.

Quella di Valsabbia-­Ecoacciai non è però una perdita di poco conto, perché sembrava avviata ad essere l’offerta meno dolorosa per impatto sociale, prevedendo la sostituzione dell’altoforno con il forno elettrico e il manteni­mento, probabilmente, di almeno mille posti di lavoro. Oltre all’offerta di SMC quindi resterebbero in pista solo proposte di acquisto a spezzatino, tra le quali sembra doversi inserire quella degli sviz­zeri di Klesch, che così, in caso di acquisto salverebbe solo poche centi­naia di posti di lavoro.

Ieri   Emanuele Ricciardi di EcoAcciai  ha spiegato, con poche parole, che la rinuncia della sua azienda è determinata dalla volontà di lasciare spazio all’ini­ziativa araba che pare poter tute­lare l’integrità della Lucchini e il lavoro meglio delle altre. Per ora si chiama però responsabilmente fuori dalla gara per la Lucchini. Ma non finisce qui. «Speriamo che l’offerta araba sia valida e vada avanti — dice Ricciardi — altri­menti penso che la partita si ria­prirebbe e che noi avremmo la possibilità di tornare in pista».

E questo fa pensare che, se l’offerta araba non avrà sufficienti garanzie, si prospetta l’ipotesi di una proroga del bando che a questo punto farebbe rientrare in gioco Duferco ed EcoAcciai a condizioni di sicuro per loro più vantaggiose.

Tutto questo fa crescere ancora di più i dubbi e la preoccupazione sia tra gli operai che i residenti sulla reale cosnsistenza delle offerte rimaste in gioco. Dubbi che saranno svelati martedì quando finalmente si vedrà quali garanzie conterranno le proposte d’acquisto. Speriamo solo che questi dubbi non si tramutino in certezze nell’interesse di tutte le famiglie della Val di Cornia e non solo.

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Riportiamo ora una proposta di Ordine del Giorno per la riunione congiunta della Direzione della Federazione Val di Cornia-Eba e dell’Unione Comunale di Piombino del Partito Democratico su questo argomento.

Il destino del polo siderurgico di Piombino è legato a doppio filo al futuro dell’industria italiana oltreché alle prospettive di una intera comunità. Per questo pensiamo che la politica e le istituzioni non possano accontentarsi di assistere passivamente allo svolgimento della procedura di vendita del Gruppo Lucchini senza assumere una forte iniziativa sul piano delle politiche industriali. È interesse di tutti che la procedura si svolga nel pieno rispetto delle regole, dando la possibilità al Commissario Straordinario di esaminare attentamente e serenamente le diverse manifestazioni di interesse che si sono palesate. Noi non facciamo il tifo per nessuno e intendiamo ribadire che a Piombino chiunque intenderà fare un investimento all’altezza delle nostre aspettative troverà “condizioni ambientali” favorevoli, ma sentiamo l’esigenza, nel rispetto del ruolo di ciascuno, di esprimere liberamente le nostre valutazioni, ribadendo e difendendo le prerogative e le esigenze del nostro territorio.

In questo senso esprimiamo forte preoccupazione per la vicenda che si sta consumando attorno alla manifestazione di interesse del gruppo giordano SMC, un progetto che abbiamo avuto modo di conoscere, essendo l’unico che è stato presentato pubblicamente, e apprezzare per i contenuti, riscontrandovi molti elementi di coerenza con il lavoro di questi anni, le ambizioni del territorio e quel progetto di riconversione ecologica del polo siderurgico definito dal protocollo d’intesa firmato lo scorso 16 gennaio da Governo, Regione e istituzioni locali. Ma proprio per questo abbiamo chiesto, e continuiamo a chiedere, che venga fatta chiarezza, da parte degli stessi proponenti, sulla solidità finanziaria e industriale, poiché il livello di incertezza che pesa sul futuro di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie non ammette approssimazioni o salti nel vuoto. Questo vale ovviamente per SMC così come per tutti gli altri soggetti che si sono fatti avanti.

La diretta presa in carico di questa vicenza da parte del governo rappresenta un punto di svolta che va nella direzione giusta, da noi stessi indicata e sollecitata. Per la portata della partita che si sta giocando, infatti, è necessaria tutta la forza politica che solo un intervento diretto del Governo è in grado di garantire. È stato importante, inoltre, confermare la volontà di accompagnare la procedura di vendita con un percorso di confronto fra Istituzioni di ogni livello ed organizzazioni sindacali.

Avvertiamo comunque il bisogno di richiamare l’attenzione del Governo a partire dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dello Sviluppo Economico attorno all’esigenza inderogabile di ricondurre la procedura di vendita Lucchini all’interno di una strategia nazionale per la siderurgia, scommettendo su innovazione e ambientalizzazione delle produzioni, su bonifiche e riconversione ecologica in linea con quanto previsto dal nuovo Piano Europeo dell’acciaio. Chiediamo al nuovo Governo di riconfermare l’impegno contenuto nel suddetto protocollo e di agire tempestivamente, considerando Piombino uno straordinario laboratorio nazionale e di evitare che una chiusura anticipata dell’altoforno per esaurimento di materie prime contribuisca a disperdere un patrimonio di professionalità delle maestranze, di qualità dei prodotti (a patire dalle rotaie di 108 metri), di competitività logistica determinata dall’affaccio sul mare dello stabilimento e dalle prospettive che si possono aprire grazie al potenziamento infrastrutturale dell’area portuale.

In definitiva,  sottolineando i segnali positivi di questi giorni, ma consapevoli dei rischi cui la nostra comunità è esposta, chiediamo al Governo di:

1) Favorire le condizioni di mantenimento della continuità produttiva che garantisca la marcia dell’altoforno almeno fino all’individuazione di un nuovo partner e di un nuovo piano industriale. A tale scopo è indispensabile la nuova fornitura di materie prime per evitare ad aprile la formata di quell’impianto.

2) Concretizzare gli impegni assunti nel Protocollo d’intesa del 16 gennaio, varando rapidamente l’Accordo di Programma su cui si sta lavorando da mesi.

3) Vigilare affinché l’esito della procedura di vendita del Gruppo Lucchini sia coerente con quel progetto di riconversione ecologica dello stabilimento e di modernizzazione e riorganizzazione dell’intera area industriale di Piombino.

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Scritto da il 9.3.2014. Registrato sotto Economia, Foto, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

2 Commenti per “LUCCHINI: NON SI ARRESTA LA GRANDE FUGA, SPEZZATINO SEMPRE PIU’ VICINO?”

  1. lino

    Quindi anche il grande partito spera negli arabi.
    Un detto popolare afferma che chi nasce babbeo non morirà filosofo ma sicuramente babbeo.
    Il PD con in testa il suo sindaco non saranno certamente filosofi ma ritrovarli babbei di questa portata è impressionante.
    Questi davvero sperano che gli amici del Capperucci tireranno fuori tre miliardi di euro.
    Lo psichiatra, un bravo psichiatra ci vuole altro che discorsi.

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    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
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