SOLO LA «DECRESCITA FELICE» CI SALVERA’ DALLA CRISI

decrescita felice 1Piombino (LI) – Giovedì 13 febbraio al castello di Piombino si è tenuto un convegno su «La DECRESCITA FELICE negli insediamenti umani», una tematica, calzata anche sul nostro territorio, di elevato interesse che invita a una profonda riflessione sul nostro futuro per uscire dalla crisi, progettando un futuro sostenibile che ci faccia continuare a vivere nel benessere senza contemporaneamente distruggere il nostro territorio e contemporaneamente sprofondare nella recessione più nera. Fra gli ospiti, Maurizio Pallante, Wittfrieda Mitterer e Jacopo Fo.

Il convegno è stato introdotto dall’Ass. Luciano Francardi e dal Geol. Luca Sbrilli, Presidente della Società Parchi Val di Cornia. È stata poi la volta dell’Arch. Federica Lipari, pioniera di bioarchitettura in Sicilia, e dell’Arch. Marzio Verucci, con la filosofia dell’habitat.

Attesissimo l’intervento del Prof. Maurizio Pallante, saggista e divulgatore scientifico sui rapporti tra ecologia, tecnologia ed economia, con particolare riferimento alle tecnologie ambientali, che ha affrontato in maniera concreta e incisiva la questione, ormai sempre più dibattuta, della “decrescita felice”.

La decrescita viene di solito intesa con accezione negativa in quanto alla parola crescita viene dato significato positivo, ma non sempre è così. In economia la crescita è intesa come incremento del PIL (Prodotto Interno Lordo), ma il paradosso è che se bruciamo benzina in un ingorgo stradale, se sprechiamo energia per scaldare le nostre case (poco efficienti da un punto di vista energetico) e quindi producendo anidride carbonica (gas serra) oppure se compriamo medicine perché non godiamo di buona salute dovremmo essere soddisfatti, poiché tutto questo produce un aumento di PIL. Pertanto l’incremento del PIL non misura il nostro benessere, ma in economia si continua ad utilizzarlo come parametro di riferimento. Questo avviene perché in economia si fa esclusivo riferimento alle merci, cioè a oggetti che vengono comprati e venduti con denaro. Ma esistono beni che non sono merci e viceversa.

decrescita felice 2Attualmente non siamo in decrescita, ma in recessione. Per uscire da questa crisi non dobbiamo puntare alla crescita, in quanto questa non crea occupazione. Aumentare la produttività significa semplicemente produrre sempre di più con minore manodopera, riducendo di fatto i posti di lavoro in scala globale, incrementando il divario fra domanda (in calo) e offerta (in aumento). Occorre invece ridurre la produzione di merci che non sono beni. È auspicabile e doveroso incrementare, dove possibile, l’autoproduzione e stimolare l’economia del dono (che implica benessere etico e socializzazione). Nella nostra società i rifiuti sono un’invenzione della società dei consumi, poiché ogni oggetto può essere “recuperato”. Il recupero dei materiali porterebbe ad un risparmio dello spreco con incremento di posti di lavoro. La prima fonte da cui attingere deve essere infatti la riduzione degli sprechi, energetici in primis. E la decrescita (del PIL) non significa tornare indietro; casomai il contrario: progresso virtuoso e benessere, attraverso l’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate, che sono lo strumento per attuare questo nuovo modello di sviluppo.

La Prof.ssa Wittfrieda Mitterer, giornalista ed editorialista, nonché docente presso l’Università di Inssbruck e a Roma con l’Università di Bologna, ha illustrato esempi di recupero di aree industriali dismesse e di quartieri residenziali degradati. In questi lodevoli progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana, l’elemento acqua è risultato sempre protagonista, sia da un punto di vista ecologico che paesaggistico.

Calzante un intervento  a fine convegno, che ha evidenziato come a Piombino le numerose sorgenti d’acqua (le più consistenti sono quelle di Viale Amendola, del Canaletto e del Vallone) siano attualmente intubate a mare, senza che siano utilizzate e senza poter produrre benessere ecologico-paesaggistico nel loro percorso. E alla domanda rivolta a Pallante, in cui chiedeva se uno stato singolo potesse da solo incamminarsi verso una decrescita consapevole a prescindere dal comportamento delle altre nazioni, la risposta è stata inequivocabile: il modello di decrescita rende uno stato più competitivo.

Riccardo Banchi

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Scritto da il 15.2.2014. Registrato sotto Foto, scienza_tecnologia, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

3 Commenti per “SOLO LA «DECRESCITA FELICE» CI SALVERA’ DALLA CRISI”

  1. lino

    Guardando il tavolo degli oratori si capisce bene perché questi sono pronti a scommettere tutto sulla decrescita felice.
    Pensate per un attimo se si fossero cimentati nella crescita economica e sociale, sarebbe stato come puntare tutto sulla vittoria della tartaruga nella gara di velocità con Achille. Rammentate quel paradosso , bene, questi sono i moderni Zenone.

  2. Riccardo Banchi

    Forse il Sig. Lino non ha compreso che la decrescita – intesa nel senso oggettivo del termine – è l’unico modello di sviluppo sociale ed economico sostenibile da una popolazione che a breve si avvicinerà ai 10 miliardi di persone.

  3. andrea61

    Quello che i fautori della decrescita felice non sono ancora riusciti a spiegare e’ come lo Stato potrà pagare stipendi, pensioni, sanità e istruzione a fronte di un calo del gettito. Stiamo sperimentando sulla nostra pelle gli effetti del calo del PIL con il debito passato dal 106 al 132%, le famiglie strozzate e il lavoro che scompare.
    Forse i fautori della decrescita felice dovrebbero spiegare che comporterebbe un drammatico ridimensionamento del tenore di vita generale a livelli di economia contadina e non invece far credere che addirittura si vivrebbe meglio.
    Tra l’altro uno scenario di decrescita, per quanto felice, porterebbe molto propbabilmente ad un accentuarsi delle diseguaglianze sociali.

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