PIOMBINO: CRISI LUCCHINI, LA CITTA’ SI MOBILITA AL FOTOFINISH

i rappresentanti sindacali

gli striscioni messi dagli operai Lucchini

gli striscioni messi dagli operai Lucchini

Piombino (LI) – La città non vuole rassegnarsi alla chiusura dell’altoforno, spostata ai primi giorni del 2014 per esaurire il materiale a terra che alimenta l’afo 4 . Un sabato di protesta in piazza Verdi con le mamme e i figli degli operai e tante persone che hanno partecipato al presidio al Rivellino che continuerà fino a lunedì prossimo, per sostenere lo stabilimento.

Però non possiamo far notare che i piombinesi in tutta questa vicenda hanno aspettato troppo. Già durante la Festa del Pd a settembre, il sottosegretario Claudio De Vincenti – lo stesso dell’incontro del 18 ottobre a Roma – durante un dibattito aveva già annunciato la volontà di riconversione con forno elettrico senza altoforno sposando in pieno la linea del piano industriale del commissario Piero Nardi, e già allora dovevano partire immediatamente le manifestazioni di piazza.

E la riconversione dello stabilimento adesso passa per Bruxelles. Noi lo avevamo già indicato in tempi non sospetti quando a luglio del 2012 in un articolo intitolato “LUCCHINI: PROPOSTE CONCRETE PER USCIRE DALLA CRISI SIDERURGICA” indicavamo come unica strada quella europea.

Il sottosegretario De Vincenti nell’incontro romano è stato chiaro, sottolineando la necessità di individuare le modalità migliori, anche in termini di tutele per i lavoratori, per gestire la fase di transizione che dovrà portare al decollo del progetto di reindustrializzazione, cercando fondi europei. Ma i tempi sono lunghi, per il forno elettrico ci vorranno un paio d’anni (e non c’è un investitore) e per il Corex almeno quattro. E intanto gli operai saranno in cassa integrazione, come Italia perderemo quote di mercato dell’acciaio e un territorio vivrà drammi sociali.

sindacati lucchini rivellinoLunedì nuove assemblee e consigli di fabbrica durante i quali sarà decisa un’ulteriore manifestazione (dovrebbe esserci giovedì 24 ottobre). I sindacati hanno chiesto le dimissioni del ministro Flavio Zanonato, facendo una petizione che inoltreranno a livello nazionale, con un banchetto per firmare allestito al Rivellino. Iniziativa fortemente contestata ieri sera dal presidente della Regione Toscana Rossi presente  inizialmente per sostenere la candidatura di Valerio Fabiani e poi intervenuto di fatto solo per salvare lo stabilimento .

Vi segnaliamo inoltre questo articolo del “Sole 24 Ore” del 19 ottobre 2013: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2013-10-19/piombino-sara-spento-altoforno-094358.shtml

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Scritto da il 20.10.2013. Registrato sotto Economia, Foto, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

8 Commenti per “PIOMBINO: CRISI LUCCHINI, LA CITTA’ SI MOBILITA AL FOTOFINISH”

  1. Andrea

    La chiusura dell’altoforno non può essere vista che con gioia da centinaia di migliaia di persone che vivono nei dintorni di Piombino. La loro aspettativa di vita migliorerà sicuramente senza le migliaia di tonnellate di CO2 e sostanze tossiche immesse ogni anno nell’atmosfera.
    Se ci sarà qualche disoccupato ce ne faremo una ragione. Niente in questo mondo dura in eterno. Cambia la tecnologia, il mondo si evolve, le industrie si evolvono o spariscono. Se la Lucchini fa la fine che farà è perché se l’è voluta e perché intorno ha avuto una città miope e culturalmente arretrata (leggasi ignorante).

  2. Vedi Giuseppe il nostro problema è che non prendiamo mai sul serio le passate esperienze. In tutti questi anni e mi limito all’immediato dopo guerra, ci hanno fatto credere che noi non avremo mai avuto problemi con le fabbriche anche perché il nostro personale aveva grandi capacità ed esperienza quasi secolare in questo settore. Poi nel ’53 chiuse per ristrutturazione La Magona e dopo scioperi, occupazioni essa chiuse: Piombino entrò in miseria ci fu una crisi locale che durò quasi tre anni poi fortunatamente si riprese anche perché iniziò lo sviluppo dell’allora Ilva. Oggi ci risiamo e non è purtroppo una crisi di un settore ma è generalizzata, ma quello che non abbiamo ancora capito è che la crisi dell’acciaio, che è quella che più ci interessa, non è partita oggi ma dagli anni 70 e nessuno ne i politici che per inciso non hanno mai capito veramente la realtà dello stabilimento, ne i sindacati che puntavano solo ai consensi per piccoli aumenti economici nelle buste paga ma non hanno mai capito l’anima dello stabilimento e purtroppo oggi siamo in un momento peggiore del 53 anche perché nel nostro territorio non ci sono prospettive per nessuno anche perché non si è mai fatto niente per forme di lavoro alternative come hanno fatto in altre città quindi speriamo che almeno fra 15 giorni si possa sapere quale sarà la reale situazione e da questa purtroppo ripartire

  3. zeno

    non mi interessa sapere qualcosa su andrea anche perchè la sua opinione può essere rispettabile…se fosse possibile mi farebbe piacere sapere, se Andrea è piombinese e ci vive da anni, di cosa è vissuto finora?

  4. Astuto Cacciatore

    Andrea, ovvero quello che si pensa e non si dice.

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    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
    80 mesi, 27 giorni, 23 ore, 22 minute fa

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