PAZZAGLI: «CAMPIGLIETO, DANNI ECONOMICI E RIDUZIONE DELLA DEMOCRAZIA»

rossano-pazzagliRossano Pazzagli, ex Sindaco di Suvereto ed ex Presidente del Circondario, interviene nel dibattito sulla fusione tra Campiglia e Suvereto. Schierato per il “no” a questo progetto, ci ha spiegato perchè questa scelta porterebbe più danni che benefici ad entrambi i Comuni.

Cosa sono Suvereto e Campiglia e quali conseguenze avrebbe la fusione dei Comuni?

Suvereto e Campiglia sono due realtà economicamente e storicamente molto diverse che possono brillare di luce propria. Il progetto di fusione sostenuto dai due Sindaci le danneggerebbe entrambe, emarginando in particolare Suvereto, ma aumentando anche i problemi di Campiglia.

Le amministrazioni comunali hanno deciso di fondere i due Comuni, chiedendo alla Regione Toscana una apposita legge di fusione. Ma la Regione ha previsto che tale proposta di legge deve essere sottoposta a referendum, e il presidente Rossi ha fatto sapere che si andrà avanti solo in presenza di un risultato favorevole sia complessivamente, sia in ciascuno dei Comuni.

 

Quali sono le differenze di ordine storico ed economico tra Campiglia e Suvereto?

Le differenze storiche sono vistose: Campiglia paese minerario e operaio, Suvereto essenzialmente contadino e artigiano. I due Comuni di origine medievale sono rimasti a lungo in Stati differenti, divisi da un confine politico: Campiglia nel granducato di Toscana, Suvereto nel Principato di Piombino. Campiglia proiettata sul mare (fino al 1949, quando perse San Vincenzo costituitosi in Comune autonomo); Suvereto con un’identità più rurale e proiettato verso l’entroterra, verso Massa e Volterra. Sono fattori di lungo periodo che solo una visione miope può trascurare e che si riflettono sul successivo sviluppo e sul carattere delle rispettive comunità, come dimostrano oggi il volontariato, il senso di appartenenza, la vitalità dei centri urbani, che sono parecchio diversi tra un Comune e l’altro. La storia non è solo scienza del passato.

 

E sul piano dell’economia attuale?

Dal punto di vista economico Suvereto ha un modello centrato sulle vocazioni territoriali, l’agricoltura, il paesaggio, il turismo e le piccole imprese, mentre nel Comune di Campiglia si è affermata – specie a Venturina – una economia più speculativa ad elevato impatto ambientale: quella delle cave, dei capannoni industriali, dei centri commerciali, dell’urbanizzazione spinta. Ciò ha determinato anche un diverso rapporto tra economia e politica. Con la fusione il modello “forte” di Venturina prevarrebbe e si mangerebbe tutto.

 

Ci sono diversità anche sul piano della popolazione?

Sì, come è noto, uno dei Comuni è demograficamente più grande, l’altro piccolo. Ciò significa che Suvereto perderebbe rappresentanza nella nuova amministrazione, riducendo al minimo le sue possibilità di eleggere rappresentanti propri. Quindi diminuirebbe la democrazia. Sarebbe un’annessione più che una fusione.

 

Cosa potrebbe succedere con la fusione?

Tutte queste differenze, trascurate dai promotori della fusione, porterebbero alla formazione di un Comune troppo esteso (ben 176 km quadrati!) che difficilmente riuscirebbe a tenere insieme e a governare parti così diverse. Le campagne e le zone periferiche resterebbero marginalizzate, con danni per l’agricoltura, il turismo e i servizi sociali. Inoltre per Suvereto sarebbe gravissimo il danno di immagine per la perdita del capoluogo comunale e il suo declassamento a frazione, vanificando molti riconoscimenti meritatamente conquistati.

 

I promotori sostengono che con la fusone arriverebbero dei finanziamenti.

La legge li prevede senza garantirli. Gli incentivi finanziari sono una chimera. Probabilmente i finanziamenti, giustamente legati dalla legge alle disponibilità di bilancio di Stato e Regione, non arriveranno o arriveranno solo parzialmente. Ma anche se dovessero arrivare, sarebbe solo per pochi anni, poi basta. Al massimo risolverebbero qualche problema subito, mentre il danno della perdita di autonomia resterebbe per sempre in modo irreversibile.

 

Ma la legge obbligherebbe comunque i Comuni sotto i 5000 abitanti a fondersi?

No, non c’è alcuna legge che obbliga alla fusione. E non è vero che senza fusione ci sarebbe il commissariamento del Comune. Anche il commissariamento è una questione da sfatare, anzi esso ci sarebbe sicuramente in caso di fusione fino alle elezioni amministrative del nuovo Comune. Nessuna legge obbliga alla fusione, né ora né per i prossimi anni. Essa si limita a stabilire lo svolgimento associato di funzioni amministrative per i Comuni sotto i 5000 abitanti. È su questo che bisognerebbe puntare, con le convenzioni o con l’unione, non solo con Campiglia. Basterebbero un po’ di lungimiranza e la volontà politica.

 

Il 6 e 7 di ottobre ci sarà il referendum.

Sì, e bisogna precisare che non sono i Comuni a promuoverlo, ma esso è previsto dalla Regione. Dobbiamo utilizzare lo strumento del referendum per affermare il no alla fusione, che è una proposta calata dall’alto e irresponsabile, che ha già diviso territori e cittadini, facendo rinascere sterili campanilismi ormai sopiti. È molto meglio per tutti restare autonomi e in pace, visto che nessuna legge obbliga alla fusione, sviluppando invece la collaborazione tra Comuni nelle forme che la stessa legge prevede e incoraggia.

 

Qual è il valore dei piccoli Comuni?

I piccoli Comuni i Italia sono la maggioranza, sono l’istituzione più vicina ai cittadini e ai territori, sono il principale strumento di democrazia e di sviluppo locale. È chiaro che un luogo senza Comune sarebbe meno importante. Inoltre la fusione non porterebbe alcun risparmio, sarebbe anzi un aggravio di spesa pubblica. L’esperienza dimostra che i piccoli Comuni costano poco e sono vicini ai cittadini, mentre quelli grandi sono più costosi, più lontani e meno trasparenti.

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Scritto da il 23.8.2013. Registrato sotto Foto, politica, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

2 Commenti per “PAZZAGLI: «CAMPIGLIETO, DANNI ECONOMICI E RIDUZIONE DELLA DEMOCRAZIA»”

  1. pietro

    analisi molto lucida. Con la fusione rischiano di uccidere le parti migliori della Val di Cornia e di far prevalere quelle peggiori. Il tutto solo per convenienza politica.

  2. claudio

    Il Principato di Piombino non esiste più dal Congresso di Vienna (1814): davvero non si riesce ad immaginare niente di più irrilevante rispetto alla questione della fusione. Possibile che se il Pazzagli non riesce a diventare professore ordinario se la debba rifare con noi?

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