GALSI: STOP (SOLO MOMENTANEO?) AL METANODOTTO ALGERIA-PIOMBINO

il progetto GALSI a Perelli 3

Il progetto GALSI a Perelli 3

Nuovo stop alla realizzazione del metanodotto Galsi, che dall’Algeria dovrebbe (anche se il condizionale ormai è più che d’obbligo) sboccare a Piombino (Perelli 3) dopo aver attraversato e metanizzato la Sardegna e l’isola d’Elba. E quindi, di “svolta epocale” in “svolta epocale” anche questa opera sembra destinata ad eclissarsi, e con lei i contributi che Galsi dava al comune di Piombino per manifestazioni come “Quanto Basta” e altre iniziative culturali. La compagnia energetica di Stato algerina ha infatti confermato il rinvio della decisione finale di investimento per il metanodotto GALSI. Sull’onda della decisione assunta nel novembre scorso a Milano dai soci del Galsi di rinviare il prossimo tentativo di sblocco ad una nuova riunione convocata per il 30 maggio prossimo.

Il rinvio ufficialmente è stato motivato con “ragioni tecniche” che però nasconde tutte le difficoltà della cordata (Galsi è infatti il primo grande tubo metanifero italiano dove l’Eni non è presente e vede invece capofila è il fornitore algerino Sonatrach con il 41%, insieme alle italiane Enel con il 16%, Edison con il 20%, Hera con il 10% e la Regione Sardegna attraverso la Sfirs) per la realizzazione del metanodotto che dall’Algeria dovrebbe (anche se il condizionale ormai è più che d’obbligo) sboccare a Piombino (Perelli 3) dopo aver attraversato e metanizzato la Sardegna e l’isola d’Elba.

Le istituzioni italiane, nel frattempo, hanno smesso di spingere per la sua realizzazione: dopo un decennio di discussioni e progetti la regione Sardegna è scoraggiata e a Roma il governo uscente non può certo fare miracoli. Si aggiungono i malumori del capocordata algerino Sonatrach per l’attenzione preferenziale che il nostro esecutivo avrebbe riservato alle alternative metanifere da est con i progetti (anche questi peraltro impantanati) Nabucco e South Stream. Frizioni che neanche l’ultima missione ad Algeri del nostro premier Mario Monti ha potuto ricomporre. Ed ecco, come se non bastasse, il ciclone giudiziario abbattutosi su Saipem, il campione delle infrastrutture controllato dall’Eni già candidato a realizzare una parte consistente delle opere.

Inoltre recentemente la commissione europea ha esaminato la petizione presentata dall’associazione sarda “ProSardegnaNoGasdotto” proprio come l’Algeria ha deciso di rinviare fino a maggio la decisione sulla costruzione del gasdotto. Ma l’opposizione da parte della società civile e funzionari sardi non è come si è visto l’unica spiegazione per il congelamento di un progetto in cui l’Algeria e l’Italia hanno firmato un accordo intergovernativo nel 2007.

Il progetto GALSI quando e se realizzato dovrebbe fornire circa otto miliardi di metri cubi per l’Italia, ma la sua redditività sembra discutibile a causa della escalation di progetti in fase di sviluppo in Europa orientale, vale a dire il Corridoio Sud, che fornirà gas dal giacimento azero Shah Deniz in Europa, e la sua diretta concorrente, gasdotto South Stream della Russia. Il suo principale concorrente è il progetto TAP (Trans-Adriatic Pipeline), il ramo meridionale del percorso Corridoio Sud, se finisce per essere selezionato dal consorzio Shah Deniz per fornire il gas dall’Azerbaigian verso l’Europa, a scapito di Nabucco West.

GALSI e Nabucco sono comunque i due progetti di gasdotti selezionati dalla Commissione nel marzo 2010 come “progetti prioritari per la diversificazione degli approvvigionamenti” e, di conseguenza ammissibili al finanziamento comunitario nel quadro del piano di ripresa economica a bilancio di € 4 miliardi. La Commissione ha deciso, al momento di concedere una sovvenzione di € 200 milioni di euro per il progetto Nabucco, che è stata ridotta al suo percorso tra l’Austria e il confine con la Turchia. Il gasdotto GALSI è impostato per ricevere finanziamenti per un importo di € 120 milioni.

In ogni caso, il progetto di gasdotto GALSI rimane perfettamente in linea con gli obiettivi fissati nel regolamento 663/2009 che istituisce un programma per favorire la ripresa economica europea, afferma la Commissione nella sua risposta alla denuncia presentata dall’associazione sarda. Il dirigente aggiunge che il progetto ha ricevuto l’autorizzazione ambientale, ma che le autorità italiane devono ancora comunicare le misure per la protezione di alcune specie. Il consorzio GALSI ha presumibilmente detto che le autorità italiane stanno lavorando su questo argomento. I fondi, aggiunge la Commissione, saranno sbloccati non appena i funzionari italiani hanno confermato che l’attuale legislazione in materia ambientale è in fase di corretta applicazione.

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Scritto da il 16.2.2013. Registrato sotto Economia, Foto, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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