IL 2011 CONFERMA LE DIFFICOLTÀ DEL SISTEMA AGRICOLO PROVINCIALE

Un trattore al lavoro

Confagricoltura, CIA e Coldiretti in una lunga conferenza stampa anno illustrato la rave crisi in cui verte l’agricoltura della provincia di Livorno. La produzione agricola ristagna. Le imprese in forte difficoltà per il calo dei redditi, consumi alimentari al palo. I prezzi agricoli in leggera ripresa, ma costi di produzione sempre più insostenibili. I dati ISTAT segnalano il lento declino del comparto agricolo. E la nuova IME certo non aiuta gli agricoltori.

L’agricoltura provinciale  è sempre in affanno ed il trend negativo,  è confermato anche analizzando i dati della campagna agraria che si è appena conclusa. Frena la produzione agricola che segna l’1% in meno rispetto allo scorso anno; in controdendenza  il valore della produzione che vede  un aumento di circa mezzo punto percentuale (0,5%), ma non basta per  riuscire  a recuperare rispetto alle perdite degli ultimi anni, soprattutto considerando la pessima annata del   2009.

Pesano su l’agricoltura i costi di produzione che tra oneri contributivi, produttivi e burocratici segnano un aumento del 6% rispetto ai dati dello scorso anno. Nella sostanza un tunnel buio, quello del sistema agricolo locale, da cui non si riesce a vedere la luce.. Sono le prime stime  fatte alla luce dei dati ISMEA mettendo in relazione i valori  sul sistema agricolo provinciale. In generale il calo produttivo non risparmia nessun settore, dai cereali al vino passando per l’olio d’oliva e l’ortofrutta, unica nota positiva la campagna del pomodoro da industria che dopo la scorsa annata disastrosa ha registrato un andamento positivo con i prezzi ai produttori nel pieno rispetto degli accordi di filiera: 89 € a tonnellata per il prodotto da lotta integrata e 165 € a tonnellata   per quello bio. Una boccata di ossigeno che non cancella un 2011 di continue difficoltà su cui pesano i ritardi strutturali del settore che perde ancora capacità competitiva

Del resto gli ultimi dati ISTAT relativi al 6° Censimento generale dell’agricoltura registrano una forte contrazione del settore agricolo provinciale: il numero delle aziende agricole operanti in provincia passa dalle 5.755 del 2000 alle 3.799 del 2010 con un calo netto del 34%. La SAU (superficie agricola utilizzata ) passa dai 37.314 Ha del 2000 ai 33.279 Ha del 2010 ,con un valore percentuale negativo del 10,8 %. Particolarmente significativo il dato della SAT ( superficie agricola totale ) che perde nei dieci anni trascorsi, in provincia di Livorno 7.188 ha pari all’11,8 %, dai 61.097 Ha del 2000 ai 53.909 Ha del 2010, a testimonianza di una progressiva erosione di suolo agricolo verso espansioni urbanistiche di vario tipo che negli anni hanno sottratto spazi alle attività produttive agricole.

La dimensione aziendale  risulta essere aumentata passando da una media poderale  di 6,48 Ha del 2000 ad una superficie di 8,76 Ha nel 2010, sempre al disotto della media poderale toscana che risulta essere di 10,01 Ha con un aumento di quattro punti percentuali rispetto al 2000. Considerando questa situazione, le associazioni agricole sono concordi che il  rilancio del settore  passa  attraverso una efficace politica di  modernizzazione per la competitività delle imprese che punti ad una profonda   riorganizzazione dell’intero sistema primario. Alcune misure urgenti da attuare: la regolazione dei mercati e della filiera produttiva, misure per la competitività, una maggiore semplificazione, il ricambio generazionale e l’aggregazione fondiaria.

Dopo i primi calcoli su situazioni reali, con l’applicazione della nuova IMU si introduce per le imprese agricole una tassazione nel 2012 che assume  valori di carico fiscale anche dieci volte superiori all’anno precedente .
L’introduzione della nuova IMU per gli agricoltori è di fatto una patrimoniale. Alla luce delle prime elaborazioni  ,  per l’agricoltura si profila una stangata senza precedenti  che in assenza di misure di sostegno al settore aggraverà ancor di più la crisi delle imprese e di tutti i comparti produttivi Ora che il decreto divento legge, le prime analisi portano a valutare che circa il 10% dell’intero gettito ,atteso dalla nuova IMU, arriverà nelle casse dello Stato dal settore agricolo .

I dati che emergono dai calcoli fatti dalle Associazioni Agricole di  Livorno su alcuni casi reali di aziende  livornesi sono impietosi :
1° esempio: azienda CD o IAP( coltivatore diretto o imprenditore agricolo professionale) di circa 7 ha a seminativo con ortaggi , reddito dominicale sui terreni di € 498,00 più abitazione principale classificata A2 con rendita catastale  di € 589,00 e fabbricato strumentale di categoria D10 con rendita catastale di € 1116,00 ,pagava fino allo scorso anno ,considerando detrazioni e franchigia, € 146 di ICI . Con la nuova imposta dal 2012 la stessa azienda pagherà   € 857,00 ,con una differenza di € 711 in più rispetto all’anno precedente.
2° esempio: azienda dei circa 8,5 ha con vigneto ,Cd o IAP ,reddito dominicale sui terreni di € 744,00 più abitazione principale di categoria A con rendita catastale  di € 1335,00 ,fabbricato ad uso strumentale di categoria C2 con rendita catastale di € 538,00 ,fabbricato strumentale di categoria D con rendita catastale di € 1570,00 ,pagava fino allo scorso anno, considerando detrazioni e franchigia, € 307,00 di ICI . Con la nuova imposta dal 2012 la stessa azienda pagherà € 3.367,00 ,con una differenza di aumento impositivo di € 3.060 rispetto all’anno precedente.
3° esempio: azienda di circa 1,5 ha a seminativo ed ortaggi CD o IAP con rendita catastale sui terreni di € 412,00 più abitazione principale A di categoria e altra abitazione rurale di cat A entrambe con rendita catastale di € 469,00 ,fabbricato strumentale di cat C2 con rendita catastale di di € 153,00 , serra  con rendita catastale di € 1.100 ,pagava fino allo scorso anno, considerando detrazioni e franchigia ,€ 90,00 di ICI. Con la nuova imposta dal 2012 la stessa azienda pagherà € 1479,00 ,con una differenza di aumento impositivo di € 1389,00 rispetto all’anno precedente.

Questi dati si commentano da soli. Aggraveranno di fatto la crisi, già pesante che investe da tempo il mondo agricolo provinciale; gli stessi dati ISTAT fotografano con precisione l’emorragia di aziende sul territorio. La sensazione è che questa manovra darà un impulso maggiore a questo fenomeno di dismissione aziendale , una perdita  che avrà ricadute non solo in agricoltura, ma  su tutto il sistema sociale ed economico del territorio livornese. Anche l’agricoltura deve poter beneficiare degli incentivi alla crescita previsti per gli altri tipi di impresa. E una questione di equità e di attenzione verso una parte non secondaria dell’economia produttiva, dopo gli eccessi della finanza.

Anche su previdenza e pensioni novità penalizzanti per gli agricoltori

Dalla manovra Monti, anche sul fronte previdenziale arriva agli agricoltori un salasso pesante. Sono state infatti aumentate le aliquote contributive e introdotto un meccanismo progressivo che farà sparire il trattamento agevolato riservato per i giovani. Dal primo gennaio 2012 infatti le aliquote saranno incrementate dello 0,3 per cento ogni anno fino a raggiungere quota 22 per cento nel 2018. Attualmente c’è una differenziazione tra chi ha meno di 21 anni e gli altri. Ma entro il 2018 i lavoratori autonomi saranno tutti allineati.

L’aliquota passerà progressivamente dal 20,3% al 22 per cento, a regime in sei anni. Come evidenziato nel decreto si parte dal 20,6 sopra i 21 anni ai 18,4 sotto. L’adeguamento è nel 2013 del 20,9 per i primi e 19 per i secondi. Quindi i «giovani » salgono al 19,6 nel 2014, 20,2 nel 2015, al 20,8 nel 2016, al 21,4 nel 2017 per raggiungere i senior nel 2018.

E secondo i calcoli per la prima fascia di autonomi il maggior prelievo potrebbe aumentare da un minimo di 160 euro a un massimo di 300 euro annui.
L’aumento delle aliquote per i lavoratori agricoli si tradurrà in un costo aggiuntivo anche importante, ma che avrà un effetto limitato sulle pensioni dei coltivatori . Le imprese agricole inoltre non potranno beneficiare, sempre in tema di lavoro, di alcun alleggerimento. Le aziende che rientrano nel reddito agrario infatti non potranno dedurre dall’imponibile l’importo Irap relativo alle spese per i dipendenti.
L’agevolazione esclude i soggetti che determinano la tassazione in base al reddito agrario e che sono oltre l’80% dell’intera platea dei soggetti agricoli. Tutte le imprese agricole invece possono usufruire della maggiore deduzione per le
lavoratrici e per i dipendenti giovani (di età inferiore a 35 anni). Anche questa misura però non potrà avere un impatto rilevante. L’agevolazione riguarda infatti i lavoratori a tempo indeterminato, mentre la gran parte degli addetti nel settore agricolo è costituita da stagionali e avventizi.

I costi dei carburanti alle stelle penalizzano ulteriormente la competitività delle imprese

Con il prezzo della benzina che vola verso i due euro i contraccolpi sui bilanci delle aziende agricole sono impossibili da sostenere. Si tratta di una vera e propria emergenza per le aziende livornesi, costrette a sborsare il 20% in più sul prezzo del gasolio agricolo rispetto all’inizio dell’anno, il 9,8% sul dato medio 2008, per spingersi fino al record del 38% computato con quello del 2006. E la situazione per i primi giorni dell’anno non accenna a migliorare tenuto conto che da 0,98 euro medi di dicembre, nei primi giorni di gennaio abbiamo sfondato l’euro, spingendosi alla paurosa cifra di 1,012, con la corsa che pare non accenni a fermarsi. Se spulciamo poi i dati nazionali emerge che per il settore primario ogni anno servono oltre 2 milioni di euro di tonnellate di gasolio e la riduzione dell’accisa sul carburante praticata agli agricoltori risulta inadeguata.

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Scritto da il 27.1.2012. Registrato sotto Economia, Foto, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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