«RICETTE CORSARE», PER NON NAUFRAGARE IN CUCINA – 99

Novantanovesimo appuntamento con la rubrica di cucina del Corriere degli Etruschi «Ricette Corsare» curata con passione dal nostro esperto Emilio Guardavilla. La rubrica presenta ogni settimana alcuni aneddoti tratti dalla vita dell’autore e un menù completo tutto da gustare.

 

RICETTE CORSARE


Rubrica di intuizioni culinarie e percorsi introspettivi per non naufragare in cucina. A cura di Emilio Guardavilla.

 

 

Il benestare per salpare le ancore delle autorità competenti e di conseguenza quelle della società armatrice sono giunte a bordo della Vera Sunshine I di domenica mattina. Soltanto io e pochi altri abbiamo accettato questa coincidenza come una dimostrazione di zelo e tempestività di entrambi; tutti gli altri, quelli con i capelli bianchi in testa e con molti giri di elica sotto i piedi lo hanno invece interpretato come un ennesimo abuso di potere ai danni di una ciurma obbligata dal suo destino congenito a conoscere il meno possibile e il più tardi possibile, di ogni cosa. Un’ignoranza che lascia la curiosità e l’intelligenza in un torpore piacevolmente passivo al quale ci si abitua con spontanea facilità e dal quale sciogliersi, dopo un certo periodo di tempo sterile, risulta impossibile. Lasciare questo stato di cose inalterato quanto più a lungo si evitava sicuramente ansie e preoccupazioni inutili, illazioni fuori luogo, nervosismi ingiustificati. Chi se ne faceva una ragione prendeva le parti del più forte; chi non lo digeriva come forma mentis, faceva altrettanto, solo che gli sembrava di essere più vivo solo per aver pensato il contrario. Di fatto i due schieramenti accettarono l’ordine di partenza, come tutti i precedenti: un pizzico di sollievo lo differenziava dagli altri solo perché metteva fine ad una stasi ormai insopportabile anche per i più accidiosi tra noi. Inoltre chiudeva un capitolo scabroso di un imbarco interminabile che sarebbe rimasto a lungo nella memoria di tutti. Certo è che dopo questa notizia la vita era tornata ad avere il sopravvento sulla morte, quella fisica anche se non accertata del Pestapiano, e quella psicologica, attestata in tutti i modi possibili ed evidente anche da terra, che si era impadronita di tutti quanti. I tre fischi di sirena alla partenza della nave suonarono a liberare i corpi e le menti verso giorni differenti se non migliori. I tre fischi di sirena alla partenza della nave suonarono come le campane a morto in un piccolo paese in lutto.


393) Calamari del novembre

Categoria: antipasto

Ingredienti: calamari – bietole – pomodori – aglio – cipolla – burro – olio d’oliva – sale e pepe.

Preparazione: pulisci i calamari come sai fare ormai dalla terza media e riducili rispettando comunque la loro dignità. Nel tempo in cui si liberano spontaneamente dei liquidi in eccesso fai rosolare in abbondante olio il burro, il prezzemolo tritato, la cipolla, l’aglio spremuto. Aggiungi i calamari e dopo qualche minuto i pomodori tritati: correggi di sale e pepe e lascia cuocere per un paio d’ore buone. Gli ultimi dieci minuti sono riservati alle bietole.

Punto esclamativo: le bietole, tagliate grossolanamente, hanno bisogno di poco tempo di cottura.

Valore aggiunto: novembre, si sa, è un mese che si associa quasi esclusivamente a cose brutte.

Non mi sono mai voltato a guardare la costa che svaniva dentro la scia dell’elica; era ormai diventata familiare come il mio paese e inospitale come la peggiore delle prigioni. Mi sono seduto su una bitta salmastra del pozzetto di manovra sul lato dritto e, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, mi sono messo le mani nei capelli e ce le ho lasciate per un bel po’ di tempo. Ho pensato che è stato meglio non sapere proprio per non aver niente da dimenticare quanto prima; e che in ogni caso sarebbe stato difficile anche con l’aiuto di qualcuno. Ho pensato che anche con il Marga non avrei mai indirizzato la conversazione su questo argomento nei giorni che sarebbero venuti; e se l’avesse affrontato lui, avrei elegantemente divagato parlando del mare, del carico o del mozzo bulgaro appena imbarcato. Ho pensato che morire è la cosa più brutta ma non tanto brutta quanto morire in mare; soli, abbandonati e fluttuanti in un elemento in cui non è possibile lottare perché il confronto non si pone. Non servono la forza, il fiato, la resistenza. E neanche  i coglioni; per i giovani e i meno giovani non c’è una parte del corpo che sia in grado di alleviare un’agonia così lunga e straziante. Ho pensato poi che forse, tra tutte le parti del corpo a disposizione, in certi frangenti si può far affidamento solo sui coglioni stessi, giusto per trovare la forza di togliersi la vita prima che ci venga tolta da un complemento d’agente non meglio identificato. Ho pensato che altrettanto brutto anche per chi rimane perdere un affetto in questo modo inumano ed innaturale; senza sapere né il come né il dove, senza avere un corpo o un parte di esso da piangere e degnare delle onoranze del caso. E se quella parte fossero solo i coglioni? Avrebbe luogo un funerale in piena regola? Ho provato ad azzardare delle risposte ma non ne ho trovate. Ho rialzato la testa e una leggera brezza di ponente mi ha riportato alla realtà. Solo in quel momento mi sono dato del coglione e mi sono maledetto con le peggiori parole a mia disposizione per tutta la lunghezza della nave.


394) Gnocchetti neverending

Categoria: primo piatto

Ingredienti: patate  – farina – farina di grano saraceno – noce moscata – tonno affumicato – finocchietto – burro – panna – sedano rapa.

Preparazione: lessa e sbuccia le patate in modo da renderle degne dello schiacciapatate. Impasta bene con entrambe le farine aggiungendo un pizzico di sale. Poi lavora l’impasto per ricavarne gli gnocchetti. Mentre si asciugheranno quel tanto che basta sciogli il burro in padella, unisci il sedano e il finocchietto tritato, una grattugiata di noce moscata e la panna. Dopo un paio di minuti aggiungi il tonno affumicato ridotto a cubetti e sei pronto a condire gli gnocchetti. Rima non voluta.

Punto esclamativo: sfuma con vermouth dry prima di saltare gli gnocchetti.

Valore aggiunto: “Neverending story”, un bellissimo film per grandi e per piccini.

Mentre io pensavo il Pestapiano se la spassava; e se la spassava  della grossa. Gli amici dei suoi amici avevano pagato quanto concordato per l’operazione e quella stessa sera era sbarcato dal peschereccio pirata sano e salvo, in buone condizioni di salute anche se maleodorante fino all’inverosimile. L’odore di pesce ha i suoi stadi di evoluzione e la fragranza che lui emanava al momento del rilascio era uno degli ultimi. In una nottata ebbe il tempo di raggiungere l’isola dove Cloe lo aspettava dall’ultima partita della Coppa d’Asia; un’eternità per la maggior parte delle donne innamorate, una parentesi noiosa per le donne che prima di essere innamorate del proprio uomo erano state uomo non innamorato di nessuna donna. Lui la svegliò all’alba nella sistemazione provvisoria che lei era riuscita a trovare durante la voluta latitanza; una residenza temporanea ma dignitosa per una coppia che ancora non vedeva certi dettagli come basi di un futuro insieme. Il minimo indispensabile per un’esistenza congiunta che di per sé dava già il massimo dei comfort. D’altronde la prima settimana fu vissuta solo ed esclusivamente di pane, amore e fantasia. Dopo una ripulita completa ed approfondita fu rifocillato con un pasto che definire colazione continentale sarebbe stato comunque riduttivo. L’imbarazzo dell’approccio aveva causato in entrambi uno stress somatizzato in un colloquio striminzito e frammentato ogni poche sillabe. Ma ben presto il tepore domestico aveva sciolto tutti gli indugi e fugato tutti i dubbi. Il dialogo si era fatto sempre più sciolto e articolato, intramezzato da piccole e fugaci effusioni. In breve si era pianificato tutto il da farsi nei giorni, o meglio nelle settimane e negli anni successivi affrontando tutti i possibili argomenti pragmatici immaginabili, a parte quello su una eventuale prole. Poi le parole avevano lasciato spazio al linguaggio dei sensi e per albe e tramonti che si susseguivano senza tener conto dei bioritmi di nessuno il codice era stato quello della passione.


395) Frittura di baccalà del malandrino

Categoria: secondo piatto

Ingredienti: baccalà ammollato – farina – lievito di birra – burro – olio di semi di girasole – sale.

Preparazione: con una noce di burro fuso ed un po’ d’acqua amalgama ben bene la farina con il lievito di birra ed un pizzico di sale creando così i presupposti per una pastella densa sì, ma senza grumi. Lo sarà di sicuro dopo aver soggiornato per almeno una mezz’ora in frigo. Dopo aver asciugato il baccalà ed averlo tagliato a strisce con larghezza di circa centimetri due, immergilo rapidamente nella pastella e friggilo in padella con molto olio bollente. A frittura ultimata, scola con cura i pezzi di pesce e passali sulla carta assorbente prima di mettere in tavola.

Punto esclamativo: servi su un letto di lattuga verde speranza.

Valore aggiunto: malandrino e colui che commette reati. Sinonimi: disonesto, criminale, birichino, monello.

Il Marga, già dal giorno seguente la nostra partenza dalla rada di Manila, era insolitamente loquace e propositivo; ed anche più bendisposto nei miei confronti. Più sorridente, in aggiunta, ricordando e raccontandomi un’aneddotica sostanzialmente incentrata sul sesso; libero, mercenario, proibito, perseguito e condannato come diabolico. La sfrontata spavalderia dei miei pochi anni, ben celata da un atteggiamento sempre attento e rispettoso, mi ha fatto azzardare l’ipotesi che lui, come tanti, nel momento in cui non si riesce a parlare con i fatti lo si fa, nostro malgrado, solo con le parole. Poteva essere così, in effetti. Ma ciò che mi lasciava basito era il fatto che quella maschera non gli si addiceva per niente; gli andava larga come un vestito di due taglie più abbondante. Un uomo travestito da qualcosa di indefinibile solo per me destabilizzava anche quelle poche ed effimere certezze che ero riuscito ad accumulare e far maturare in qui lunghi mesi. Poi con il calare del mio stupore anche il suo modo di essere si andò normalizzando gradualmente. Ho dato la colpa o il merito all’avvicinarsi dei mari chiusi, delle coste sempre visibili e ad una navigazione per certi aspetti, ora avevo i termini di paragone, quasi da diporto. In seguito il mio livello di attenzione è venuto a mancare sempre di più e si è diradato fino ad annullarsi in un mero andare avanti senza troppe riflessioni e congetture astruse su fatti, cose, persone. Lavorare, dormire, mangiare e poi daccapo; ridotte al minimo le attività ricreative ed intellettuali elementari. Lungo il Canale di Suez ho smesso anche di darmi del coglione. Dopo circa una settimana lo Stretto di Messina mi è venuto in contro  come una sorta di liberazione. Per tutti, ho pensato. Molti anni dopo però.


396) Girella fatta a pennello

Categoria: dessert

Ingredienti: uova – zucchero – farina – lievito – granella di nocciole – gocce di cioccolato – nutella.

Preparazione: per preparare un signor pandispagna procedi come segue. Monta lo zucchero con le uova fino ad ottenere una crema gialla piuttosto spumosa, aggiungi la farina ed infine il lievito. Versa il tutto su una placca da forno foderata con l’apposita carta e inforna a 200° per una decina di minuti, non di più, visto che devono dorare solo i bordi. Intanto fai ammorbidire la nutella a bagnomaria. Sforna il pandispagna ed adagialo su un canovaccio bagnato prima e strizzato bene poi. Ora elimina la carta forno e spalma su tutta la superficie la nutella cremosa. Spruzza uniformemente con la granella di nocciola e le gocce di cioccolato ed arrotola nel senso della lunghezza con l’ausilio prezioso del canovaccio in maniera tale che la girella non si rompa. Spalma la nutella anche sulla superficie esterna della girella e rifinisci la guarnitura con la granella e dello zucchero a velo.

Punto esclamativo: se riesci a sostituire la nutella con qualcosa di paritetico ma fatto con le tue mani il sottoscritto è il primo a farti i più sinceri complimenti.

Valore aggiunto: “a pennello” è un’espressione che si può usare in svariati campi di interesse.


Dai retta, ché io ai fornelli gli do del “tu”.

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Emilio Guardavilla risiede e vive a Piombino insieme ad altre
trentaquattromila persone circa.
Come tutti gli altri ci lavora e ci coltiva le proprie inclinazioni, nel suo
caso la lettura e la cucina.
E come gli altri respira quell’aria di mare che ha la stessa valenza chimica
per l’organismo dell’ossigeno o dell’azoto. Sognatore instancabile,
concepisce costantemente progetti di ogni genere a breve, media e lunga
scadenza senza abbandonarne neanche uno.

http://www.emilioguardavilla.it

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Scritto da il 19.5.2011. Registrato sotto cucina, Foto, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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