MORDASHOV: «NON E’ REALISTICA LA VENDITA DELLA LUCCHINI»
Alexey Mordashov rompe il silenzio tenuto dal gruppo dopo l’incontro con le banche e dichiara in un incontro tenuto il 3 marzo che la vendita del gruppo Lucchini «non è realistica». La dichiarazione del magnate russo, che ad inizio febbraio ha firmato l’accordo con le banche per al ristrutturazione del debito Lucchini di 770 milioni di euro, e che ancora va formalizzato, è arrivata durante la conference call con gli analisti.
Durante l’incontro è emerso che Severstal, il più grande produttore russo di acciaio, ha riportato una perdita di 352 milioni di dollari nel quarto trimestre dell’anno, in crescita da una passivo di 162 milioni di dollari un anno fa. Il risultato, peggiore delle attese degli analisti, è frutto anche della vendite di tre impianti negli Stati Uniti (Sparrows Point, Warren e Wheeling) che aveva acquistato solo tre anni fa per 2,2 miliardi alla società Renco Group.
Proprio per questi motivi Mordashov, ha spiegato che in questo momento “non è realistica” la vendita del gruppo siderurgico Lucchini. Anche se in questa fase, dovrebbero essere le banche a scandire i tempi della vendita. Tanto più che entro il 15 marzo dovrà essere eletto il nuovo CdA. Lo schema di accordo firmato il 2 febbraio prevede inoltre, entro 18 mesi, il termine per la cessione dei presidi francesi di Ascometal, mentre non indica una tempistica per i siti produttivi italiani.
La dichiarazione di Mordashov fa pensare che i tempi per la vendita si allunghino, e tutto ciò preoccupa Fim, Fiom e Uilm. «Se non arriva un compratore la situazione rischia di precipitare, lo stabilimento di Piombino rischia il collasso». Preoccupa «la necessità di una vendita in tempi rapidi» e soprattutto la necessità di non dismettere l’area a caldo. Che deve rappresentare un diktat per chi comprerà. «Mordashov farebbe bene a stare zitto. Con l’accordo, pur restando l’azionista di riferimento, non avrà di fatto il controllo di Lucchini – ha spiegato Luciano Gabrielli, segretario provinciale Fiom – lo stabilimento è in difficoltà e, senza una svolta, le cose potranno solo peggiorare».