«RICETTE CORSARE», PER NON NAUFRAGARE IN CUCINA – 83

Ottantatreesimo appuntamento con la rubrica di cucina del Corriere degli Etruschi «Ricette Corsare» curata con passione dal nostro esperto Emilio Guardavilla. La rubrica presenta ogni settimana alcuni aneddoti tratti dalla vita dell’autore e un menù completo tutto da gustare.

RICETTE CORSARE


Rubrica di intuizioni culinarie e percorsi introspettivi per non naufragare in cucina. A cura di Emilio Guardavilla.

Quello dell’italiano all’estero è tradizionalmente un tema che ha ispirato, nel corso degli anni, numerose opere letterarie, musicali e cinematografiche: tali e tante da creare uno stereotipo ben radicato nell’immaginario comune della cultura occidentale ormai difficile da screditare. In effetti il soggetto, per sua natura sfrontato ed estroverso, cattura l’attenzione anche dell’osservatore meno accorto per le sue doti innate di versatilità negli ambienti più disparati e nello spirito di adattamento in contingenze non del tutto familiari. L’inventiva e la creatività lo supportano sempre e comunque, anche se il retroterra tecnico o culturale di base richiesti nello specifico non sono a livelli eccelsi o conformi alle aspettative dell’interlocutore del momento. Tutto ciò accade anche dal punto di vista linguistico, nelle relazioni interpersonali oltre confine, ad esempio, laddove la comunicazione deve per forza di cose avvenire in una lingua straniera. In questi frangenti il soggetto italiano, abbandona con disinvoltura la lingua madre e, coadiuvato da mimiche facciali e corporee dal valore emozionale inestimabile, si lancia senza alcun timore reverenziale in conversazioni dalle impostazioni improbabili e confuse in qualsiasi parte del mondo. Sia esso un navigante o meno, diventa un cittadino del mondo a suo agio ad ogni latitudine, in ogni fuso orario, in ambedue gli emisferi. Lui può, la conoscenza della lingua universale glielo permette; come dimostrato da quel famoso aneddoto che ha fatto sorridere tutti gli anglofoni del mondo intitolato, per l’appunto, “Italian abroad”.


329) Aspic dieci anni

Categoria: antipasto

Ingredienti: cozze e vongole – peperoni verdi, gialli e rossi – aglio – prezzemolo – vino bianco – sale e pepe.

Preparazione: in un soffritto di profilo superiore fai dischiudere i molluschi. Nel frattempo prepara la gelatina di pesce facendo ammorbidire la colla in acqua fredda per una decina di minuti. Poi strizzala e mettila sul fuoco con albume, acqua, sale e pepe; mescola bene fino ad ottenere un composto omogeneo. Versane un due dita in ogni stampo e metti a solidificare in frigo. Successivamente disponi strati di frutti di mare e gelatina fino ad esaurimento scorte e riponi di nuovo in frigo. Quando è il momento opportuno deponi un ultimo strato di peperoni tagliati a cubetti e un ultimo strato di gelatina. Quattro ore in frigo e siamo pronti per capovolgere e servire.

Punto esclamativo: un cucchiaio di vermouth nella gelatina.

Valore aggiunto: per andare all’estero non è necessario varcare un confine di stato, linguisticamente parlando, è ovvio.

La storiella, che in breve ha fatto il giro del mondo, ritrae l’italiano in tre momenti topici di un soggiorno in terra forestiera, il primo dei quali costituito dalla colazione. In questa circostanza, in fase di ordinazione al tavolo dell’albergo, l’equivoco nasce dalla pronuncia non del tutto oxfordiana della parola “piece” per richiedere una fetta di pane tostato supplementare, allorché l’avventore la personalizza oltremodo trasformandola in “piss”, termine quasi omofono ma di certo diametralmente opposto dal punto di vista semantico. In buona sostanza il malcapitato trasforma le due fette di pane nell’esplicita istanza di espletare la minzione in loco, proprio nel piatto di portata. La cameriera, autoctona  e pertanto refrattaria ad una pronuncia approssimata del lemma, lo invita in prima istanza a recarsi nei locali preposti; all’insistenza del cliente lo apostrofa con un “son of a bitch” che lascia poco spazio a fraintendimenti. Il livello di autostima del soggetto subisce subito una brusca flessione e genera nello stesso delle considerazioni riguardo alla scarsa urbanità del personale di servizio. Neanche lo sfiora il minimo dubbio di non essersi applicato con poca diligenza durante gli anni della scuola dell’obbligo. “Neanche conoscevo quella signora e mi ha dato del figlio di buona madre…”.


330) Spaghetti Moschino

Categoria: primo piatto

Ingredienti: spaghetti – seppie – peperoncino – pomodori – aglio – prezzemolo – olio d’oliva.

Preparazione: lavora con tutte le accortezze del caso le seppie e cuocile in un soffritto che ti venga dal cuore. La cottura, con l’ausilio di una mestolata di acqua, durerà un buon quarto d’ora. A questo punto unisci i pomodori tritati e fai  ristringere leggermente prima di unire il nero di seppia. Correggi di sale e peperoncino se necessario e prepara un battuto di prezzemolo per la spolverata prima a condimento avvenuto.

Punto esclamativo: se poi il nero sei in grado di estrarlo te personalmente dalle seppie, allora puoi darti anche delle arie.

Valore aggiunto: per evitare problemi di comprensione, quando si chiede una fetta/pezzo di qualcosa occorrerebbe osservare la seguente pronuncia fonetica: /pi:s/.

Il secondo “figlio di buona madre” il nostro Italian abroad se lo guadagna al ristorante, un grosso ristorante per usare le sue parole. Il malinteso, in questo caso, viene servito su un piatto d’argento dall’assonanza, per noi altri no native speakers esasperata, delle parole “fork” e “fuck”. La prima richiama alla forchetta come utensile primario alla consumazione di un pasto solido mentre la seconda rievoca quell’atto che tutti gli essere umani, per un lungo periodo della loro vita, desiderano intensamente compiere con un rappresentante del sesso opposto. Occorre precisare a questo proposito che sempre con maggiore frequenza si tende a non sottilizzare troppo sul genere del partner. A prescindere dalle inclinazioni sessuali e quindi dal complemento oggetto del suo enunciato, l’interessato manifesta a più riprese  all’interlocutore la sua determinazione a voler consumare un amplesso in quel luogo del tutto inadatto a tale prassi. Il secondo interlocutore, nonostante anch’esso finisca poi per rivolgergli quell’appellativo inerente ai facili costumi della madre, passa per una fase di comprensione e condivisione dello stato d’animo del parlante asserendo senza remore che non solo lui, ma bensì tutti, everyone appunto, vogliono o vorrebbero  sempre e comunque praticare l’atto sessuale quanto più e meglio possibile. “I wanna fock on the table…”


331) Merluzzetti Torvaianica

Categoria: secondo piatto

Ingredienti: merluzzetti – alghe di mare – maionese – sale grosso – vino bianco.

Preparazione: lava le alghe e disponile sul fondo di una pentola. Bagnale con vino bianco, sala e pressa piuttosto vigorosamente. Predisponi poi una grata per la cottura a vapore del pesce e lascia andare fino a che il merluzzetto non si sia ammorbidito completamente. Servi il pesce su un letto di alghe guarnito con maionese.

Punto esclamativo: per alga di mare si intende una comunissima alga spirulina.

Valore aggiunto: per evitare problemi di comprensione, quando si chiede una forchetta occorrerebbe osservare la seguente pronuncia fonetica: /fɔ:k/.

Il terzo sketch tratta di un argomento, se possibile, ancor meno pudico. Per concludere la parabola si approfitta infatti del misunderstanding delle parole “sheet” e “shit”  in cui la errata quantità vocalica del monosillabo scatena una dialogo tragicomico ma comunque esilarante. L’opposizione antitetica tra il richiesto e l’ammissibile è in questo caso abissale oltre che particolarmente offensivo nei riguardi del destinatario del messaggio. Scontato, quindi, il “figlio di buona madre” che il protagonista mestamente incamera per la terza ed ultima volta nell’arco di poco più di mille battute, spazi inclusi. Più che logico se si considera lo spessore del travisamento generato dalla limitata fonologia dell’io narrante e dalle conseguenti reazioni dei vari interlocutori. Ma questa è una caratteristica che ci contraddistingue sia in patria che all’estero, spesso anche positivamente, agli occhi di un ipotetico spettatore neutrale. Ce lo possiamo dire chiaramente, la fonetica inglese non si addice troppo ai nostri palati; non fosse altro per il fatto che il nostro trapezio vocalico consta poco più della metà di quello inglese. E chi ha sparso la voce in giro per il mondo che “Italians do it better” si riferisce di sicuro ad altro. C’è da stare allegri.


332) Budino Invicta

Categoria: dessert

Ingredienti: uova – pane di tipo baguette – burro – cioccolato.

Preparazione: affetta il pane e fallo ammorbidire per un paio d’ore nel latte. Dopodiché fallo cuocere in una casseruola con burro e cioccolata a pezzetti; amalgamando regolarmente e con un certa spigliatezza. Una volta tolto dal fuoco aggiungi i tuorli e gli albumi montati a neve e continua ad amalgamare bene. Versa nello stampo e prosegui la cottura a bagnomaria per altri quindici minuti.

Punto esclamativo: zucchero vanigliato dentro e fuori, se il cioccolato è amaro.

Valore aggiunto: per evitare problemi di comprensione, quando si chiede un lenzuolo occorrerebbe osservare la seguente pronuncia fonetica: /ʃi:t/.


Dai retta, ché io ai fornelli gli do del “tu”.

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Emilio Guardavilla risiede e vive a Piombino insieme ad altre
trentaquattromila persone circa.
Come tutti gli altri ci lavora e ci coltiva le proprie inclinazioni, nel suo
caso la lettura e la cucina.
E come gli altri respira quell’aria di mare che ha la stessa valenza chimica
per l’organismo dell’ossigeno o dell’azoto. Sognatore instancabile,
concepisce costantemente progetti di ogni genere a breve, media e lunga
scadenza senza abbandonarne neanche uno.

http://www.emilioguardavilla.it

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Scritto da il 28.1.2011. Registrato sotto cucina, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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