GELICHI: PIOMBINO, UN TERRITORIO A RISCHIO
Riceviamo e pubblichiamo dal consigliere comunale del gruppo misto Riccardo Gelichi.
«In Loc. Carlappiano si può osservare la nascita di un cantiere edile a poche centinaia di metri dalla spiaggia e a poche centinaia di metri dalle aree del Parco della Sterpaia, nato per realizzare un agricamping con servizi in muratura, capace di ospitare circa 100 mezzi, per un totale di circa 400 posti letto.
Per comprendere meglio cosa sta accadendo è necessario fare un passo in dietro fino al giugno 2003, data di promulgazione della prima Legge Regionale n. 30 – disciplina delle attività agrituristiche .
Lo scopo di questa legge era, ed è tuttora, di sostenere l’agricoltura anche mediante la disciplina di forme di turismo nella campagna, ( vedi agriturismo); e non vi è dubbio che fosse necessaria, se non altro per agevolare la permanenza dei produttori agricoli nelle zone rurali attraverso anche l’integrazione dei redditi aziendali, favorendo, di fatto, sempre tramite la permanenza, il presidio ambientale delle nostre campagne.
In questo delicato scenario si è voluto promulgare questa legge che, se da una parte corrispondeva alle reali esigenze del settore, dall’altra, al contrario, partoriva l’art. 13 ( ospitalità in spazi aperti) che recitava: l’ospitalità in spazi aperti può essere preclusa solo in zone appositamente individuate dagli strumenti urbanistici comunali, come dire: da domani in tutti i comuni toscani si potranno realizzare agricamping in tutte le zone agricole a prescindere dal valore delle stesse, sempre che le Amministrazioni Comunali non facciano le corse per adottare varianti ai loro strumenti urbanistici per individuare le zone da precludere.
Non è passato per la mente a nessuno che forse era più giusto dire il contrario: l’ospitalità in spazi aperti è consentita solo in zone appositamente individuate dagli strumenti urbanistici comunali, per cui ogni comune, nella sua sovranità, poteva decidere se, dove e quando, individuare dette aree.
E un “errore”? Speriamo di sì, perché se non lo è, bisogna domandarsi a chi giova… di certo non all’interesse pubblico, e nemmeno a quello dei gestori dei normali campeggi, perché in questo scenario gli imprenditori agricoli che posseggono i titoli possono intervenire dovunque, e addirittura con una semplice Dichiarazione di Inizio Attività.
Quindi se è un errore abbiamo scoperto dove risiede l’incompetenza, ma quello che al momento deve veramente preoccupare e spaventare, è la leggerezza che sembra risiedere nel nostro Comune; perché non vi è dubbio che questa legge fosse già conosciuta dai responsabili della pianificazione comprensoriale della Val di Cornia e dall’Amministrazione Comunale, e ci domandiamo, come vedo si domanda anche Legambiente: perché non si è provveduto a fare le necessarie varianti che avrebbero impedito questo scempio? Ma ciò che preoccupa ancora di più è che non risulta siano stati presi ancora dei provvedimenti concreti, per cui in questo momento ci potrebbe essere un imprenditore agricolo che, avendo i requisiti richiesti, si sta preparando a presentare una DIA per realizzare un altro agricamper, magari nelle aree agricole del Golfo di Baratti.
Detto ciò, bisogna incalzare il nostro Sindaco a dare delle risposte chiare su come intende tamponare questa insidia, oppure dobbiamo dubitare come giustamente fa Legambiente, che non ci sia questa volontà, e che tutto ciò non sia frutto di una banale svista?
Quello che spero per la salvaguardia del nostro territorio è che la nostra Amministrazione abbia perlomeno pensato di risolvere il problema con il futuro Regolamento Urbanistico, ma quello che va detto con chiarezza a tutti quanti è che, nelle more dell’adozione di detto strumento, se non si provvede diversamente, tutto può ancora accadere.
I Sindaci e tutte le forse politiche dovrebbero contestualmente sollecitare la nuova Giunta Regionale affinché modifichi questa legge».
Riccardo Gelichi
Consigliere Comunale Gruppo Misto
L’anacronistico amore per il cemento.
Colpiscono le notizie dell’ulteriore attacco alla costa est. Nonostante la Val di Cornia abbia da tempo abbandonato qualunque logica sovra-comunale nella gestione del territorio, l’uniforme atteggiamento che le
Amministrazioni riservano nei confronti degli interessi immobiliari determina una unità d’intenti tanto netta quanto pericolosa. Abbiamo già denunciato come, grazie ai piani di Baratti e di Rimigliano, la costa nord della Val di Cornia stia subendo una trasformazione che porterà alla formazione di un unico villaggio turistico diffuso, fatto di seconde residenze, campeggi, casette, RTA ecc, che collegherà, lungo la direttrice della Principessa, San Vincenzo alla Fabbricciane.
Ieri il Park Albatros (6000 posti letto) a San Vincenzo, oggi l’agricampeggio a Carlappiano domani chissà. Interessi immobiliari molto forti e sempre assecondati dalle amministrazioni, trasformano la funzione pubblica del territorio che in breve tempo sarà asservito alle esigenze del cemento. Anche la costa est, così faticosamente recuperata dall’abusivismo, conoscerà un ben triste destino se le amministrazioni sceglieranno di assecondare le esigenze degli interessi economici preminenti. Lasciando che la speculazione fondiaria si propaghi, non ci vorrà molto prima che si completi la saturazione del territorio compreso tra Prato Ranieri e Piombino.
La miopia di tale azione amministrativa è clamorosa. Costruire una cerniera edificata fronte mare è il miglior modo per perdere le peculiarità del nostro territorio che, oggi più che mai, dimostra d’avere un’identità fragile, pronta ad essere tombata dal cemento. I risvolti economici di una simile operazione sarebbero devastanti. Nel turismo questo territorio dovrebbe concorrere non sulla qualità ma sulle basse tariffe, il superamento dei limiti fisici relativi al consumo di risorse esauribili (territorio, acqua, spiagge, energia) acuirebbe contraddizioni già oggi di difficile gestione e la crescente produzione di rifiuti comporterebbe crescenti problemi per la qualità della vita dei cittadini e per i servizi erogati.
Pare che nulla di tutto ciò interessi le amministrazioni oggi al potere in Val di Cornia così beate nella loro amicizia con le varie cordate imprenditoriali da dimenticare del tutto che loro precipuo compito sarebbe quello di garantire futuro e risorse per i giovani e le prossime generazioni. Se fino agli anni Settanta poteva sembrare logico assicurare un migliore avvenire con il cemento, ormai da quarant’anni quella ricetta appare anacronistica e controproducente. In Val di Cornia si comprese nei primi anni Settanta che il futuro risiedeva in altro e altre amministrazioni, con altri valori politici, stralciarono ad esempio 300.000 mc di edificazioni da Rimigliano e cinque volte tanti dal promontorio di Populonia.
Non ci siamo piegati all’omologazione più triste negli anni Settanta, sarebbe economicamente catastrofico, farlo con quarant’anni di ritardo.
Per il Forum del Centrosinistra per San Vincenzo
Nicola Bertini
Purtroppo contro la volontà e l’interesse, (pubblico naturalmente,) si può fare ben poco; di fronte ci sono interlocutori ciechi e sordi ma volenterosi di regalare al turismo un altro pezzo del nostro territorio, turismo che porterà solo scempio e confusione. Peggio di Zion, ma almeno quel tipo di campeggio è durato solo due anni (ma ci è costato tanto, anche in termini economici). Mi permetto un suggerimento: gli scarichi dove andranno a finire? Cioè, la risulta dei wc chimici andranno in fosse a tenuta? Ma non sono ammesse; sarà incalanata verso il depuratore di Riotorto? Ma sarà sufficientemente capace ? Non dimentichiamo che vanno a finire li anche gli scarichi dei villaggi alternativi.Una domandina in questo senso al nostro Sindaco non ci starebbe male, chiedendo anche le ultime analisi, se ci sono letti di essiccamento. che fine fanno i fanghi ecc. insomma tutto quanto si deve sapere di un depuratore. Saluti. Graziella Guglielmi