PRC: TINTE FOSCHE SULLO STABILIMENTO LUCCHINI

In una impietosa fotografia, il circolo piombinese di Rifondazione Comunista, presenta quella che secondo loro è l’attuale situazione dello stabilimento piombinese della Lucchini. Una immagine che mostra una azienda in crisi e che non ha soluzioni per il futuro, situazione che pone diverse questioni in campo sia a livello nazionale che internazionale. Ma la questione principale è che la città si trova definitivamente ad un bivio. Diversificare davvero (basta con gli spot pre-elettorali su una fantomatica Piombino turistica) e prepararsi psicologicamente al cambiamento, specialmente per chi ha lavorato per decenni in fabbrica, e che potrebbe trovarsi ad operare in un altro settore o a rimanere disoccupato.

«La situazione attuale dello stabilimento della Lucchini – inizia il comunicato del circolo piombinese di Rifondazione Comunista – è quello di una fabbrica profondamente in crisi. Per l’impiantistica l’altoforno è oramai a fine campagna e al necessario e costoso rifacimento prospettato teoricamente nel 2014 ma probabilmente si dovrà intervenire entro il 2012 e ad oggi non è in programma. Il reparto acciaieria ma anche il settore della laminazione hanno bisogno di forti investimenti, la cokeria dovrà essere rifatta anche questa nel 2012. Le rotaie che sono il prodotto di punta dello stabilimento hanno difficoltà ad inserirsi nel mercato Europeo o Nord Americano per la qualità e la mancanza di servizi correlati (infatti la maggior parte della produzione rotaie viene esportata nei paesi del terzo mondo).

Tutto lo stabilimento è complessivamente e la produzione è squilibrata:  si producono a regime 2 milioni di acciaio ma se ne lamina solo un milione. Il progetto per la costruzione di un “Mini-Mill” che doveva produrre lamiere (coils) è stato oramai abbandonato.

La situazione finanziaria è disastrosa, in questi 2 anni sono stati accumulati debiti per 770 milioni di euro presso le banche europee, inoltre sono otto mesi che la Lucchini non paga fornitori e aziende dell’indotto. Già alcune banche hanno chiesto la messa in stato di insolvenza e, dopo un braccio di ferro, stanno trattando le condizioni per un eventuale mantenimento delle linee di credito fino a fine ottobre.

Mordashiov ha costituito una società ad hoc con sede in un paradiso fiscale trasferendoci la maggioranza delle azioni della Lucchini. Questo significa un disimpegno della multinazionale Severstal e il rischio che in caso di fallimento scaricherebbe tutti gli oneri.

Da tempo – continua Rifondazione – la Severstal ha scorporato il gruppo Lucchini e lo ha messo in vendita, dopo un iniziale interessamento di vari gruppi internazionali ad oggi non si ha notizia di acquirenti pronti all’acquisto, anzi tutti i gruppi industriali si sono ritirati dalle trattative per la cessione dello stabilimento.

Quindi verosimilmente si arriverà a un momento in cui tutti gli scenari sono possibili. Chi deve acquistare deve far fronte ai debiti consolidati e ai necessari investimenti da fare quindi i finanziamenti da dover impiegare sono ingenti, nell’ordine di 2 miliardi di euro. In una situazione di sovra-produzione dell’acciaio mondiale e in cui si prevede un taglio delle produzione europea di circa 20 milioni di tonnellate di acciaio annue, sarà dura trovare chi compra lo stabilimento.

In questa situazione bisogna capire quali sono le condizioni per la permanenza della siderurgia a Piombino quale progetto industriale può funzionare. Tutte le forze politiche e sindacali devono collaborare per avere un quadro europeo della siderurgia e costruire una politica industriale in grado di indirizzare le scelte imprenditoriali e finanziare che determinano il futuro dell’acciaio.

La scomparsa o il forte ridimensionamento dello stabilimento determinerebbe una crisi verticale di tutta l’economia della Val di Cornia, in questo stabilimento sono occupati 4000 persone tra diretti e indiretti e tutta l’economia siderurgica di Piombino costituisce ancora oltre il 40% della ricchezza prodotta. Per questo è necessaria la mobilitazione generale di tutto il territorio per la difesa di questi stabilimenti.

Lo sciopero di tre ore proclamato per la sola Lucchini, per il 22 luglio – conclude Rifondazione – è insufficiente,può essere solo un primo momento di lotta. E’ necessario estendere questa mobilitazione a tutte le categorie produttive del territorio e impegnare le forze politiche e le istituzioni ad ogni livello per la difesa del sito industriale,perché non ci sia no scollamento tra la cittadinanza e chi lavora nell’industria e all’emorragia dei posti di lavoro che sta sconvolgendo l’intera nazione,infatti i due incontri avvenuti al ministero dello sviluppo economico hanno portato a un nulla di fatto».

circolo rifondazione comunista Piombino

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Scritto da il 19.7.2010. Registrato sotto Economia, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
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