CAMPIGLIA: LA PIEVE MONUMENTO DI RILEVANZA EUROPEA

Il sindaco Silvia Velo in apertura del convegno “Pieve di San Giovanni verso il restauro” svoltosi al teatro Concordi di Campiglia M.ma, esprimendo grande soddisfazione per il risultato raggiunto ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito a raggiungerlo, peraltro in così poco tempo.

“La provincia si è fortemente impegnata per il finanziamento e il comune aveva un progetto già in grado di concorrere alla richiesta” ha detto il sindaco, ed ha aggiunto che la Pieve, uno dei simboli di Campiglia, si inserisce nel programma di investimenti che in questi anni il comune ha fatto in cultura ritenendolo anche un settore importante per lo sviluppo, così come dimostra anche tutto il lavoro compiuto sui parchi e su altri beni quali la Rocca di Campiglia.

“Non pensavamo di riuscire ad ottenere un finanziamento per il restauro della Pieve entro la fine della legislatura – ha affermato l’on. Velo – ora il comune si dovrà far carico, con un mutuo, di coprire i 700.000 mila euro della parte di sua competenza, ma il valore dell’intervento non ci preoccupa di lasciare questo mutuo, l’unico, in onere alla prossima amministrazione”. Sulla funzione della Pieve come “succursale” della Cattedrale si è soffermato Don Marcello Boldrini il parroco di Campiglia che ha poi citato alcune delle tante epigrafi ed epitaffi leggibili sulle lapidi ottocentesche e novecentesche sul sagrato della Pieve: “Il restauro – ha detto Don Marcello – oltre a tutelare e valorizzare la chiesa rendendola visibile da ogni angolazione, permetterà di passeggiare su queste lapidi, senza toglierle di rispetto, e rendersi conto della straordinaria umanità che esse testimoniano.” Infine Don Marcello, seguendo la tradizione di lanciare un nuovo progetto quando uno se ne sa concretizzando, ha proposto al comune di finanziare la trasduzione e la pubblicazione delle epigrafi.

Accuratissima l’introduzione storica del dott. Riccardo Belcari come quella progettuale dell’arch. Donella Garfagnini. Belcari si è soffermato sulle cosiddette evidenze materiali e sui diversi piani di lettura del complesso monumentale della Pieve che per la sua importanza si colloca nel panorama dell’architettura e dell’arte romanica europea. Tra l’altro ha ipotizzato, e i saggi archeologici previsti con il restauro potranno verificarlo, che l’altare possa essere l’unico esempio almeno in Toscana di altare a cassa originale non rimaneggiato.

L’architetto Garfagnini parlando del restauro ha tra l’altro parlato di due ipotesi per l’illuminazione: una più moderna con faretti preferita dai progettisti e una più “romantica” con lampadari che invece piacerebbe di più alla Sovrintendenza. Garfagnini ha dettagliato anche i costi del restauro, complessivamente 1.238.000 euro risultanti da 758.727 euro per i lavori di restauro (che comprende la pieve, il basamento di tombe e l’ingresso al cimitero moderno) 48.000 euro per gli impianti elettrici, 20.000 euro per la sicurezza e 414.000 euro per onorari, imprevisti e Iva.

L’assessore all’urbanistica Rossana Soffritti che ha coordinato gli interventi ha ringraziato la Provincia, rappresentata anche dall’assessore alla cultura e vicepresidente Laura Bandini, per tutta la collaborazione data al Comune nella richiesta del finanziamento regionale per il restauro della Pieve di San Giovanni “luogo di grande bellezza e complessità”. Per il presidente della Provincia di Livorno Giorgio Kutufà, che ha tenuto l’intervento conclusivo, restaurare la Pieve significa rispettare la Costituzione perché l’art. 9 della Carta costituzionale dice che “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. “Ho cercato di caratterizzare il mio mandato – ha detto Kutufà – attraverso la conservazione la valorizzazione dei beni culturali di tutto il territorio provinciale”. E ancora alla Costituzione Kutufà si è riferito quando ha detto che il bilancio 2009, malgrado la crisi, vede accresciuto l’investimento in cultura che è un investimento per il futuro, come ben compreso gli estensori della Costituzione che, malgrado le difficoltà dell’immediato dopoguerra ebbero la sensibilità culturale e la lungimiranza di scrivere l‘art. 9.

Scritto da il 9.3.2009. Registrato sotto cronaca. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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