SUCCESSO PER IL «DECAMERONE» AL CONCORDI DI CAMPIGLIA
Nell’intimo e incantevole teatro Concordi di Campiglia Marittima un pubblico numeroso ha assistito allo spettacolo “Decamerone- amori e sghignazzi”, messo in scena dalla compagnia Arca Azzurra Teatro, con la regia e il libero adattamento da Decamerone di Ugo Chiti.
Le premesse perché lo spettacolo fosse ben realizzato e piacevole c’erano tutte. Ugo Chiti, già sceneggiatore di importanti film tra i quali Sms-sotto mentite spoglie, Ivo il tardivo, Donne con le gonne, Benvenuti in casa in Gori, e quest’anno sceneggiatore del best-seller di Saviano, Gomorrra, è considerato uno dei più creativi e stimati autori-registi di teatro nel nostro Paese; da oltre venticinque anni sforna testi e spettacoli teatrali con la compagnia fiorentina Arca Azzurra Teatro, da lui stesso fondata nel 1983 al termine di un laboratorio teatrale. La collaborazione tra la compagnia e Chiti sfrutta l’enorme comunicativo sonoro e gestuale della lingua toscana per realizzare una drammaturgia che supera gli aspetti meramente folcloristici e vernacolari, che siamo abituati a vedere nei film dei registi toscani.
In “Decamerone-amori e sghignazzi”, seguito a “Decameron-Variazioni” messo in scena per la prima volta nel 1990, Chiti prosegue il suo viaggio dentro le pagine del capolavoro trecentesco del Boccaccio, isolando 4 novelle che, attraverso i repentini passaggi dal comico al tragico, dal satirico al filosofico, rappresentano le tre grandi forze che muovono il mondo e si confrontano nella commedia umana: amore, ingegno e fortuna.
Lo spettacolo inizia con la vicenda di Masetto che si fa mutulo e diviene ortolano in un monastero di donne e dalla medesima è preso lo spunto per raccontare l’odissea della bella Alatiel, mandata dal padre in sposa al re Garbo e ripetutamente rapita, concupita e violata, stimolando una riflessione tragico comica sulla condizione femminile. La terza novella è quella di Alibech, proiezione onirica di Masetto al femminile, che diviene romita e impara da Rustico il monaco come si fa a rimettere il diavolo nell’inferno. Infine, la tragica vicenda di Isabetta vittima innocente di un ordine sociale che le nega l’amore.
I testi e l’arte recitativa degli attori hanno saputo mantenere costante e viva l’attenzione del pubblico che ha seguito divertito e impegnato lo spettacolo, “rappresentazione reale e metaforica della vita osservata con occhio sarcastico e dolente assieme” .