DAMIANO CON GLI OPERAI LUCCHINI SU LAVORO E PENSIONI

Le pensioni, il precariato dei giovani e dei lavoratori interinali, la sicurezza sui luoghi di lavoro, la riforma degli ammortizzatori sociali, e la questione amianto, sono i temi delle domande che le RSU della Lucchini e Magona hanno posto al ministro del lavoro Cesare Damiano nell’incontro pomeridiano con i rappresentati sindacali dei metalmeccanici (Fiom, Fim e Uim) dentro lo stabilimento Lucchini di Piombino.

La prima domanda è stata quella di Piero Scateni, Rsu Lucchini: «Ho fatto i conti sulla busta paga di gennaio, e pur avendo famiglia con figlio a carico, ho avuto un abbassamento dello stipendio, e temo che con i tributi locali invece dei benefici annunciati avrò uno svantaggio fiscale. Serve inoltre un’aliquota unica per togliere alle aziende l’alibi del risparmio sul costo del lavoro, che alimenta il precariato» dice ancora Scateni.

Denunciata anche la precarietà che investe i lavoratori delle imprese in appalto. «Ci sono ditte che vivono di contratti annuali e lavoratori che pur lavorando da vent’anni cambiando spesso impresa non hanno fatto neppure uno scatto di anzianità – afferma Mauro Macelloni, Rsu delle imprese – Chi fa manutenzioni lavora in posti scomodi, come gli operai che in fabbrica sono ai convertitori o all’altoforno ed è impensabile chiedere loro di andare in pensione con 40 anni di contributi o a più di 60 anni d’età».
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L’iniquità sulle finestre d’uscita è stata invece sottolineata da Claudio Valacchi della Rsu Magona, mentre a Roberto Franceschetti, Rsu Lucchini, il compito di spolverare la questione amianto. «Le vertenze per alcuni riconoscimenti sono osteggiate dall’Inail e dall’Inps che sistematicamente ricorrono in secondo grado di giudizio – denuncia Franceschetti – E chi è al lavoro rischia di perdere il beneficio per la lentezza della giustizia».

Le risposte di Damiano non si sono fatte attendere, partendi dalla riforma del sistema previdenziale e dalle garanzie di lavoro e di pensione per le giovani generazioni, ma anche risposte alle questioni sollevate dai rappresentanti dei metalmeccanici. «Chi svolge un lavoro usurante deve avere una via di accesso più rapida alla pensione – dice Damiano – La questione aperta è come individuare le condizioni di usura e fare un censimento conclusivo dei lavori che hanno questi requisiti. Ci sono delle tabelle e dei requisiti, come lavorare esposto al caldo, con ritmi da catena di montaggio, troppo in alto oppure troppo in profondità come nelle miniere. Una lista sulle condizioni di usura io ce l’ho – ha commentato il ministro – ma serve l’avallo delle parti sociali. I sindacati devono parlare con chiarezza ai lavoratori perché non tutti i lavori possono rientrarvi. Non tutti i dipendenti di una fabbrica fanno lavori usuranti».

Preoccupazione sul tema dei benefici previdenziali per l’esposizione all’amianto, anche per le oltre 500mila domande presentate. «È una questione complicata che mi riprometto di prendere in mano – spiega il ministro – Attualmente sono state vagliate circa 250.000 domande, ma è necessario fare ordine e sveltire le procedure di accertamento, evitando però di fare di tutta l’erba un fascio, con tutto il personale della fabbrica che risulta esposto all’amianto, altrimenti si fa poca strada».

E riguardo allo scalone voluto dal Ministro Maroni?
«Vorrei trasformarlo in scalini – commenta Damiano – ma non mi sento di abolirlo, sarebbe troppo costoso. Dobbiamo apportare al sistema un correttivo solidaristico, fare una riorganizzazione di lungo periodo che ci consenta di raggiungere una maggiore equità, intervenendo anche sui privilegi».

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Scritto da il 16.2.2007. Registrato sotto ambiente/territorio, cronaca. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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