VAL DI CORNIA: LE RIFLESSIONI DI LEGAMBIENTE SUL PIANO STRUTTURALE

Riportiamo un riassunto sui principali punti di criticità riscontrati da Legambiente sul nuovo piano strutturale della Val di Cornia, recentemente presentati anche in un convegno tenutosi la scorsa settimana a Piombino.

«Innanzitutto – inizia il comunicato di Legambiente – apprezziamo l’impianto generale del Piano. Il suo indirizzo fondamentale che, per quanto attiene allo sviluppo turistico, boccia ad esempio la ricettività extra/alberghiera (vale a dire: seconde case, le residenze turistico/alberghiere o RTA, i villaggi etc.); infatti si prevedono solo nuovi alberghi, per complessivi 1200 posti letto in aree interne o contigue a zone già urbanizzate. Questa è, senza ombra di dubbio, una cosa importante. Che riconosce peraltro la giustezza della nostra azione ambientalista nel corso degli ultimi venti anni.

Il problema, però, per restare al comparto turistico, è che rimane invariata la previsione per 2700 posti letto autorizzabili nel settore extralberghiero, come residuo del vecchio PRG. Naturalmente la nostra associazione è dell’idea che, trattandosi di una contraddizione troppo forte con la filosofia del Piano De Lucia, occorrerebbe stralciare o comprimere ai minimi termini tale dispositivo, che si rivela come cascame scomodo ed inutile di un passato che non tornerà più.

Per la zona delle Fabbricciane – continua Legambiente – (zona purtroppo affetta da diffuso abusivismo), giustamente si prevede che debba rimanere a vocazione agricola. Si parla testualmente di: “bonifica igienico sanitaria e paesaggistica, escludendo cambiamenti di destinazione d’uso e realizzazione di volumi aggiuntivi”. Ed è proprio sulla bonifica igienico sanitaria che nascono conflitti interpretativi della norma statutaria. Non si escludono infatti a priori servizi di urbanizzazione primaria (quali l’allacciamento degli insediamenti sparsi alla rete fognaria comunale). E questo, al di là della condivisibilità del provvedimento tecnico in sé, sembrerebbe aprire il campo ad una vasta operazione di “urbanizzazione” di aree storicamente agricole.

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Per l’UTOE 9 (area destinata ad uso industriale e portuale) esiste per Legambiente uno scarto troppo grande fra la sua importanza strategica ed il grado di definizione delle sue parti. Per Piombino questa è una area in cui si definiscono gli scenari fondamentali intorno a:

– lo sviluppo della grande impresa e il riassetto del polo siderurgico;

– lo sviluppo del porto commerciale e l’implementazione di strutture per la nautica;

– la creazione di nuovi spazi per la piccola e media impresa;

– il potenziamento della rete delle aree naturali protette;

– la razionalizzazione dei nodi viari del Circondario;

– la progettazione di eventuali futuribili impianti di smaltimento/ trattamento dei rifiuti.

Per le aree di pregio classificate “a vegetazione palustre”, in particolare, Legambiente chiede che siano stralciate da un contesto vocato ad usi eminentemente industriali e portuali. Anche in questo caso, gli indirizzi generali del piano strutturale indicano giustamente che occorre“prioritariamente” puntare sul riuso e sul recupero delle zone critiche e/o sottoutilizzate. Si promuove cioè risparmio di suolo e si preservano tutte le risorse essenziali del territorio. Si assecondano le vocazioni identitarie di ciascun luogo.

Quindi, volendo essere perfettamente conseguenti, dovremmo postulare d’accordo con gli Enti Locali, l’obbligatorietà della saturazione degli spazi industriali inutilizzati e/o dismessi prima di intaccare anche solo parzialmente il patrimonio delle aree naturali umide. Occorre, in sintesi, una irriducibile e netta volontà di pianificare organicamente e intelligentemente il territorio della Val di Cornia. In una parola: di governarlo.

E’ evidente, inoltre – conclude Legambiente – come alcune soluzioni gestionali ai problemi che poniamo, siano ascrivibili alle funzioni che la LR 1/2005 assegna al Regolamento Urbanistico. Soprattutto in ordine al dimensionamento e alla dislocazione delle funzioni (industriali, civili, portuali, commerciali, etc.) urbane che determineranno la qualità della vita nel Circondario nei prossimi decenni. Per questo occorrerà strutturare sin da ora un percorso di partecipazione virtuoso. Che sappia coinvolgere tutti gli attori sociali della Val di Cornia. Che veda le Amministrazioni Comunali impegnate a proporre soluzioni, ad ascoltare tutti e poi, necessariamente, a decidere. Infine, un auspicio. Legambiente sollecita i comuni di San Vincenzo e di Sassetta a riallineare i propri strumenti urbanistici generali al PS d’area del Prof. Vezio De Lucia. Non vorremmo trovarci ancora una volta (come nel caso della Tenuta di Rimigliano) a registrare un enorme divario tra il dire e il fare».

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