ITALIA, ALLARME ROSSO CENSURA DI INTERNET

Cominciata come una storia di calcio, adesso sta diventando uno dei maggiori rischi censura che il Web italiano abbia affrontato negli ultimi anni. Ne parla Punto Informatico, ma la polemica è arrivata sui blog, ripresa da Beppe, scandagliata dalla community di Cortiana. In due parole, quello che è successo è che per la prima volta in Italia la Guardia di Finanza ha adottato il metodo radicale di oscurare IP stranieri. (Tratto da ZEUS News del 01-02-2006)

Ha ottenuto che i provider italiani vi bloccassero l’accesso agli utenti. Gli IP in questione sono di due emittenti cinesi e riguardano il calcio; ci si chiede però dove si possa arrivare, di questo passo, visto che il blcco degli IP a monte è uno strumento usatissimo nei paesi totalitari per limitare Internet ed evitare che gli utenti vadano nei siti considerati pericolosi per il regime.

Certo, si dirà, siamo un Paese democratico; da noi ci sono strumenti e garanzie che potrebbero evitare che il sistema delle blacklist degeneri e sia usato in modo improprio, lesivo delle libertà individuali. E’ vero, ma non è detto che queste garanzie siano sufficienti: ad oggi basta la denuncia di qualcuno, contro un sito straniero, e la volontà della magistratura perché quell’IP sia oscurato agli italiani fino alla conclusione delle indagini.

Davvero vogliamo affidare tutto questo potere a un magistrato che, per quanto segua le regole di un paese democratico, potrebbe comunque, spinto da errori, ignoranza di Internet o da interessi di parte, firmare il documento per l’oscuramento del sito?
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Si consideri che se un sito italiano pubblica qualcosa di diffamante, e non è una testata giornalistica, rischia il sequestro, ossia l’oscuramento, in caso di denuncia di chi si sente diffamato. Ma che succede se la vittima, poniamo un politico importante, si sente diffamato su quanto scritto su un blog o magari anche una testata giornalistica stranieri? Gli utenti italiani potrebbero essere tenuti lontani con la forza da quel sito, che entrerebbe in una blacklist finché le indagini non sono concluse?

Il rischio è troppo grande e viene dal fatto che i siti Internet non hanno ancora quelle tutele, contro questi rischi denuncia, che hanno le testate giornalistiche italiane. E’ un altro caso in cui il codice italiano è arretrato rispetto allo sviluppo della tecnologia, che facilita la diffusione di informazioni su canali diversi dalla testata giornalistica e permette agli utenti di accedere in un attimo a contenuti stranieri.

Servono quindi leggi. Norme che limitino questo potere di censura dall’alto di un sito, di un IP e che descrivano l’ambito in cui possano essere applicate. Le invochiamo, perché si evitino derive totalitarie. Qui la tentazione di molti è grande a bloccare siti come rotten.com (contro cui già negli anni scorsi c’è stata un’interrograzione parlamentare). Rischiamo una Internet meno libera, dove sono i magistrati a decidere che cosa possiamo vedere.

Ci stanno cambiando Internet sotto il sedere, svegliamoci!

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Scritto da il 1.2.2006. Registrato sotto Senza categoria. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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