LA MORTE DI ALESSANDRO APPIANI A FUMETTI
L’assassinio di Alessandro Appiani, signore di Piombino fino al 1589, è stata usata come trama di “Omicidio a sangue blu”, un’originale opera a fumetti realizzata dagli alunni della II classe della Scuola Media “Emanuele Appiani” di Piombino.
E’ la sera del 28 settembre 1589 (1590 stile pisano e piombinese) quando Alessandro Appiani, Signore di Piombino, muore tra le vie del centro storico, vittima di una congiura e dell’agguato ordito dal comandante del presidio spagnolo Don Felix De Aragona, amante della principessa Isabella di Mendoza, moglie di Alessandro. L’episodio, uno dei più drammatici della storia locale, è ricordato ancora oggi dalla lapide posta all’angolo di via Malpertuso, proprio nel luogo dove la tradizione vuole che Alessandro si appoggiasse, colpito a morte dai suoi sicari.
L’assassinio di Alessandro Appiani è la trama di “Omicidio a sangue blu”, un’originale opera a fumetti realizzata dagli alunni della II classe della Scuola Media “Emanuele Appiani” di Piombino. Il lavoro, realizzato al termine di mesi di studio ed approfondimento con le insegnanti di italiano Roberta Forconi e di Educazione artistica Lara Androvandi, è stato presentato stamani al Sindaco Luciano Guerrieri, alla presenza dello storico locale Mauro Carrara, autore tra l’altro di una pubblicazione sui Signori e Principi di Piombino (n.2 della collana La Tarsinata, Bandecchi & Vivaldi, 1996) e abituale “consulente” di insegnanti e scolaresche.
Vanessa Coscini, Elisa Degl’Innocenti, Alessandro Magnani, Matteo Marabotti, Davide Pratesi e Monica Salierno (questi i nomi dei sei giovani autori) hanno consegnato al Sindaco una copia del fumetto: si tratta di sette tavole realizzate, come è stato sottolineato con un certo orgoglio, interamente “a mano”, senza l’aiuto del computer. Dialoghi e disegni sono ricostruiti con freschezza e fantasia (bellissimi i sicari, tutti uguali e con la stessa cicatrice in faccia), ma anche con grande attenzione ai dettagli: dalla facciata del palazzo comunale, nella versione originale precedente al restauro novecentesco, al chiostro di Sant’Antimo, dove è ambientato l’incontro tra gli amanti “diabolici”.